Racconto scritto e proposto da Rosamaria Vaccaro
Che curiosità questa tua vita che mi sembra fatta tutta di organza.
Le lenticchie le hai posate sulla tavola e poi ti sei cucita la bocca.
Avevi indossato un abito bordeaux, io avevo un cappotto troppo lungo e mi trascinavo appresso quel cappotto barattoli e tanta polvere.
Eri nervosa, un calmante nell’armadietto del bagno non lo tenevi.
Avevo fame e tu anche. Mi avresti mangiato così com’ero con quel cappotto.
Anche io avrei mangiato te, le tue labbra, i tuoi seni rotondi e tutto il tuo resto.
Avevamo appetito io e te.
Volevo metterti dentro il mio fazzoletto con le tue guance rosa rosa e infilarti in tasca e portarti subito via. Via dalla tua casa vecchia, ti avrei portato via a sirene spiegate e tu dal finestrino avresti salutato la tua cucina e la tua camera da letto. Dal finestrino con il tuo nasino all’insù sottovoce avresti detto addio, addio a tutti.
Ma eravamo io e te davanti ad un piatto di lenticchie.
Ché le lenticchie portano soldi e con due forchette in mano giocavano di scherma, io e te.
Avevo voglia di conoscere qualche tuo segreto, volevo scoprirli quei segreti, tutti insieme. Li volevo tenere dentro un cofanetto di velluto sopra il comodino e così, prima di prendere sonno, avrei potuto vederli e vederli ancora al mattino. Quei tuoi segreti dorati.
Ma non avevi segreti, mi avevi detto stringendoti le mani sullo stomaco, forse solo qualche bugia bianca.
E allora ti ho detto che se volevi li potevo inventare io dei segreti per te.
Tu hai accettato ed io ho cominciato, ma dopo un poco mi sono fermato perché sembravi tanto annoiata, e allora non ho parlato più.
Hai aperto una bottiglia nuova e hai versato del vino rosso.
Dei tuoi sbadigli avevo paura e allora ho trovato rifugio a giocherellare con le molliche di pane.
Hai acceso la radio, io ti ho chiesto se volevi ballare e abbiamo ballato sopra un radiogiornale.
Ed erano notizie tutte brutte, ti si è sfilata una calza e una bretella è scesa sulla spalla.
Non volevi danzare più e ti sei rovesciata sul divano ed io con te.
Mi è venuto da ridere, mi sembravi perduta tra i cuscini, non ti vedevo quant’eri piccina in quel divano ed hai acceso la tv.
La tv porta sonno e non si fanno sogni belli.
Ma tu ostinata hai messo sul quinto canale che ronzava di pubblicità: un dentifricio e un fustino per lavatrice, tante nuvole bianche. Mi sono tolto le scarpe, ed ho incrociato le gambe come da bimbo quando ero pellerossa. Tu hai sciolto i capelli sulle spalle e nell’ aria un profumo di rosa. Oggi è il mio compleanno hai detto. Ho battuto le mani, hai abbassato lo sguardo verso il pavimento, ho capito che gli anni non li volevi compiere e ti ho stretto la mano. Mi pareva un gesto bello stringerti la mano forte forte, per dire che non si perde niente. Ma quella mano l’hai tratta via e ti sei innervosita. L’ho visto dal sopracciglio destro che si caricava su un cestello di rabbia.
Adesso vado che è tanto tardi, ho detto e tu mi hai all’improvviso stretto a te ed eri morbida. Ed ho posato il mio viso sul tuo petto e stavo bene. Addormentiamoci hai sussurrato e mi sono addormentato sul divano sul tuo petto con la tv accesa.
Sono passati dieci anni e siamo ancora qui io e te su questo divano addormentati.
Oggi è il mio compleanno ma gli anni non ho voglia di compierli e tu non mi hai stretto le mani.
Ora abbiamo dei calmanti nell’armadietto: hai cominciato a prenderli silenziosamente tutte le mattine e ti hanno tolto l’appetito.
3 settembre 2015
Che gioia rileggerti