invia il tuo racconto inedito

Figli dello stesso padre – Romana Petri

Recensione di Giulia Costi

romana-petri

Anche quest’anno è giunto il momento per gli Alieni di recensire i cinque finalisti dello Strega. Diversamente da ogni altra recensione che ho scritto, questa volta mi occupo di un autore italiano e, per giunta, ancora in vita. Confesso che la cosa mi mette un po’ a disagio, perché comprendo il valore che un giudizio può avere. Poi mi sono ricordata che Charlie Chaplin arrivò terzo a un concorso per sosia di Charlie Chaplin e ho capito che le giurie e i giudizi non sempre sono lo specchio della verità. Questo vale per me, vale per i giurati dello Strega. La mia è un’opinione e, al tempo stesso, un invito per tutti a leggere il romanzo in questione e, se lo vorrete, a discuterne insieme.

Romana Petri ci racconta la storia di Emilio e Germano, due uomini distanti geograficamente e caratterialmente, ma accomunati dallo stesso padre, un padre conteso sin dall’infanzia e causa di mutui rancori.

Al tempo in cui si svolgono i fatti Emilio vive in Pennsylvania insieme alla moglie Jenny e ai figli. Insegnante di matematica e appassionato di formiche, fedele alla moglie anche con il pensiero, affezionato alla madre a tal punto da telefonarle ogni giorno nonostante le esorbitanti tariffe transoceaniche e classico buon padre di famiglia, conduce una vita all’insegna dell’equilibrio e della pacatezza. A Roma troviamo Germano (dal latino germānus, germano, carnale, detto di fratelli e sorelle che hanno gli stessi genitori), un pittore quarantanovenne, scapolo e senza un legame sentimentale stabile.

In occasione dell’inaugurazione di una mostra a lui dedicata, Germano decide di spedire un invito anche al fratellastro Emilio, salvo poi pentirsi e lamentarsi più volte della decisione presa. E così i due fratellastri si rincontreranno a quattro anni dalla morte del padre e dal loro ultimo litigio.

Un romanzo psicologico

Analizzando i gesti e i discorsi e, quindi, la personalità di Emilio e di Germano, si riscontra una forte analogia con la figura omerica di Telemaco, figlio di Ulisse, che scruta l’orizzonte in continua attesa non solo del ritorno del padre, ma anche dell’eroe, del re di Itaca capace di ristabilire l’equilibrio compromesso dagli invasori. Con le dovute analogie, la stessa situazione si ripresenta nel romanzo di Romana Petri, in cui i protagonisti, nonostante l’età, serbano un ricordo artefatto, quasi idealizzato del padre. Emilio, da una parte, confessa di voler accettare l’invito alla mostra di modo che il fratello “lo risarcisse dell’affetto mancato del padre”, mentre Germano ancora non riesce a perdonare a Emilio di essere il figlio del tradimento del padre e causa del divorzio dei genitori. Dunque, Emilio e Germano sono vittime del loro passato, quello che Nietzsche definirebbe “storia monumentale”, un passato in cui si ricercano modelli da imitare senza rendersi conto che le situazioni non sono sempre analoghe e quindi ripetibili.

Il passato riemerge”

Messo da parte il rapporto conflittuale tra i due fratellastri, vorrei analizzare il secondo macro tema del romanzo attraverso il confronto con un’altra opera. Come accennato in precedenza, Germano invita Emilio a raggiungerlo a Roma e a prendere parte alla mostra organizzata in suo onore. Emilio accetta ed è così che i due fratelli si vedono costretti a affrontare i conflitti e le tensioni passate, acuite da quattro anni di silenzioso rancore.

Il passato non torna solo per Emilio e Germano, ma bussa anche alla porta di Falco, Daniela, Alberto, Maurizio e Marina, i personaggi de Il posto tranquillo (Vincent Books, 2012, 216 pagine) il romanzo d’esordio di Francesco Tedeschi. Entrambi gli autori ci presentano la difficoltà di fronteggiare i demoni del passato, ma, in un’ipotetica battaglia di verosimiglianza, Petri non avrebbe alcuna possibilità di vittoria. Come è possibile che la prima domanda che Emilio pone al fratello sia “Ma tu mi vuoi bene?”, nonostante i quattro anni di assenza, nonostante il litigio sulla tomba del padre? Certo, Petri potrebbe assestare un buon dritto in nome della furente litigata catartica tra i due fratelli, ma l’attendibilità della voce narrante crolla in più punti. Niente a che vedere con il romanzo di Tedeschi, i cui sei personaggi ricevono una chiamata che li riporta a quindici anni prima, con un conseguente travaglio emotivo che l’autore descrive con originalità e dovizia di particolari. I protagonisti de Il posto tranquillo sono caratterizzati da quella verosimiglianza che fa tutta la differenza tra un personaggio finito e uno vivo, e che permette al lettore di scivolare dentro la storia. Ma Il posto tranquillo, non è solo la storia di sei amici e di una vacanza in Sardegna, è l’intreccio di tre storie, il coraggio di interrogarsi sulla realizzazione di sé e di darsi risposte dolorose, è il dilemma etico che ancora infuoca gli animi di milioni di italiani.

Da una parte del ring abbiamo Romana Petri, traduttrice affermata e scrittrice pluripremiata e dall’altra Francesco Tedeschi, giovane autore emergente, il vincitore di questa battaglia.

Per concludere ritengo Figli dello stesso padre una lettura forse interessante sotto il profilo psicologico, ma pecca più volte in attendibilità costringendo il lettore a accontentarsi di starsene seduto in poltrona, privato com’è della possibilità di prendere parte alle vite di Emilio e Germano.

Giulia Costi
[email protected]

Author: Giulia Costi

Ci sono domande a cui non riesco a dar risposta e pensieri che mi scavano un buco nel petto. Leggere e scrivere sono la mia medicina, il mio oppio, il filo da sutura che tiene insieme i pezzi del mio io.

Share This Post On
  • Google

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *