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Racconto breve proposto da Fabio Gaccioli

Mi sono alzato dal letto e sono andato in bagno. Ho dovuto fare attenzione a qualsiasi movimento, camminare piano sul parquet nuovo, non fare rumore con le maniglie ma soprattutto non sbattere le porte. Lisa sta dormendo, e non voglio disturbarla. Prima di alzarmi però provo a dare un’occhiata all’orologio sul comodino, ma c’è troppo buio per riuscire a leggere l’ora. Sbircio fuori dalla finestra, attraverso le imposte e capisco che il sole è ancora lontano dal sorgere. E capisco anche che quella sensazione di sonno e stanchezza si è sviluppata in un dormiveglia infinito e fastidioso. Fino a farmi alzare e andare in bagno. Non metto nemmeno le pantofole perché farebbero rumore strisciando sul pavimento. Non so perché mi sono avviato verso il bagno, visto che non devo fare nulla. Potevo andare in sala, oppure in studio. E invece mi dirigo dritto al cesso. Abbasso la maniglia, che stride in una maniera insopportabile. Saranno due mesi che penso di buttarci dentro un po’ d’olio. E invece nulla. Subito giro lo sguardo verso Lisa, per vedere se il rumore l’ha svegliata. Sento il suo respiro raffreddato che continua a dormire. Mi tranquillizzo. Non lascio salire la maniglia, ma la tengo abbassata. Così posso entrare in bagno e chiudere la porta senza altri problemi. Accendo la luce e devo aprire e chiudere gli occhi a intervalli per farci l’abitudine. Poi mi siedo sul bordo della vasca. Mi guardo allo specchio in silenzio, e accavallo le gambe. Rimango per un po’ fermo così , poi mi muovo di poco e sposto le gambe. Fisso il pavimento, l’alternarsi blu e bianco delle piastrelle fino a sbattere contro il muro. Ci siamo trasferiti qui dentro quasi tre mesi fa. Manca ancora tutto, praticamente. Molti libri sono per terra, non ci sono mensole, i due armadi ce li hanno prestati i genitori di Lisa. Ogni volta che mi chiedono come va l’arredamento della casa capisco che è come se mi chiedessero quando gli ridarò indietro i mobili. A Lisa non dico nulla, so che si arrabbierebbe per i miei sospetti. Anche i quadri sono fermi per terra, in attesa di essere appesi. E’ strano, penso. Abbiamo impiegato un giorno a trovare questa casa e ad entrarci, e ora qui dentro sembra tutto così fermo. Anche Lisa in qualche modo sembra essersi un po’ fermata. Ma forse è solo una mia impressione. Preferisco non dirle nulla, è molto agitata in questo periodo per via di un grosso esame che ha il mese prossimo. In camera da letto mancano anche le tende e i cuscini, così quando si parla sembra di essere in una scatola di latta. Per non parlare degli spifferi, la notte. Ho paura che Lisa sia sempre raffreddata per questo motivo. Ma lei dice “no, è sempre stato così, poi stando in casa tutto il giorno a studiare sento più freddo di quello che ci sia in realtà.”. Un giorno sono passato in una di quelle botteghe che vendono cose usate in un paese qui vicino, dalle lavatrici alle televisioni, elettrodomestici soprattutto. Ho trovato una piccola stufa elettrica a quarantamila lire e l’ho presa. La sera l’ho fatta vedere a Lisa, lei mi ha ringraziato e ha sorriso. Ma i giorni dopo il raffreddore non le era passato. Lisa ha ventiquattro anni, sette meno di me. Non so cosa ci ha spinto a vivere assieme, ora che ho cambiato lavoro e i soldi faticano ad arrivare. Accavallo ancora le gambe, fissando il pavimento. Noto che il numero delle piastrelle blu è uguale a quello delle piastrelle bianche, senza contare quelle tagliate vicino al muro. Queste piastrelle c’erano già prima che noi entrassimo. Sembrerà strano, ma il bagno è la parte di questa casa che più mi piace, forse per via delle piastrelle, appunto. E forse è per questo che cinque minuti fa mi sono alzato e sono entrato qui. Contro una parete ci sono due lavandini scavati nel marmo. A pensarci meglio forse, assieme alle piastrelle, sono i due lavandini l’uno accanto all’altro che mi fanno amare il bagno. Mi danno quella sensazione di famiglia perfetta, di marito e moglie che si alzano la mattina e si lavano i denti insieme, sorridendosi a vicenda. Io spesse volte la mattina sono così di fretta che non mi sciacquo nemmeno la faccia. Poi in realtà a noi nemmeno servono due lavandini, visto che in bagno non ci andiamo mai assieme e va a finire che si usa sempre quello a sinistra, più vicino alla porta. Ma vedere le piastrelle blu e bianche e due lavandini davanti a me mi offre una certa sicurezza. Mi guardo ancora allo specchio e mi passo la mano destra sulla guancia a sentire la barba. Poi mi alzo, mi levo gli occhiali e mi avvicino allo specchio. Apro il cassetto tra i due lavandini e tolgo un rasoio bianco e rosso. Mi rimetto gli occhiali e regolo il rasoio alla tacca numero cinque, poi inserisco la spina e lo accendo. Raramente mi faccio completamente la barba, preferisco lasciare quei due tre millimetri, “ti danno un’aria vissuta” mi dice sempre Lisa, e io un po’ ci credo. Il rumore del rasoio è monotono e si fa vibrante ogni volta che si avvicina alla pelle. Penso a Lisa e al suo sonno, poi penso che se non l’ha svegliata il rumore della porta, allora nemmeno la monotonia di un rasoio potrà disturbarla. Mi passo la mano sinistra sulle guance e vedo allo specchio un’espressione soddisfatta sul mio viso. Sono indeciso sui baffi, ma questa volta decido di lasciarli ancora qualche giorno, sono curioso di vedere la reazione di Lisa. Riaccendo il rasoio e finisco di radermi per bene sul mento. Sento la maniglia che stride e due occhi assonnati che si aprono con la porta.

- che cosa ti salta in mente alle quattro del mattino? io stavo dormendo.- E’ Lisa.

- non riuscivo a dormire.

- è devi fare tutto questo casino perché non riesci a dormire? io stavo dormendo.- Lisa alza un po’ la voce, ma gli occhi rimangono sempre un po’ addormentati.

- non mi sembra di aver fatto nulla di grave. mi stavo facendo la barba. e basta.

- e ti sembra normale alle quattro del mattino? non pensi a me. io stavo dormendo. cazzo.

Io cerco di sorridere e mostrarle i miei baffi nuovi, ma lei continua a parlare senza guardarmi, e capisco che dei miei baffi nuovi non le frega nulla. Spengo il rasoio che nel frattempo era rimasto acceso tra le mie mani. Lei smette di parlare, mi guarda con due occhi gonfi e addormentati. – grazie mille, mi dice, la prossima volta pensaci prima.

Abbassa la maniglia stridente e si avvia nel letto freddo. Io mi guardo allo specchio, e penso che forse sarebbe meglio tagliarmi anche i baffi, ma sarà per un’altra volta. Penso a Lisa, stacco la spina dalla presa sotto il lavandino e nascondo il rasoio nel cassetto. Con la mano destra mi accarezzo i baffi, spengo la luce e chiudo la porta, con il solito grido metallico fastidioso. Mentre mi avvio verso il letto continuo a pensare a questo rumore. Mi chiedo se lo faceva anche prima che entrassimo in questa casa, o se sia una specie di sofferenza necessaria per vedere i due lavandini di marmo e le piastrelle bianche e blu. Scuoto la testa e affondo un sorriso in gola. Mi avvicino a Lisa, che sta singhiozzando contro il cuscino. Le accarezzo i capelli – forse sei un po’ stanca. è meglio tornare a dormire e non pensarci più. – mi avvicino e le dò un bacio. Poi sento il singhiozzo calmarsi. Ma anche mentre le sussurro due parole e le regalo un bacio, continuo a pensare alla porta del bagno, alla maniglia e al suo stridere. Prima o poi dovrò buttarci dentro un po’ d’olio.

Fabio Gaccioli