“Una donna spezzata” è un capolavoro non solo di Simone de Beauvoir, ma anche di Bruno Fonzi che, con il suo lavoro di traduzione, è riuscito a veicolare l’intero messaggio dell’opera nelle sole tre parole del titolo. Fonzi ha deciso di rendere il francese “rompue” (rotta, troncata) con il suggestivo “spezzata”, ed è proprio di questo che l’autrice scrive nei tre racconti che compongono l’opera: tre donne le cui equilibrate vite da parigine benestanti vengono sconvolte da una crisi famigliare che le destabilizza, le cambia, le spezza, così come si spezza qualcosa di delicato e di fragile. Monique, Murielle e la madre di Philippe (il nome non viene esplicitato) nulla hanno in comune se non lo sgretolarsi del loro presente e il futuro dalle tinte fosche.
Il primo racconto è un diario in cui Monique decide di appuntare le sue giornate. Nelle pagine iniziali scopriamo che è una donna di quarant’anni, sposata con Maurice, un ricercatore, e che ha dedicato tutta la sua vita alle due figlie, ormai adulte, e alla gestione della casa. All’apparenza una vita come tante, scandita dagli spettacoli a teatro e dalle visite alle amiche, fino a quando la serenità non viene spazzata via da Maurice che confessa di avere un’amante.
“Ho ripreso la penna, non per tornare indietro, ma perché il vuoto è così immenso dentro di me, intorno a me, che mi occorre questo movimento della mano per assicurarmi che sono ancora in vita”
scrive Monique e il diario diventa lo strumento con cui il lettore accompagna la protagonista nella spirale di tristezza e di dolore che le avvelena la vita. Dapprima Monique accetta la notizia del tradimento e permette al marito di continuare a frequentare Noëllie, l’amante: per lei lasciare Maurice significa fallire come moglie e come donna di casa. La tensione tra i due coniugi è evidente e si acuisce quando Monique scopre in Noëllie la sua nemesi, un’avvocatessa in carriera, con diverse storie d’amore alle spalle, arrivista e seducente al punto giusto. Gli interrogativi sull’educazione impartita alle figlie, sul suo ruolo di moglie, sulla decisione di dedicarsi alla vita domestica le tormentano i giorni e le impediscono di dormire alla notte. Quello che Monique cattura su carta non è tanto il dispiacere del tradimento, quanto il senso di smarrimento di fronte a una vita che non sente più sua, tutto ciò che aveva sempre dato per scontato, i suoi punti fermi, persino la sua identità, tutto è sconvolto dagli eventi e rimesso in discussione.
La protagonista del racconto seguente (L’età della discrezione) è più risoluta di Monique, quasi autoritaria, così autoritaria da decidere di troncare ogni rapporto con l’adorato figlio Philippe non appena lui le annuncia di voler abbandonare la carriera universitaria per accettare un lavoro presso il Ministero della cultura. La protagonista sente questa decisione come un tradimento verso gli ideali socialisti di famiglia e come una ribellione nei suoi riguardi di madre-demiurgo, che ha plasmato il figlio a sua immagine e somiglianza rendendolo un accademico, amante della letteratura, proprio come lei. Andrè, il marito, incontra Philippe nonostante la decisione della moglie di evitare qualsiasi contatto e questo alza una parete invisibile tra i due: litigano, si riappacificano, ma senza mai ritrovarsi realmente. Le pagine scorrono fluide ed è già l’ora della terza composizione, un monologo, in cui i segni di punteggiatura vengono ridotti all’essenziale, un flusso di coscienza dai toni aggressivi di una donna piena di una rabbia. Dopo la morte della figlia Murielle è sola: non le rimangono che due ex mariti, l’anziana madre con cui non ha buoni rapporti e un figlio di cui le è stata revocata la custodia. E allora si sfoga contro tutti quelli che ha amato e che l’hanno abbandonata, contro il mondo esterno, indifferente alla sua sofferenza e, indirettamente, contro se stessa per l’incapacità di mantenere delle relazioni stabili.
Simone de Beauvoir era una filosofa, una donna socialmente impegnata e una fervente femminista la cui personalità permea tutta quanta l’opera: a una prima lettura le tre protagoniste sembrano sottomesse alla figura maschile e, in genere, al corso degli eventi, ma quello che succede loro non è che la scintilla di una rivoluzione già da tempo sopita nel loro animo, una scossa che le denuda di abitudini e convinzioni, che le rende vulnerabili e infelici, ma finalmente libere.