Sellerio propone agli italiani la versione integrale di Solaris, di Stanislaw Lem.
Lo fa traducendo quest’opera dalle alterne vicende, direttamente dal polacco, giungendo così, senza compromessi storici, alla fonte.
Dopo più di quarant’anni possiamo leggere ed apprezzare l’originalità di un’opera il cui autore, similmente a quanto ho già scritto per Doris Lessing, decide di utilizzare la fantascienza come trampolino di lancio per attraccare alla filosofia, all’antropologia e alla critica sociale.
Solaris, il pianeta formato da una liquida materia vivente, è l’enigma cosmico a cui l’essere umano non riesce a dare risposta. L’uomo, convinto per sua natura di poter svelare e assoggettare ogni mistero dell’universo, davanti a questo pianeta… capitola.
Dopo centinaia di studi, di testi, di teorie (e soprattutto di prime pagine e di applausi per i propugnatori di queste ultime), Solaris rimane dimenticata.
La Solaristica diviene una disciplina di second’ordine e l’umanità, ora mai in viaggio alla conquista dello spazio, torna a focalizzare l’attenzione su ciò che comprende: il predominio dei pianeti alieni ed il loro sfruttamento a fini produttivi.
Nondimeno, vi è sempre tra i viventi un’anima sensibile che sfugge al pensiero massificatore e tenta con le sue proprie energie di tendere in modo originale alla verità.
Questo spirito nobile è Chris Kelvin, psicologo, protagonista narrante del romanzo, cultore originale della solaristica.
Chris sperimenterà direttamente l’onnipotenza del pianeta, incamminandosi in una passione intellettuale e psicologica, che lo porterà ad una più lucida analisi dei limiti della conoscenza.
Solaris possiede la peculiarità demiurgica di creare essere viventi in carne ed ossa, “estraendoli” direttamente dalla pische degli ospiti. Ma perché lo fa? Perché “resuscitare” la moglie suicida di Chris, perché portare alla follia i visitatori umani?
Non vi è ovviamente risposta, ma di certo, un grande spunto di riflessione.
Da un lato la scienza e la burocrazia (la solaristica), capaci di disvelare l’occulto e di organizzarlo sino a che (e solo se) quest’utlimo può essere inserito in un processo noto, ripetibile, gestibile.
Dall’altra l’uomo, tanto forte nel predominio materiale, quanto fragile di fronte all’inconscio, al mistero della mente e del cuore.
Solaris, tanto il libro quanto il pianeta che ne è protagonista, sono una negazione letteraria e filosofica dell’antropocentrismo.
Solaris è la negazione cosmica della comune affermazione: “prima o poi la scienza lo scoprirà”.
Vi è un infinito Universo diverso da noi (fuori e dentro di noi) ma lo vogliamo evitare; non lo desideriamo vedere.
Quei pochi che vi tenteranno, verrano di certo considerati folli o diversi.
“L’uomo era andato incontro ad altri mondi e ad altre civiltà senza conoscere fino in fondo i propri anfratti, i propri vicoli ciechi, le proprie vertigini e le proprie vere porte sbarrate”.
Leggetelo. Ne vale davvero la pena.
23 maggio 2014
Non ho parole, solo: WOW.
“Da un lato la scienza e la burocrazia (la solaristica), capaci di disvelare l’occulto e di organizzarlo sino a che (e solo se) quest’utlimo può essere inserito in un processo noto, ripetibile, gestibile.”
Esattamente, la razionalità estrema che ci omologa.
“Dall’altra l’uomo, tanto forte nel predominio materiale, quanto fragile di fronte all’inconscio, al mistero della mente e del cuore.”
In realtà, non è così forte nemmeno nel predominio materiale!
“Solaris, tanto il libro quanto il pianeta che ne è protagonista, sono una negazione letteraria e filosofica dell’antropocentrismo.”
Sublime modernità, nel senso non deteriore del termine.
“Solaris è la negazione cosmica della comune affermazione: “prima o poi la scienza lo scoprirà”.”
Diciamocelo. Anzi, dicetevelo.
“Vi è un infinito Universo diverso da noi (fuori e dentro di noi) ma lo vogliamo evitare; non lo desideriamo vedere.”
Sì, troppo perturbante. Troppo ambiguo.
“Quei pochi che vi tenteranno, verrano di certo considerati folli o diversi.”
Elogio della follia.
“L’uomo era andato incontro ad altri mondi e ad altre civiltà senza conoscere fino in fondo i propri anfratti, i propri vicoli ciechi, le proprie vertigini e le proprie vere porte sbarrate”.
Amen.