Racconto scritto e proposto da Flavio Ignelzi
Sono stravaccato sul divano a guardare la tele quando papa Wojtyła mi parla per la prima volta.
Un attimo prima Chuck Norris tira calci in culo a degli americani buzzurri nell’ennesimo episodio di Walker Texas Ranger, un attimo dopo papa Karol Józef Wojtyła, Giovanni Paolo II, ex papa, a voler essere puntigliosi, mi fissa dallo schermo e prende a chiacchierare con me.
Marica si sta facendo la doccia e non ho testimoni che possano dimostrare quanto sta accadendo. Dovrei chiamarla ma non mi va. Abbiamo appena litigato. Per via del sesso.
Marica non vuol far sesso con me, nemmeno un pompino di tanto in tanto. Anche se è mia moglie.
Il papa mi indica col dito, mi fissa serio nonostante alle sue spalle continuino a darsele di santa ragione, e mi dice che è vero, che non si può sopportare una donna così, che devo scuotermi e fare qualcosa.
Lo dice con l’accento polacco e l’eco che si riverbera nella stanza, come quando recitava l’Angelus dal balcone di piazza San Pietro. Come quando lo imitava Massimo Lopez del trio Marchesini Solenghi Lopez.
Io annuisco.
2.
Mi sto riscaldando una pizzetta Buitoni nel microonde e ripenso a papa Wojtyła.
Non ho detto a nessuno ciò che mi è successo ieri. Neanche a Marica. Tantomeno a Marica.
Marica è uscita con le amiche a bere una birra. Ormai esce con le amiche quasi tutte le sere. Potrebbe avere problemi di alcolismo, se continua così.
Il timer del microonde finisce la sua corsa e rilascia un dlin, apro lo sportellino e in quel momento mi squilla il cellulare.
Decido di rispondere prima di recuperare la pizzetta rovente. È di nuovo lui, è papa Wojtyła, che mi ripete di fare qualcosa, che devo prendere una decisione.
Rispondo che ho capito, che penserò a cosa fare, ma adesso ho fame e voglio mangiare la pizzetta.
3.
La terza volta è capitata in macchina, stavo tornando dall’ufficio, ero in mezzo al traffico.
Chop Suey dei System Of A Down si interrompe di colpo per lasciar parlare il papa. Questa volta si rivolge a me per nome: fai qualcosa, devi agire, mi ripete con la solita voce con l’eco.
Ho letto da qualche parte che lo starnazzare delle oche non produce eco, niente, neanche un po’, e nessuno scienziato è riuscito finora a capirne il motivo. Per il papa (l’ex papa) forse è il contrario: la sua voce produce sempre un rimbombo, e non c’è un perché.
Spengo l’autoradio prima che l’ex pontefice finisca di parlare. Penso che stia esagerando con i messaggi. Tanto ormai una decisione l’ho presa.
4.
Rientro a casa e Marica ha apparecchiato la tavola per due.
Due piatti, due bicchieri, due tovaglioli, una bottiglia di sangiovese, una di minerale.
Tutto perfetto, soltanto che lei non c’è, e non c’è niente sul fuoco. Nessuna pentola, nessun fornello acceso, il forno è spento.
Forse ha avuto un’urgenza, forse è dovuta uscire di corsa, forse non mi ha detto niente per non farmi allarmare. Decido di chiamarla.
Compongo il numero e il telefono dà libero. Aspetto con un po’ d’ansia addosso.
Finalmente risponde.
«Che c’è?» esordisce brusca. «T’avevo detto di non chiamarmi più!»
Non capisco, la testa mi gira. L’ascolto ma non la capisco. Mi dice una serie di cose strane, mi dice che devo dimenticarla, che devo farmene una ragione, che c’è l’ordinanza del giudice, che siamo separati, che non viviamo più assieme ormai da quasi otto mesi.
Vorrei chiederle della tavola apparecchiata, ma lei ha già messo giù.
Guardo la cucina in ordine, le stoviglie lavate, il lavello lustrato, gli strofinacci ripiegati, la foto di papa Wojtyła sulla mensoletta accanto all’accendigas. Ricordo che una decisione l’ho presa.
Esco sul balcone e mi lancio tra la folla di piazza san Pietro.
Flavio Ignelzi