Racconto scritto e proposto da Matt Quaglia
:::
Oggi
La ragazza con la frangia tagliata corta e le calze nere accavalla le gambe e affonda un mozzicone dentro il posacenere in vetro con scritto Nastro Azzurro. Allunga la mano e prende una Winston dal pacco che il giovane uomo con il pizzetto e gli occhiali alla Woody Allen ha lasciato sul tavolino.
Chiede: «Non è che mi ridaresti l’accendino?».
Tira su con il naso e guarda il piccolo registratore grigio.
La lucetta verde che lampeggia e le ricorda un piccolo neo radioattivo.
«Cioè, questa storia dell’accendino non finisce sul tuo pezzo, giusto?».
L’uomo con il pizzetto porge un bic alla ragazza. Appoggia la mano sul registratore e preme con il pollice sul tasto off.
Dice: «Sul mio pezzo finisce solo quello che vorrai tu».
Con il pollice fa scorrere l’interruttore su On.
La sua mano pelosa si sposta sul bicchiere di Cuba Libre quasi vuoto.
«Ma, adesso, raccontami un po’ di lui».
La ragazza si accende la Winston.
«Se mi avessi chiesto di lui anche solo un po’ di tempo fa, non avrei saputo bene cosa rispondere, così, su due piedi. Ci ho pensato da quella volta in cui tu mi hai aggiunto agli amici su Face e hai insistito un sacco sul fatto che Face si sarebbe, tipo, estinto, o meglio, avrebbe perso l’80 per cento degli iscritti nel giro di qualche anno, perché dicevi che tutta la storia della diffusione dei social network fosse in realtà paragonabile alla vicenda dei virus che hanno ucciso un sacco di cristiani – italiani e stranieri, e, soprattutto, gente, in passato -, insomma, una malattia infettiva e, beh, io non voglio che ogni mia possibilità di vendetta venga spazzata via da una malattia, senza che possa dare il mio contributo, soprattutto viste le circostanze e, insomma, cioè, siamo nel ventunesimo secolo, cristo. Credo di essere ragionevole, cioè, lo faccio per i miei buoni motivi. Prima di tutto volevo dirti questo. Insomma, se non io, chi? Cioè, chi meglio di me può raccontarti qualcosa su quel patetico idiota che è conosciuto da tutti solo perché pubblica quei video su YouTube e si fa chiamare You 2, ma il suo vero nome è Alessio».
Prende fiato.
Dice: «Ci tengo a chiamarlo con il suo vero nome, capisci?».
La ragazza con la frangetta troppo corta succhia la sigaretta e una leggera impronta di rossetto si imprime sul filtro.
L’uomo con il pizzetto dice: «Hai tutte le ragioni, ma… Andiamo con ordine. Come vi siete conosciuti, tu e… Alessio?».
La mano pelosa lascia il Cuba Libre e gratta la testa dell’uomo con il pizzetto. La ragazza distoglie lo sguardo e tira su con il naso.
L’uomo con il pizzetto esamina le scaglie di cute rimaste incastrate sotto le unghie.
La ragazza dice: «Beh, tutta la storia è cominciata quando io e i miei amici eravamo una colonna portante del gruppo per l’affermazione dei diritti per i vegetariani.
Dice: «Cioè, ci divertivamo parecchio a discutere di cosa fosse meglio per il mondo, mangiando polpette di miglio. Ci trovavamo nella biblioteca generale del dipartimento di filosofia. Quella che adesso hanno chiuso perché nei muri c’è l’amianto. Ma, all’epoca, non ne sapevamo niente, e per noi andava bene. Quelle polpette di miglio ti si scioglievano in bocca. E non facevano ingrassare».
La ragazza con la frangetta spinge con l’indice la Winston dentro il posacenere. La sua mano trema. I suoi occhi guardano il pacchetto abbandonato sul tavolino.
L’uomo con il pizzetto allunga un braccio e spinge il pacchetto bianco e blu verso la ragazza. Affonda la mano pelosa nella tasca cucita sul petto della camicia di jeans e tira fuori il Bic giallo.
«Grazie».
«Di niente».
«Cioè, e pensare che io, all’inizio, lo appoggiavo alla grande. Nonostante lui non ne abbia mai voluto sapere niente, della storia del mio gruppo di sostegno per vegetariani».
La ragazza si accende la Winston. La nuvoletta azzurrognola che esce dalla sua bocca le ricorda un unicorno ciccione.
I suoi occhi lucidi fissano la Superstrada che corre vuota su per campi bruciati anche se è autunno e il sole è così debole da apparire come un concetto indefinito.
Posa gli occhi sul registratore.
«Insomma, tu non vuoi sentirti dire che lui era quel genere di ragazzo che pisciava sempre con la porta aperta, giusto?».
La ragazza con la frangetta tira su con il naso e dice:
«Come dire… Se è per quello, odiava anche il fatto che la sua coinquilina non usasse mai lo spazzolone, dopo… Beh, ci siamo capiti».
Fa una smorfia. Il muscolo emicranico si contrae e la frangia si solleva su una fronte pallida con alcune minuscole rughe. Tira su con il naso.
«Senti: ho passato un’infanzia non troppo felice. Come tutti. Ma lui ha reso insopportabile anche la mia post adolescenza da onnivora pentita».
L’uomo con gli occhiali dalla montatura nera allunga la mano pelosa sulla piccola mano pallida della ragazza, che trema.
Le dice: «Senti. Siamo qui anche per fargliela pagare. Adesso parlami di quando vi siete conosciuti».
La ragazza infila la Winston tra le labbra tinte di viola e aspira. Le labbra si increspano. Una Opel blu sfila accanto a una donna che sale sul marciapiede sul lato opposto della strada.
La ragazza dice: «Bene. Però vorrei ancora qualcosa da bere». Tira su con il naso. «Tipo qualcosa di forte».
Punta gli occhi sul piccolo registratore grigio.
«Ma tutta questa storia del qualcosa di forte resta tra noi, giusto?».
La lucetta verde lampeggia e la ragazza pensa a un occhio che si chiude e riapre.
:::
31.12.2013
Lo schermo di un mac rimanda un ragazzo a petto nudo con un una scritta tatuata da clavicola a clavicola. Sette lettere che dicono: Seguimi in carattere gotico.
Il riscaldamento in quella stanza è sparato al massimo. Le ascelle del ragazzo sudano. Ha appena concluso la registrazione dell’ultimo pezzo per la pagina che tiene su YouTube. Il ragazzo spegne la web cam. Porta indietro la registrazione e studia cosa potrebbe essere migliorato prima della pubblicazione definitiva.
Le sue labbra sorridono. Pregusta il milione di visualizzazioni che otterrà con l’ultimo video.
Se uno dei suoi follower, in un messaggio privato, una volta gli ha scritto:
«Amico, mi sono masturbato guardando un tuo video. E a me piacciono le donne», beh, chissà cosa sarebbe successo dopo la pubblicazione di quell’ultima registrazione.
Clicca su PLAY.
E sono le 15:30.
:::
Oggi
La ragazza con la frangia corta fa dondolare la gamba sul ginocchio. Si passa una mano sugli occhi premendo fino a quando vede una miriade di stelle bianche e rosse.
Dice: «Ci siamo conosciuti mente facevamo la fila al bagno di un locale, durante una serata di musica elettronica. Cioè, lui era bellissimo, ma non riusciva a smettere di saltellare da un piede all’altro. Mi ha sorriso e io ero parecchio fatta – e questo che resti tra noi –, e quindi, cioè, credo che mi abbia sorriso, e saltellava sulle Vans premendo le mani sull’inguine, così gli ho ceduto il mio posto in fila e quando sono uscita dal bagno lui mi ha aspettato per un drink ed era frenetico. I suoi occhi si muovevano in continuo e non stava fermo un attimo. Ho pensato che fosse troppo bello per essere così frenetico. Ma ormai il danno era fatto. Mi ha baciata e tutto il resto».
L’uomo con il pizzetto chiede: «E tu gli hai parlato del gruppo di sostegno per vegetariani?».
La ragazza sorride. «Oh, no, figuriamoci. Cioè, sei mai andato a una serata di musica elettronica?».
L’uomo si accende una Winston e fa un cenno con la testa.
«Beh, sì, insomma, in quel genere di serate non è importante parlare. Comunque hai presente la storia del tatuaggio che ha sul collo? È stata una mia idea».
La ragazza si liscia la frangetta contro la fronte pallida. Le unghie della sua mano sono tinte di nero.
«Eravamo andati da Robi, il tattoo studio in cui non mi sono mai fatta tatuare, ma conosco Robi perché anche lui è diventato vegetariano e mi ha garantito che usa solo inchiostro di derivazione non animale. Cioè, capisci cosa intendo?».
Fissa gli occhi nelle pupille dell’uomo con il pizzetto curato, poi li abbassa sul registratore.
«Insomma, io gli ho detto che farsi un tatuaggio sarebbe stato figo, e che avrebbe potuto puntarci per la storia dei video su YouTube. Tipo marchio distintivo. In effetti, quella è stata una mia trovata».
L’uomo lancia ciò che resta della Winston in un tombino. La Winston rotola giù.
L’uomo dice: «Beh, ma lui, nel suo video, l’ha messa giù in modo un po’ diverso».
La ragazza disgiunge le gambe e si piega verso l’uomo.
«Quel video è pieno di cazzate».
Si distende sulla sedia. I suoi occhi cadono sul registratore.
«Se vuoi posso riformularla meglio».
«Non serve. Parlami un po’ di quella storia delle minacce che avrebbe ricevuto Alessio?».
La ragazza ferma un cameriere e chiede un Gin Lemon.
Chiede: «Cioè, tu credi che le minacce che Alessio ha ricevuto sono partite dal nostro gruppo di assistenza per vegetariani?».
L’uomo con il pizzetto fa un vago gesto con la mano. Come a dire: è quello che si sente in giro.
La ragazza dischiude le labbra. «Beh, non è affatto così».
L’uomo si gratta il pizzetto curato.
«Allora… Parlami di quel pomeriggio».
:::
31.12.2013
Alessio taglia pezzi di video e poi li incolla più avanti nella registrazione, togliendo le pause. Il risultato è che la sua immagine filmata parla come se fosse uno di quei pupazzi con le voci preregistrate. Quelli che premi un tasto ed escono frasi sconnesse.
La sua faccia va a spasso per lo schermo, accompagnando le parole da un punto sempre diverso.
«Oggi. In esclusiva. Quello che. Non sapete. Della mia ex. Ragazza».
Mette in pausa.
Si alza e allunga le braccia sopra la testa.
Lo sguardo gli cade sulla lista dei video più cliccati di YouTube.
Il suo Domande scomode per gente a caso è ancora al quinto posto. È un video che ha prodotto con l’aiuto di Angie quando lui e Angie stavano insieme e nessuno è a conoscenza di quanto lei gli sia stata utile e del pompino che gli ha fatto mentre lui veniva ripreso dalla webcam dalla vita in su e aveva quell’espressione concentrata, come se dovesse trattenersi da qualcosa, e in effetti era proprio così.
Quello che uno può vedere guardando Domande scomode per gente a caso, è uno schermo diviso a metà da una linea verticale e nel riquadro di sinistra c’è Alessio, connesso a Chat Roulette, con un paio di baffi finti appiccicati sotto il naso e un quadernetto da reporter sulle ginocchia. Pone domande filosofiche alla persona che appare per quaranta secondi in video chat nella parte destra dello schermo. Poi la persona viene sostituita da un’altra persona, e così via. Alessio – You 2 – pone domande tipo: «Che ne è stato, della mucca pazza?».
Tipo: «Secondo te, il destino di Dio è nelle nostre mani?».
In quel video c’è un ragazzo biondo con i capelli arruffati che invade la parte destra dello schermo . Quel ragazzo si stava masturbando davanti alla web cam e rideva e non ha risposto alla domanda di Alessio, e invece ha detto: «Dovresti vedere la tua faccia, adesso».
Poi è sparito. Si può vedere una donna con i capelli bianchi e un paio di occhiali leggeri. Anche lei non ha risposto alle domande, ma ha iniziato a elencare i motivi per cui lei consiglia sempre di vivere al massimo delle proprie potenzialità.
Alessio ha aspettato che il tempo scadesse e un nuovo utente rispondesse alle sue domande.
Il video dura sette minuti. Solo cinque persone non hanno ignorato le domande di You 2, parlando dei propri problemi. Ma è stato un successo.
Alessio distoglie gli occhi dal pc e si stiracchia. Il nuovo video è quasi pronto.
«Quello che. Non sapete. Della mia ex. Ragazza».
:::
Oggi
La ragazza insinua le dita sotto la frangetta e si gratta la fronte. Le unghie lasciano due strisce di cute arrossata.
«Quel pomeriggio gli avevo mandato un sms per dirgli che quelle minacce non avevano niente a che fare con me. Cioè, io e lui non ci vedevamo da due settimane. Ma lui non ha risposto».
«Come mai avete smesso di vedervi?».
La ragazza sfila una Winston dal pacchetto quasi vuoto e dice: «Cioè, poi uno perde interesse nelle cose, no?».
L’uomo dice: «Quindi ha pubblicato quel video».
La ragazza soffia una boccata di fumo che aleggia sopra il registratore. Il sole è alto, nel cielo.
«Quindi ha pubblicato quel video», risponde.
L’uomo con il pizzo e gli occhiali alla Woody Allen estrae una biro dalla cartellina in pelle che tiene appoggiata sulle ginocchia. Scribacchia qualcosa su un quaderno.
Chiede: «Ma tu credi di essere responsabile in qualche modo della sua morte mediatica?».
«No. Io e lui avevamo chiuso e lui ha ricevuto quelle minacce anonime. Come se le due cose dovessero per forza essere collegate». Sbuffa e si stringe nelle spalle. «Poi ha pubblicato quel video e fine. Ha cancellato il profilo su YouTube, ma il video è ancora lì». Sospira. «A volte, quando non riesco a dormire, mi connetto e guardo quel video. E’ davvero il ragazzo con cui ho condiviso parte della mia vita?».
Tira su con il naso e inforca i Persol 649 tartarugati. Fissa la strada e chiede: «Davvero non vuoi che ti dica nulla, su, ehm, l’idea che ho avuto sui video per un’educazione vegetariana? Potresti ricavarne un articolo coi fiocchi».
L’uomo con il pizzo scrive qualcosa sul quaderno, poi lo ripone all’interno della cartellina in pelle.
Allunga la mano sul piccolo registratore grigio e preme il tasto Off.
Dice: «Magari la prossima volta».
La ragazza con la frangetta si alza, stira con i palmi le calze nere e porge la mano all’uomo.
«Come vuoi. Magari la prossima volta. Fammi sapere quando uscirà il pezzo, ok. Intendo, cioè, prima che Facebook perda l’ottanta per cento dei contatti e tutto il resto, ok?».
:::
Oggi.
Alessio infila la terza e preme sull’acceleratore. L’Opel blu è lanciata verso l’orizzonte e l’orizzonte è una spiaggia lontana qualche chilometro. Il sole è ancora altissimo e l’Opel sfreccia sull’asfalto lasciandosi dietro la città e tutti quei palazzi anni trenta e quegli uffici con le luci accese anche se è giorno.
Sfila accanto a una donna con una busta della spesa che sale sul marciapiede e Angie parla con un uomo dal pizzo curato, con pochi capelli neri in testa raccolti in una coda bassa. Nello specchietto retrovisore Angie parla gesticolando con una sigaretta tra le dita e l’uomo prende appunti.
Svolta.
Ogni cosa appartiene al passato.
L’orizzonte è una spiaggia lontana molti chilometri.
Matt Quaglia