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Valparaiso – Don DeLillo

Recensione di Giorgio Michelangelo Fabbrucci

Livia pedala sulla sua cyclette. Un rito quotidiano, ossessivo, che si svolge in un ambiente domestico trasfigurato in palco: televisivo, più che teatrale.

I cavi, come fasci di nervi, trasportano la luce pulsante degli apparecchi. Occhi elettrici e soli artificiali, che illuminano freddi la banalità del quotidiano.

L’ovvio diviene luminescente, quasi pubblicitario; slogan ossessivo del nulla, che si trasmuta in pasto per il telespettatore, per il radioascoltatore, per il soggetto passivo che si riconosce nel vuoto proiettato; frequenze, tonalità e ritualità identiche, dritte dritte nelle pupille.

Michael Majeski è un medico. Ha sbagliato volo, ritenendo più affidabile le informazioni di imbarco vomitate da una macchina, che il proprio buon senso.

Viaggia verso Valparaiso Florida, per poi raggiungere l’omonima città in Cile. Destinazione corretta. Valparaiso, Indiana.

Geografie identiche a se stesse che inglobano il cittadino identico agli altri, senza alcun filo logico. Un coro greco di stuarts ed hostess accompagna le scene. Interviste identiche le une alle altre, che senza alcun filo logico danno in pasto il fallito alla platea di falliti.

La vacuità del viaggio contemporaneo. Ulisse pare un sogno, con la sua ricerca, con il suo perdersi cosciente contro gli Dei.

Perché davvero Majeski si è perduto? Qual è il morbo contratto dal medico che Michael doveva sostituire? Livia, sulla sua cyclette, che moglie è? che madre è? Davvero hanno perso un figlio in un incidente?

Tutto diventa inutile, persino le domande.

Tutto viene ripreso ed il film perde la trama, per divenire telecamera di sicurezza. La regia, un’inquadratura fissa.

Teatro del nulla? Banale accusa al mondo dei media?

DeLillo, su di un palco coperto di solitudine umana, ci fa ricordare Americana, con i suoi lungometraggi allucinati.

Una lettura spiacevole, ovviamente monca della plasticità degli attori; a tal punto surreale e schizofrenica, da diventare commedia iperrealista dell’oggi. Reality.

Giorgio Michelangelo Fabbrucci
[email protected]
 
 

Author: Giorgio Michelangelo

Giorgio Michelangelo Fabbrucci (Treviglio, 1980). Professionista del marketing e della comunicazione dal 2005. Resosi conto dell'epoca misera e balorda in cui vive, non riconoscendosi simile ai suoi simili, ha fondato gli Alieni Metropolitani... e ha iniziato a scrivere.

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