invia il tuo racconto inedito

Tecno-Mortis

Racconto breve scritto e proposto da Martino Ciano

Sono tecnologicamente morto alle 5 del pomeriggio.

Ho spento l’Iphone.

Nessuno mi cercherà in questo viale, chiazzato di foglie paglierine, protetto dagli eucalipti che osservano il cielo grigio cemento, come il mio completo. Pantalone a sigaretta, camicia a tinta unita, giacca a righe. Niente cravatta. È tutto il giorno che inghiotto saliva, il mio pomo d’Adamo ha da lavorare fino a tarda notte, deve stillare la rabbia.

Questa mattina mi sono svegliato con poca fantasia. Ho visto un foglio di carta stagnola sul tavolo e mi sono detto: «Anch’io voglio essere d’argento».

Ho preso il completo grigio dall’armadio ma allo specchio sembravo un topo. E va bene, nessuno è perfetto! Sono uscito di casa squittendo, rosicchiandomi le unghie. Ho alzato gli occhi. Toh, il cielo grigio, come i miei vestiti. Ho riso. Anche Dio si alza svogliato a volte.

Ho acceso l’Iphone.

Vibrazione, primo squillo, primo messaggio.

Vibrazione, secondo squillo, secondo messaggio.

Vibrazione, terzo squillo, terzo messaggio.

Vibrazione, quarto squillo, quarto messaggio.

La vibrazione precede lo squillo e il messaggio. Come il lampo viene prima del tuono e insieme annunciano la pioggia, così la vibrazione e lo squillo ti avvisano che le cataratte della comunicazione lapidaria-gratuita-intrusiva si sono squarciate. Stramaledetto Iphone.

Terremoto tascabile, bestemmie evacuative.

Messaggio 1. Monica: Addio!!!

Messaggio 2. Lavoro: Buongiorno. Le coordinate per il bonifico sono sulla scrivania.

Messaggio 3. Antonio: Ti ho risposto da tre giorni. Controlla la posta, grazie!

Messaggio 4. Franco: Ti ho inviato i miei documenti in formato Pdf su Facebook.

Ho scorso le parole, i pensieri si sono agitati, l’ansia è straripata. Sono grigio come il cielo.

L’Addio di Monica.

Con un messaggio mi ha confermato la sua intenzione di andare a vivere da sola in città, dopo nove anni passati insieme. Avrebbe vissuto in un monolocale di trentacinque metri quadrati. Poco ossigeno per i polmoni ma tanto spazio per le sue ambizioni.

Ieri sera è stata a casa mia, mi ha fatto sedere sul divano e mi ha spiegato la situazione.

Mi ha tradito virtualmente con un’altra e con un altro. Entrambi l’hanno aiutata a trovare quei pezzi di sé che aveva perso stando con me. Per lei ero una malattia degenerativa, come il Parkinson e l’Alzheimer. Un annoiante più che un ansiolitico.

Io, il distratto impiegato di banca, solo lavoro, carriera e libidine del fine settimana. Guadagnavo bene ma le facevo tornare il sorriso solo quando la portavo fuori a cena o quando andavamo in vacanza in villaggi di lusso, nei periodi di bassa stagione, quando le agenzie di viaggio ti mandano in giro a prezzi scontanti. In quarantena.

Avevo ostacolato la sua ricerca della felicità.

Ora, lei è diventata bisex per necessità.

Passione nata da chat compulsive con persone, lontane, gioiose nel mondo dei desideri virtuali. Eccole, tra le vetrine dei centri commerciali, in posa, tra manichini vestiti da divi e con in mano indumenti acquistabili a rate, con carte revolving.

Che bella la città! Lo smog della vita, il mormorio di anime anonime che raccontano gioie e dolori con lo stesso timbro di voce.

Noi in questo paese, dove tutto va piano e l’Adsl si smarrisce tra i campi e il Wi-Fi si sfracella contro le montagne e il mare, è bello solo d’estate.

Mi ha detto lei. Bisex per necessità.

Tutto è iniziato l’estate scorsa. Nella sua stanza, nella sua casa, davanti una webcam. Si è mostrata nuda a Giacomo e a Francesca. Si è depilata, si è spalmata l’olio sul corpo per apparire brillante in video mentre i grilli cantavano e le zanzare brindavano sulla sua pelle. La fauna estiva rende tutto più romantico.

Giacomo e Francesca. Anche loro sudavano, dall’altra parte dello schermo era tutto così umido. L’aria condizionata, di sera, fa male alla salute, le dicevano. Terminato l’amplesso virtuale tutto si spegneva, lo schermo diventava buio, come catrame. Saluti di routine tra Monica e lui, tra Monica e lei e una promessa che Monica inviava ad entrambi sulle proprie email. Presto verrò da te! Magia della lingua italiana che sa essere unisex. E io, ignaro di tutto, ero un cervo telematico con corna di megabyte.

Vivono nella stessa città. Lui non conosce lei e lei non sa di lui. Tu sai di tutti e due! Visto che gran segreto ti lascio in custodia. Non giudicarmi ti prego. Lasciami vivere, è così che mi sento.

Ha concluso lei, senza guardarmi negli occhi, con un sorriso di porcellana, come quello delle bambole che stanno in mezzo al letto, sedute, con le gambe divaricate, in attesa che arrivi la notte e qualcuno le sposti, per coricarsi.

Non ho reagito. Mi hanno scosso un brivido freddo e un brivido caldo. Come un malato che si copre e si scopre, si agita e si calma e poi si addormenta, fregandosene.

l’Iphone ha suonato. Era sul tavolo, poco distante da noi. Ha spezzato l’ansia con il suo squillo borbottante.

Mi è arrivato un messaggio di Nancy, una mia collega. Hai dimenticato il pc acceso, il direttore si è incazzato.

Mi sono messo a piangere, non so per chi o per cosa, di sicuro ho pianto.

Così è finita la nostra conversazione.

Ora, sono tecnologicamente morto.

Stravaccato sulla panchina.

Le gambe allungate, intorpidite. I muscoli duri, le anche impietrite, le mani incrociate. Occhi serrati e bocca spalancata come un tulipano. Il silenzio ha il proprio odore. Non ci sono clacson, voci di intrusi, solo il profumo delle pizzette appena sfornate. L’ora dell’aperitivo scoccherà al suono delle campane. Intanto, posso solo inalare, assorbire passivamente ciò che mi circonda. Non cambio nulla, neanche la mia posizione. Come un cadavere è la vita e l’aria che mi leviga il viso è come quella di prima.

Il profumo del silenzio.

La puzza di ciò che non posso mutare.

Senza Monica, bisex per necessità.

Io, solo come un lupo a caccia.

Cercherò una Cappuccetto rosso per fargliela pagare, che si prenda il mio stress, la mia solitudine, il mio silenzio. Sì, la scoverò con calma, come se fossi un cane da tartufo. Magari in chat, chissà! Ma voglio solo una Lei. Non ho mai pensato agli uomini.

Ti ti ti ti…. ti ti ti ti…. ti ti ti ti….

Suona la sveglia del mio orologio da polso.

È programmato per suonare ogni ora e non posso far nulla per evitare che ciò avvenga. Quando l’ho acquistato ho letto il libretto di istruzioni per tre ore, ma nulla. Così è stato progettato e così devo tenermelo. Mi ricorda che sono le 6 del pomeriggio.

Dio, alle 5.30 avevo un appuntamento di lavoro.

Accendo l’Iphone. Sono resuscitato. Ho sconfitto la morte. Sette chiamate perse partite dallo stesso numero e un messaggio. Qualcuno ha pianto sulla mia tomba.

Davide: Ehy, sei morto? Il mutuo! Te lo sei dimenticato?

Già il mutuo, devo completare la pratica.

Davide deve comprare la casa dei suoi sogni. Tra trent’anni, quando avrà settanta cinque anni, potrà dire che sarà sua. E così muto abbandono la panchina e mi avvio verso l’ufficio. Farò un po’ tardi ma non importa. Avrò fatto felice il mio cliente-amico. La banca mi ringrazierà con una vacanza premio.

Stanotte dormirò grazie a qualche goccia di sonnifero, per adesso mi godo il cielo che tutto copre e abbraccia.

È grigio, come me.

Author: Alieni Metropolitani

Gli Alieni Metropolitani non cercano soluzioni. A volte ne trovano… é irrilevante. Appartengono alla Società e con sguardo consapevole ne colgono l’inconsistenza. Non sono accomunati da ideologia, religione o stile di vita ma da una medesima percezione del mondo. Accettano i riti della vita, riuscendone a provare imbarazzo. Scrivere! Una reazione creativa alla sterile inconsistenza del mondo.

Share This Post On
  • Google

5 Comments

  1. Un racconto pungente, ironico condito da un ottimo Humor nero. L’autore traccia perfettamente il profilo dell’uomo moderno, attraverso le sue ossessioni ma soprattutto preda dei condizionamenti. Davvero interessante, anche la scelta di ripetere alcuni frasi a incidere identità e personalità. A tratti malinconico e divertente.

    Post a Reply
  2. molto ma molto bello!, mi è piaciuto tantissimo, mi sono permesso di recitare questo raccontoamo, premetto che è una passione, non ho mai studiato recita,nè dizione, sono un autodidatta, spero che l’autore non me ne vorrà.
    questo il link
    http://www.spreaker.com/user/savarese/76-tecno-mortis

    Post a Reply
  3. Ciao Alessandro. Non so come ringraziarti per questo regalo. Mi devi scusare ma l’ho visto solo adesso. Se vuoi mettiti in contatto con me, mi farebbe piacere approfondire l’amicizia. Grazie.

    Post a Reply
  4. Ciao Martino,
    bel racconto, veloce, asciutto e coinvolgente. Bello.

    Tra noi vagano molti “grigi” anche se si travestono d’arcobaleno.

    Ciao
    Mimma

    Post a Reply
    • Grazie Mimma!!!

      Post a Reply

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *