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Gli amori difficili – Italo Calvino

a Iaia

«La realtà fotografata assume subito un carattere nostalgico, di gioia fuggita sull’ala del tempo, un carattere commemorativo, anche se è una foto dell’altro ieri. E la vita che vivete per fotografarla è già in partenza commemorazione di se stessa»

Gli amori difficili di Italo Calvino è un’opera di straordinaria profondità e attualità. E non solo perché i racconti che la compongono anticipano di decenni tutti i discorsi sullo sguardo di cui le odierne analisi socio-filosofiche non riescono a prescindere, ma anche e soprattutto per la capacità di Calvino di scrivere, con la leggerezza che gli era propria, una piccola grande epopea sugli “atti mancati” dell’uomo contemporaneo. In questa galleria di avventure e personaggi, abbiamo infatti protagonisti e luoghi spesso senza nomi, come ne L’avventura di un automobilista, sorta di sciarada metropolitana in cui X, Y e Z agiscono tra A e B. Per non parlare dello strano caso di Amilcare Carruga, il miope che senza occhiali non vede il mondo, ma che con gli occhiali non viene visto in quanto Amilcare Carruga («Amilcare capì che nessuno l’avrebbe riconosciuto. Gli occhiali che gli rendevano visibile il resto del mondo, quegli occhiali dall’enorme montatura nera, rendevano invisibile lui»).

Di rara bellezza narrativa è poi L’avventura di due sposi, nella quale l’operaio Arturo Massolari e la moglie Elide, a causa di orari lavorativi opposti, non riescono a stare insieme che per i pochi attimi che precedono l’alba. Ed ecco allora che, per sentire la presenza di Elide, ad Arturo non resta che dormire sulla metà del letto resa calda dall’ultimo sonno di lei.

Mi viene in mente a questo proposito la definizione di assenza fornita da Jean-Paul Sartre ne L’essere e il nulla, laddove viene specificato che l’assenza di un soggetto si definisce in rapporto al posto in cui questo dovrebbe essere per propria determinazione, un posto che è in rapporto ad altre persone. Tanto più che l’assenza, sempre nella prospettiva sartreana, non è un mero non-esserci di qualcuno, ma è quel modo d’essere della realtà umana in rapporto ai posti che questo qualcuno ha determinato con la sua presenza.

Quanto alla citazione d’apertura, è tratta da quello che è forse il racconto che ho maggiormente preferito dell’intera raccolta: L’avventura di un fotografo, vero e proprio ritratto dell’inappagamento e dello scacco, del fallimento. Il fotografo Antonio cerca di cogliere l’essenza della sua amata Bice, ma vivrà solo l’illusione di una falsa consapevolezza («Aveva capito che solo esasperando le pose si poteva raggiungere un’estraneità oggettiva; solo fingendo un movimento arrestato a metà si poteva dare l’impressione del fermo, del non vivente») prima di capire che, per uno come lui, «fotografare fotografie era la sola via che gli restava».

Circa gli altri racconti, come L’avventura di un soldato, L’avventura di una bagnante, o L’avventura di un lettore, si tratta certamente di amori difficili nella misura in cui manca, nelle interazioni fra i protagonisti, un dialogo che sia propriamente tale, e tutto è affidato allo sguardo. Vengono in mente ancora una volta le parole di Sartre, allorquando afferma che «L’amato è sguardo; ma con questo sguardo farei scomparire la soggettività dell’altro, che invece è proprio ciò che voglio assimilare». Ovvero, per restare in tema di atti mancati, quando l’amante seduce l’amato, getta irrimediabilmente un ponte su un amore difficile, se non impossibile.

Author: Andrea Corona

Andrea Corona (Napoli 1982) lavora in campo editoriale. Saggista, è autore di scritti filosofici e letterari pubblicati in volume e su rivista. Per gli Alieni scrive racconti, recensioni e saggi brevi.

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