Racconto scritto e proposto da Federico Santarini
FEDERICO: una bella cenetta al Dorsia e vedrai come si starà bene!
IVANA: Sì! Ma se è il ristorante di quel romanzo che mi dicevi… allora mi devo preoccupare ☺
FEDERICO: magari ☺ Lorenzo vuole imitarlo, ma siamo lontani anni luce ☺. Comunque è uno dei migliori ristoranti della città. Un ristorante speciale per una donna speciale.
IVANA: ☺
IVANA: Allora facciamo alle otto e mezza in piazza V. Emanuele?
FEDERICO: Otto e mezza in punto.
IVANA: Ok, però adesso devo staccare, vado a prepararmi. Le donne hanno i loro rituali☺
FEDERICO: E gli uomini pure☺. A dopo!
IVANA: ciao ciao!
FEDERICO: Ciao☺
Non siamo nemmeno passati dalla videochiamata. Ho visto le sue foto e mi sono piaciute: sono quasi tutte a mezzo busto, probabilmente ha le gambe grassottelle, ma va bene lo stesso.
Mi preparo con cura: camicia Lacoste, calzoni Roy Rogers, scarpe Prada, mutande Dolce & Gabbana, calzini Enrico Coveri; profumo Calvin Klein, gel L’Oréal, dentifricio Colgate; preservativi Real Feel; sigarette John Player Special, portasigarette e Zippo; borsetta Piquadro con dentro gli occhiali Ray-Ban che non indosserò perché è notte e non sono un non vedente.
Arrivo in piazza V. Emanuele.
Controllo cosa farle ascoltare per quando salirà in macchina. Credo che Ivana sia un’ignorante da competizione, come tutte. Però stasera ci vuole una musica particolare ed Hesitation Marks dei Nine Inch Nails è uno di quei capolavori che ti fanno dire che c’è la musica… poi ci sono i Nine Inch Nails.
Ivana arriva quasi subito ed è come pensavo: gambe grassottelle. Le gambe sono importanti.
Mi viene incontro con un bel sorriso e mi saluta. Il sorriso è importante, però di meno.
«Finalmente ci vediamo!» mi dice.
Sono imbarazzato.
«Allora… che mi dici?» mi chiede.
«Niente, tutto ok.»
Si va sparati in direzione del Dorsia. La Durango 95 sta filando molto karashò con piacevoli vibrazioni trasmesse al basso intestino. Viaggiamo sulle note di A Copy Of A, che è quando il cantante dei NIN enuncia un suo pensiero: «Io sono solo una copia di una copia di una copia».
Ivana se la ride, il che mi fa felice.
Il Dorsia di Lorenzo è un locale coi controcazzi. Lorenzo mi accoglie titubante e io non ne capisco il motivo. Poi ne capisco il motivo. Mi dice che di là, in una saletta, c’è Andrea. Andrea non è un uomo bensì una donna. La mia donna.
Vado nel panico.
Lorenzo si esercita a fare i convenevoli a Ivana e le dà il benvenuto. Poi mi prende da una parte e mi dice ok, ti salvo io, vi metto nella stanza in fondo: «Però state lì» mi dice. «E mi raccomando di non andare in bagno, altrimenti Andrea potrebbe vederti.»
A tavola parlo di Céline, di Fellini e di Salvador Dalí.
«Sai veramente tante cose…»
Torno a essere imbarazzato. Il sorriso di Ivana mi mette a disagio. Continuo a parlare di Céline.
«È un bravo scrittore?»
«È il migliore! C’è la letteratura… e poi c’è Louis Ferdinand Céline. È ineguagliabile… mica come gli altri!»
Ivana me lo dice in due parole:
«È pur sempre un uomo. Solo che lui sa scrivere bene… e noi no.»
Inizio a parlare di Fellini:
«Fellini è il sogno. È riuscito a filmare il sogno.»
Ivana mi dice che lei i sogni non riesce a raccontarli: «Non posso raccontarli perché non verrebbero capiti. Ma è bello avere una cosa solo tua, non è vero?»
Ivana è sincera e ha sempre quel sorriso disarmante.
Il sorriso è meglio delle gambe: le gambe servono per camminare, il sorriso esprime dei sentimenti.
Continuiamo a parlare ma a un certo punto non ne posso più. Forse ho bevuto troppo. Devo andare in bagno e rischiare in barba alle raccomandazioni di Lorenzo.
Appena entro nel bagno non posso che renderla, intendo l’anima a Dio. Vomito come un forsennato. Ho la vista annebbiata ma alla fine ce la faccio a tornare a tavola senza farmi vedere da nessuno.
Mi siedo e alzo lo sguardo.
Ivana non c’è più.
Al suo posto c’è Andrea, che non è un uomo, è la mia donna. Stasera Andrea è la fotocopia vivente di quella vecchia attrice: Demi Moore. Ha le gambe toniche e lucide, ma per quanto si sforzi, il suo sorriso è stronzoide:
«Quindi, che mi dicevi a proposito di Fellini?»
Vedo ancora più annebbiato. Mi alzo dal tavolo e non dico niente. Passo dallo stanzone del Dorsia che è come se si stesse trasformando in una pizzeria. Il chiacchiericcio della gente mi mette confusione. Vado fuori per prendere aria.
Sono davanti all’entrata del locale e faccio un respiro profondo. Mi accorgo di cosa c’è scritto sull’insegna: “Da Lorenzo Dorsia. Er pizzettaro de Via della Scrofa”. Lorenzo è sulla soglia della porta e mi guarda con aria ammonitrice. È vestito come il Joe Pesci di Casinò. Lorenzo è il più grande venditore di illusioni che conosco: spaccia storie.
Comincio a riprendermi.
«Te l’avevo detto di non andare in bagno» mi dice Lorenzo. «Dovevi trattenerla! Adesso ha perso tutto il suo effetto. Oggi avevo parlato chiaro. È una droga che va trattenuta…»
Sono completamente sobrio. Lascio Lorenzo ed entro in pizzeria.
L’orchestrina suona Benvenuti A ’Sti Frocioni e ai tavoli c’è la gente di sempre, cioè i sosia di sempre: Tom Cruise, Terence Hill, Kate Moss, Roberto Il Baffo, Quentin Tarantino, Kurt Cobain, Er Monnezza, Edwige Fenech; c’è persino Andrew Cunanan, l’assassino di Versace.
Mi siedo al tavolo di fronte ad Andrea in versione Demi Moore.
«Sei uno spettacolo» mi dice con un sorriso impostato. «Ti sei già ripreso?»
«Sì.»
«Bentornato nel 2084.»
Sono tornato più triste che mai.
«Sei veramente divertente… ma non ho ben capito chi eri diventato.»
«Non lo so» le dico. «Una specie di Patrick Bateman intellettuale con un insignificante intermezzo dell’Alex di Arancia Meccanica.»
«E io? Chi sono diventata?»
«Hai fatto veramente quei discorsi, poco fa?»
«Quali discorsi?»
«Cosa mi hai detto su Céline e sui sogni?»
«Nulla… concordavo con quello che dicevi tu.»
«Ah.»
«Non ti devi preoccupare… è da oggi che ti assecondo. Percepivi immagini e discorsi diversi. Ma io voglio sapere chi sono diventata. Se il periodo era quello degli anni ’80 e ’90, potrei esserti apparsa nelle sembianze di Madonna? Claudia Schiffer? Nicole Kidman? Lasciami indovinare… non mi dire che ero Demi Moore.»
«No. Nessuna attrice. Nessuna modella. Nessuna icona.»
«Cosa? E allora chi ero?»
«Una ragazza normale.»
«Cioè?»
«Una ragazza originale.»
«Spiegati meglio.»
«Una ragazza vera.»
«Non capisco.»
«Esistevano, in quel periodo storico. Solo che noi non le conosciamo, ce le siamo dimenticate.»
«Vuoi dire che mi ero trasformata in una semplice comparsa?»
«No. Una ragazza vera.»
«Oddio… ma a chi somigliavo?»
«A nessuna.»
«A nessuna?!»
«Avevi un sorriso bellissimo.»
Federico Santarini
Immagine di copertina: Alexander Berdisheff – Tête à Tête
24 febbraio 2016
Bel racconto, il trucco della droga/allucinogeno funziona ed è divertente. Intrigante anche l’idea del futuro dei perfetti. All’inizio ero un po’ perplessa per le somiglianze (volute) con B.E.E mentre lui si prepara, ma la spiegazione le legittima e comunque sono ben fatte.
Psichedelico.