Nel retro di copertina di “Dieci Dicembre” di George Saunders, Thomas Pynchon definisce l’autore: “una voce straordinariamente intonata, piena di grazia, inquietante, sincera ed esilarante”; secondo Franzen invece: “Siamo fortunati ad avere uno scrittore come lui”.
Io, nel mio piccolissimo, oltre a non poter non essere d’accordo con questi due grandi mostri contemporanei, aggiungo che ci troviamo di fronte a un geniale concentrato di originalità. In molti lo hanno definito il camaleonte dello stile e, basta leggere qualche pagina dei suoi lavori, per rendersi conto di quanto questa definizione calzi a pennello.
I rumors su Saunders hanno investito anche me e, dopo la recensione di “Pastoralia” da parte di Giorgio, ho deciso di cimentarmi nella lettura di questo interessantissimo autore e, devo ammettere, che la sua popolarità è del tutto giustificata.
Mi importa poco di definire se ”Dieci dicembre” sia o meno il miglior libro dell’anno, ciò che mi interessa è ribadire il fatto che sia una grande raccolta ad opera di uno scrittore altrettanto grande.
Il libro in questione è una raccolta di racconti: 10 appunto, senza un apparente legame narrativo. Pagina dopo pagina però, si entra in contatto con la componente stilistica che, nonostante le sue diversità, mantiene una linea surreale e bizzarra, capace di fare da padrona. Nel contempo si viene rapiti dalla forza emotiva, mai sottotono e caricata di pensieri non giudicanti, in grado di dare carattere ad ogni singolo pezzo.
Il libro di Saunders è un pugno nello stomaco in slow motion.
Ho letto alcune recensioni su “Dieci dicembre” e in più d’una viene definito “difficile”, “non leggero”, “impegnativo”. Aggettivi inseriti in un contesto che disincentiva, a mio avviso, un possibile lettore.
Prima di tutto mi sento di dover dire che, grazie al cielo, esistono libri difficili, impegnativi e non leggeri. In una realtà così frenetica e superficiale la ricerca del facile e scorrevole mi irrita, come se sotto l’ombrellone dovessimo leggere solo Sophia Kinsella e soci.
Saunders mi ha lasciata con molti dubbi, piena di pensieri, portandomi a fare parecchie riflessioni; tutte cose che, dal mio punto di vista, dovrebbero caratterizzare la lettura di un libro, sia che ci si trovi al mare o in montagna, in estate o in inverno inoltrato.
Mi sento perciò di dirvi di passare in libreria e di trascorrere una piccola parte della vostra estate (il libro è “talmente poco piacevole” che lo leggerete in una settimana al massimo) con Saunders, non ve ne pentirete sicuramente.
20 luglio 2015
Ilaria la tua recensione è così coinvolgente che mi hai convinta.
Oggi passo in libreria e comprerò il libro.
Brava
Mimma
20 luglio 2015
Grazie mille Mimma!
Appena lo finisci fammi sapere!