Libro salvato da Ilaria Bonfanti
Scegliere il libro da recensire per lo speciale di questo mese è stato veramente complicato; sapevo che sarebbe stata una decisione lunga e particolarmente ostica ma non pensavo fino a questo punto.
Le ore infinite trascorse sui mezzi pubblici carioca mi hanno vista decisamente combattuta: sono passata da Dostoevskij a Kafka con impressionante velocità; successivamente mi sono ritrovata in quella selva, oscura quanto spettacolare, che è la Divina Commedia. C’è stato poi uno stop significativo davanti alle Memorie di Adriano ed alla Trilogia di Calvino.
Continuavo a pensare ai libri più “belli” letti in questi anni, a quelli che mi avevano tenuta sveglia per notti intere, alle storie che mi hanno cambiato la vita e a quelle con cui ho litigato per mesi e mesi cercando di capire cosa volessero dirmi.
Il tamburo di latta, La coscienza di Zeno, e poi Wilde, Orwell, Kerouac; la lista mi pareva infinita e non riuscivo a vederne una via d’uscita.
A Rio capita spesso che ai semafori ci siano persone che improvvisano spettacoli: cantanti, ballerini, pagliacci. Credo sia stato in uno di quei frangenti in cui ho preso la mia tanto sofferta decisione:
Opinioni di un clown.
Strana, la vita, ore passate a pensare alle storie più fantastiche che avessi mai letto e, invece, la scelta “finale” è ricaduta su un libro che parla di una “brutta storia”, senza colpi di scena e senza lieto fine, un romanzo privo di avventure entusiasmanti o di geniali passaggi letterari.
Opinioni di un clown è un libro triste, a partire dallo scenario: una Bonn post-bellica caratterizzata da una società sempre più ipocrita, attaccata al materialismo e ad un finto cattolicesimo borghese. È un romanzo ironico e cinico che passa in rassegna la Germania nella fase successiva al nazismo, condannandola in tutto e per tutto.
È una storia raccontata in prima persona da un pagliaccio, ma il sorriso del lettore è amaro.
Hans Schiner è un clown che ha smesso di far ridere, un giovane uomo che dopo anni passati a girovagare si ritrova nella sua casa, nella sua Bonn, senza fidanzata e costretto a rimanere fermo di fronte a un se stesso senza cerone.
“Mi guardai allo specchio: i miei occhi erano completamente vuoti, per la prima volta non avevo bisogno di fissarmi allo specchio per una mezz’ora e fare ginnastica facciale per svuotarli. Era il volto di un suicida.”
Il romanzo si svolge in un arco temporale estremamente ridotto, in una casa poco vissuta e le opinioni del narratore ci accompagnano fino a lasciarci senza energie, con la speranza che qualcosa cambi, che le pagine rimanenti non assecondino lo sconforto del protagonista.
Hans Schiner è un eroe sconfitto dalla società, quella stessa società che non è però riuscita a cambiarlo a suo piacimento.
Opinioni di un clown è un testo difficile, e non per come è scritto, ma per quello che dice, per le sensazioni che trasmette, per la realtà che traspare pagina dopo pagina, nel suo squallore, nella sua fatica, nella sua verità.
Questo romanzo non è fatto per evadere dalla realtà, ma è la prova innegabile che anche sulla desolazione di quest’ultima si può scrivere un capolavoro.
Ilaria Bonfanti [email protected]
31 gennaio 2013
Trovo che la scelta di questo libro sia particolarmente indovinata. Sin da Shakespeare, il clown-buffone è l’unico che può dire la verità al Re…
19 ottobre 2013
Anche a me è venuto in mente di recensirlo vedendo i clown ai semafori (A Torino, però) http://gynepraio.com/2013/07/26/bookshelf-le-opinioni-di-un-clown/