invia il tuo racconto inedito

La sovraccoperta

All’improvviso si ritrovò con una copia de “L’insostenibile leggerezza dell’essere” sul bancone, sbucata fuori da chissà dove. Il responsabile della libreria stava già per fare una ramanzina all’imberbe scaffalista (mai che riponesse i libri al loro posto!), quando un omino curioso, sbucato anch’egli da chissà dove, alzò una mano come a dirgli «Fermo, non lo rimetta a posto, quel libro è mio».

Anziché pagare il romanzo, però, l’omino si abbassò. Proprio così: si chinò e, piegatosi in due sulle ginocchia, scomparve nuovamente alla vista del titolare. Il quale, non potendo far altro, si sporse in avanti e sbirciò oltre il bancone.

Ciò che vide era l’omino curioso intento ad armeggiare, a fatica, con una pila di libri alta così. Si domandò se fosse il caso di aiutarlo, quando una mano piccola e bianca poggiò sul bancone una copia de “La peste” di Camus, seguita da una de “La nausea” di Sartre, e poi ancora da “Viaggio al centro della Terra” di Verne, “Ubik” di Philip Dick, “Una vita” di Svevo e tanti altri a seguire.

Felice ma frastornato, il venditore non poté fare a meno di notare che l’espressione corrucciata del bibliofilo diventava via via più distesa. Ad ogni volume poggiato sul bancone, infatti, quel volto indefinibile – capelli radi su un viso giovanile, sguardo vispo dietro occhiali spessi quanto il romanzo di Kundera – si rasserenava sempre più, fino ad assumere un’espressione beata.

L’omino, senza proferire parola, pagò i libri – quarantadue in totale – e, caricatosi sulle spalle diverse buste, anziché dirigersi verso l’uscita, tornò indietro, verso il fondo della sala. Con piccoli passi, andò infine ad accomodarsi su una delle poltrone in pelle della libreria. Qui, dopo aver estratto la sua copia di “Ubik”, la spogliò della sovraccoperta. Estrasse poi dalla tasca un tovagliolo e se lo mise al collo. A questo punto aprì il libro, ne strappò alcune pagine e le mise in bocca.

I clienti, i commessi e il responsabile del locale rimasero a bocca aperta, mentre l’uomo, compiaciuto, iniziò a masticare con la bocca chiusa. Come se stesse assaporando la pietanza più squisita del pianeta Terra, prese a consumare pagine dopo pagine, libro dopo libro, e, a chi gli si avvicinava, lanciava uno sguardo così torvo e minaccioso da lasciare impietriti sul posto. Quanti si proposero in un primo momento di fermarlo, dovettero, loro malgrado, desistere.

Dopo i primi diciotto libri, l’uomo cominciò ad ansimare. Dopo i primi trenta a boccheggiare. Dopo il trentacinquesimo iniziò a piangere. Paonazzo in volto, tolse gli occhiali e si asciugò le lacrime con le ultime pagine de “Il Maestro e Margherita”. Prima di ingoiarle.

Allo stremo delle forze, la sua opposizione alla calca – a seguire la scena erano ormai molte decine di persone – divenne sempre meno vigorosa e sferzante, fino a spegnersi del tutto. Una gentile signora gli si avvicinò e, interrogatolo con estrema dolcezza sul perché di quell’insolito pasto, ottenne di rimando uno sguardo carico di pietà, come quelli, certamente condiscendenti, che si rivolgono a persone dure di comprendonio (per usare un eufemismo). Allora il nostro ripose la mezza pagina de “La nausea” che aveva fra i denti e le sussurrò, prima di esalare l’ultimo respiro, «Sono un bibliofago. E come tale mangio libri».

Author: Andrea Corona

Andrea Corona (Napoli 1982) lavora in campo editoriale. Saggista, è autore di scritti filosofici e letterari pubblicati in volume e su rivista. Per gli Alieni scrive racconti, recensioni e saggi brevi.

Share This Post On
  • Google

Scrivi un Commento!

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: