Recensione di Ilaria Bonfanti (invita aliena dal Brasile)
“Memorie postume di Brás Cubas” è stato la mia prima sfida letteraria in lingua portoghese.
Devo ammettere che ero piuttosto spaventata all’idea di cimentarmi in un romanzo di questo tipo, privo dell’ausilio che è in grado di darci la nostra lingua madre, per l’occasione sostituita da un vecchio dizionario, refrattario alla maggior parte dei termini letterari.
Allo spavento iniziale è susseguita, da subito, una forte curiosità e, l’amore per le parole, sia che appartengano al mio idioma natio o che siano esotiche come in questo caso, mi ha piacevolmente trascinata in una corrente nuova e musicale.
Leggere in portoghese è stato difficile; per forza di cose più lento e, necessariamente più intuitivo. Devo peró ammettere che allo stesso tempo, la dedizione e l’attenzione che mettevo nel leggere ogni parola mi ha consentito di assaporarle una per una, cosa che oramai non riesco più a fare con testi e traduzioni italiane.
Molto spesso le parole scorrono così veloci da perdersi nel contesto e la poesia di cui è pregno ogni romanzo va un po’ a perdersi nella narrazione e nella voracità che, mio magrado, mi caratterizza quando mi appassiono a una storia.
Brás Cubas è il protagonista di questo romanzo ed è anche il narratore che, da subito, spiega a noi lettori di essere proprio lui “il defunto autore”. Egli riga dopo riga tratteggia un bilancio del suo passato, della sua esistenza, dei suoi amori; ci descrive una vita mediocre ma disperata. Una mediocrità totalitaria che può essere nobilitata solo dalla forza malinconica della narrazione.
Come scriverà lo stesso autore nell’ ultimo capitolo: “Este último capítulo é todo de negativas. Não alcancei a celebridade do emplasto, não fui ministro, não fui califa, não conheci o casamento.”
(“Questo ultimo capitolo è tutto negativo. Non arrivai ad essere un santone curativo, non fui ministro, non fui un califfo, non conobbi il matrimonio”).
Ci troviamo quindi di fronte a un libro di memorie postume dove il genio di Machado si rivela soprattutto nel tratteggio dei personaggi quasi kafkiani, nell’ ironia sconvolgente dei temi proposti e nella loro trattazione cinica e molto intelligente.
Questo raccontare e raccontarsi, è continuamente interrotto da digressioni, da commenti di una certa altura: riferimenti mitologici, storici e filosofici e, da un costante dialogo con ogni singolo lettore, il cui interesse riesce sempre a tenere alto e con il quale crea un botta e risposta continuativo.
Il romanzo comincia con una doppia dedica, la prima: “Ao verme que primeiro roeu as frias carnes do meu cadáver dedico com saudosa lembrança estas memórias póstumas” e una seconda diretta propriamente al lettore. Giá da subito è chiaro il gusto della provocazione, istigazioni continue che coinvolgono noi lettori pagina dopo pagina; una provocazione intelligente e costruttiva che fa di Machado de Assis uno dei più grandi scrittori brasiliani.
“Memorie postume di Brás Cubas” è senza ombra di dubbio un gran romanzo, di quelli che consigli con piacere e regali con altrettanta gioia. Devo ammettere che prima di arrivare a Rio de Janeiro non conoscevo Machado de Assis e, averlo scoperto, rientra sicuramente tra gli splendidi regali che mi sta facendo questa terra.
Per tutti coloro che lo leggeranno, in italiano o in portoghese: Boa preleção!
Ilaria Bonfanti [email protected]