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Palme Selvagge – William Faulkner

Recensione di Ilaria Bonfanti

Wild Palms 2

La sonata opera 111 di Beethoven mi fa pensare a Le palme selvagge di Faulkner, in cui si alternano un racconto d’amore e la storia di un evaso […] una composizione che non può servire da modello a nessun altro romanziere, che può esistere una volta e basta..”

 Kundera aveva ragione: ascoltando questo capolavoro di Beethoven si respira l’atmosfera del romanzo di Faulkner, si percepiscono chiaramente queste due storie che compiono un viaggio parallelo fatto di paesaggi, emozioni e tempi assolutamente differenti.

Come lettrice, da subito ho cercato il punto d’incontro tra una vicenda e l’altra, credendo impossibile che l’autore avesse compiuto una scelta cosi atipica. Decidere di comporre un romanzo focalizzandosi su due racconti che si danno il cambio ma che sono completamente slegati e privi, come sottolinea Kundera, della benché minima comunanza di motivazioni.

Nonostante il collegamento tra le due storie non sia per nulla evidente, non riesco a sposare in toto la tesi che le vede disgiunte e senza alcun tipo di affinità ma uniti da un es muss sein (un “cosi deve essere”) che rimette tutto nelle mani dell’autore.

Si potrebbe azzardare che ciò che unisce le due storie sia il doloroso viaggio compiuto dai protagonisti, un viaggio straziante che sembra non giungere mai a una conclusione positiva.

La prima delle due vicende, intitolata “Palme selvagge”, descrive questa coppia di amanti, nella cui fuga d’amore, l’amore, appunto, e’ coperto da strati di sofferenza e da un continuo combattimento contro la vita, il freddo, i sensi di colpa, l’incapacità’ di trovare la serenità’.

La seconda avventura: “Il vecchio”, racconta di un detenuto che durante l’inondazione del Mississipi salva una donna gravida, l’aiuta a partorire portandola in salvo con il bambino. Anche in questo caso la disperazione e’ compagna di viaggio del carcerato e lo porterà a scegliere di tornare alla vita carceraria.

Una gestante salvata insieme al figlio, che si va a contrapporre a una che muore in seguito ad un’interruzione di gravidanza mal fatta, nell’illusione di un amore che ha portato solo all’autodistruzione.

I due uomini invece, pur appartenendo a due racconti separati e completamente differenti, si ritrovano ad avere una fine comune: entrambi in carcere, entrambi di fronte a un bivio scelgono il tormento del ricordo, la rassegnazione.

Faulkner riesce a dare ad ogni frase la consistenza di un pugno nello stomaco, le sue pagine trasudano angosciosa sofferenza e accompagnano alla perfezione questi due pellegrinaggi verso la mecca del dolore.

Ammetto che una volta terminato il libro, rimane un forte nodo alla gola, la consapevolezza che per nulla al mondo vorresti ci fosse un seguito. Ma ciò non fa altro che dimostrare quanto Faulkner sia un mostro di bravura, che descrive lo strazio del vivere come pochi sono riusciti a fare.

Ilaria Bonfanti
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Author: Ilaria Bonfanti

"Dammi del caffè (molto) nero bollente, una zucca da mettere nel forno e una bic nera senza gel, senza cappuccio e senza troppi fronzoli e ti assicuro che siamo già sulla buona strada. Aggiungici i miei ventisette anni e una vita divisa tra Bergamo e Rio de Janeiro, vita che mi ha resa una polentona con il sorriso carioca. Vanno a completare il quadro un giradischi che non smette mai di suonare musica, quella stessa musica rubata ai vari mercatini di antiquariato e, una montagna di libri. Libri che stanno nella testa, nei ricordi, nelle intenzioni e in giro per tutta la casa. Colleziono Baroni rampanti nelle diverse lingue, adoro andare al mare in bicicletta, stare in silenzio in autunno e rubare l'uvetta dalle fette di panettone. Non sopporto le colazioni fatte di fretta, le persone arroganti e il mese di novembre. Questa sono io e, con un po' di fortuna, ci capiterà di scontrarci in una libreria in giro per il mondo."

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