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Sei personaggi in cerca di autore – Luigi Pirandello

Recensione di Alfredo Perna

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Quando la Compagnia di Dario Niccodemi mette in scena, per la prima volta, al Teatro Valle di Roma, Sei personaggi in cerca d’autore, è un clamoroso insuccesso. Prende vita tra gli spettatori, in modo imprevisto, durante e dopo la commedia, un altro spettacolo: la lunga e intensa battagliatra elogianti e criticanti ai Sei Personaggi. Gli elogianti applaudono, mentre i criticanti gridano: “Manicomio, manicomio!”

I Sei Personaggi sono misteriose creature che un bel giorno bussano alla porta di un teatro nel quale una Compagnia di Attori, diretta da un Capocomico, sta provando la commedia di Pirandello Il giuoco delle parti, in un palco vuoto e senza quinte. I sei chiedono la loro attenzione e la disponibilità a rappresentare sul palcoscenico la propria vicenda familiare. Riferiscono di un Autore che prima li ha ideati e poi abbandonati; e da quel giorno sono stati condannati a vivere per conto loro, senza più una storia, ma al contempo obbligati a trascinarsi dietro il peso di un dramma sino al cospetto di una Compagnia Teatrale.

La messa in scena assume così i tratti di un’intensa battaglia dialogica e si sposta continuamente dall’inadeguatezza dei Sei Personaggi ad essere rappresentati all’impossibilità di riprodurre il dramma umano sul palcoscenico da parte del Capocomico e gli Attori. Se il Padre da un lato nota che l’arte degli Attori è ammirevole, dall’altro lato non manca di affermare che fa un effetto strano: ; il Capocomico, dal canto suo, chiarisce che per la messa in scena c’è bisogno di contenere tutti i personaggi in un quadro armonico e rappresentare quel che è rappresentabile:

Pirandello finisce in questo modo (mettendo in contrasto i Personaggi della commedia da fare con gli Attori della Compagnia) per riflettere su di una letteratura ed un teatro diversi da quelli tradizionali. La letteratura classica è fatta di trame avvincenti, di parole eleganti; così pure il teatro: battute, applausi, ed effetti spettacolari. Così, ancora, quando il Padre, convinto che l’attore che fa la sua parte, pur aiutandosi col trucco, non riuscirà mai a rappresentarlo come egli è veramente dentro, dice: . Pirandello con la sua trovata scenica rivoluzionaria dà il chiaro segnale di una decisa volontà di rinnovamento: la letteratura tradizionale non ha più nulla da dire di buono e di vero; e, attualmente, il teatro non ha più bisogno di applausi o di spettacolarizzazione, ma solo di verità, di vita autentica – e quest’ultima non si spettacolarizza, ma si rispetta.

Diversamente, lo sforzo del Capocomico – che suo malgrado accetta di fare l’autore del dramma – risulterà illusorio in quanto non è possibile tradurre nella ritualità del teatro, con le sue tecniche tipiche e i suoi adattamenti forzati, la tragica realtà di per sé irrappresentabile. E in un certo senso la sfiducia non è unicamente espressa dai Sei Personaggi nei confronti degli Attori della Compagnia, ma è vera e propria presa di coscienza che si deduce dalla evidenza stessa dei fatti; così quando la Figliastra, schernirà l’interpretazione di due attori – del tutto inadeguati nel mettere in scena il tragico climax dell’incontro tra lei e il Padre, nell’atelier di Madama Pace – pretendendo che il suo personale dramma sia messo in scena in maniera realistica e non preventivamente concordata (in modo da stabilire cosa è possibile rappresentare sulla scena e cosa no), il Capocomico non può che riconoscere che la scena teatrale possiede mezzi inadeguati a rappresentare l’essere umano:

Nonostante il fatto che Pirandello ritiene i suoi Personaggi vivi, realtà viventi, un’atmosfera allucinata di luci-ombre appare nella scena finale della commedia. L’autore non è nuovo a soluzioni del genere. Infatti, le aveva già esperimentate in Colloquii coi personaggi – una novella pubblicata in due parti rispettivamente sul Giornale di Sicilia e nell’Illustrazione italiana – dove descrive la presenza di figure-ombre nella sua stanza, e sembra volersi così riallacciare alla stessa atmosfera da incubo – anche se l’autore non intende far apparire i suoi personaggi come fantasmi, ma semplicemente mettendo in risalto la natura misteriosa della loro esistenza: ombre dotate di un’anima – che ritroviamo, appunto, nel finale di Sei Personaggi in cerca di autore: Subito, dietro il fondalino, come per uno sbaglio d’attacco, s’accenderà un riflettore verde, che proietterà, grandi e spiccate, le ombre dei Personaggi, meno il Giovinetto e la Bambina. Il Capocomico, vedendole, schizzerà via dal palcoscenico, atterrito.

Il medesimo dramma, quando sarà allestito a Milano, negli spettatori, capovolgerà le sensazioni di Valle di Roma. Per Pirandello sarà un autentico successo e la sua opera lo destinerà a valicare i confini dell’Italia: Sei Personaggi in cerca d’autore sarà a tal punto destinato ad essere rappresentato in inglese a Londra e a New York. La commedia di Pirandello riesce, così, finalmente a trasmettere – e non più solo in ambito nazionale – il conflitto del processo creativo dell’autore con la “realtà” scenica del teatro, grazie ad una serie di Personaggi tipici non solamente più del palcoscenico pirandelliano, ma del teatro universale.

Alfredo Perna

 

Author: Alfredo Perna

Alfredo Perna (Napoli, 1976) si è laureato in Giurisprudenza presso l’Università Federico II. Tra i suoi interessi: la letteratura, il cinema e l’arte. Dal 2012 collabora con gli Alieni Metropolitani, pubblicando racconti e recensioni.

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