Era il 1999 quando l’Uomo raggiunse Marte. Altre missioni erano state mandate lassù, sul pianeta rosso, ma rimasero mute. Su quella sfera lontana, dai solchi profondi di fiumi azzurri, si sarebbe potuto ricominciare.
Una nuova America. Una nuova catarsi occidentale.
Nonostante le differenti fattezze, il canglore dei razzi ed il nostro linguaggio, i marziani parevano non vederci affatto… comunicavano forse con la nostra anima.
Emozioni rappresentate da una maschera d’oro, portata sul volto all’occorenza. Celavano un mistero millenario, che mai riuscimmo ad afferrare.
Non ci riconobbero subito. Dapprima, le loro voci, come distorte da un’interferenza, iniziarono a cantare:
Drink to me only with thine eyes;
Ane i will pledge with mine,
Or leave a kiss within the cup,
and i’ll not ask for wine.
In seguito, ci scambiarono per folli, rinchiudendoci nei loro manicomi.
Poi arrivò la nostra di follia. Tutti presero a partire.
Il missile sostituì il treno e decine di fanciulle iniziarono a comprendere il reale valore dell’attesa. Sdraiate sul letto, in ascolto, attaccate alla cornetta, aspettavano che la loro voce attraversasse il vuoto interplanetario.
Per primi arrivarono gli astronauti. Poi gli operai, i commercianti, i preti ed infine le famiglie.
Mentre parte dell’umanità compiva la sua transumanza interstellare, alcuni di noi videro i propri defunti tornare alla vita; altri si innamorarono dell’antica civiltà, che d’improvviso, era come scomparsa; altri ancora dialogarono con i globi di luce, che come divinità terrene, salvarono loro la vita.
Non ci fu mai un contatto vero e proprio. Eravamo due mondi che non riuscivano a vedersi. Eppure, stavamo a volte gli uni di fronte agli altri.
Non era solo la lingua. Eravamo qualcosa di ontologicamente differente.
Marte fu popolata in un ventennio. Le strade presero il nome delle nostre strade. Le città nuove, i vecchi nomi. La catarsi si tramutò in replica. La novità, in riflesso.
Pochi anni dopo, nell’anno 2026, il globo di luce che nel cielo di Marte chiamavamo casa, si infiammò. La terra era in guerra. L’umanità pioniera si destò percependo all’improvviso le rosse distese come straniere.
Tornarono tutti per combattere, lasciando alle proprie spalle un arido deserto.
I pochi marziani sopravvissuti sono tornati alla luce. Ora navigano con i loro velieri sulle sabbie eterne. Una maschera d’oro cinge loro il volto: un’espressione contratta, tra la mestizia e l’incredulità.