invia il tuo racconto inedito

Il Treno

Racconto scritto e proposto da Alessandro Dantonio

Il pesce scivola sullo specchio del mare. Stai seduto al tuo posto tranquillo, sul treno che ti porta laggiù, altrove. E con il pensiero arriva l’immagine. Il tuo mare azzurro oggi non è furioso come quello che hai visto dall’alta scogliera di Nazaré, l’oceano di Finisterrae, ma è la placida calma filosofica del mediterraneo di mattina, in un’estate calda del sole delle 9.

Hai notato che i treni da un po’ di anni non fanno più il rumore di un tempo?

Il tizio che ti sta seduto di fronte ha un volto inutile, una smorfia corrugata di espressione vacua, di quelle che non ti piacciono, che non vorresti incontrare nemmeno per caso nel minuto di un caffè preso al banco, fianco a fianco, in un bar di periferia. E invece state viaggiando praticamente insieme.

Dove voglio arrivare? Voglio arrivare che sei lì, seduto e traballante su quel vagone, e non sai davvero dove stai andando. Certo, sai che ti sta aspettando un lavoro, il tuo, laggiù, ma non sai davvero per quanto ancora. Non sai se lo farai con amore o con odio, e resistenza. E non sai un cazzo di quel che vorresti davvero fare. E non sai che cosa saresti capace di fare per avere altro da questa vita in regalo.

Ora, il mare, il tuo mare, così placido e sicuro, s’increspa in un’onda più alta, e assorbe,mugghiando un poco più forte, il silenzio del tuo pensiero. La sua immagine è lì, viva negli occhi sbattuti sul finestrino, vedi la schiuma biancastra dell’onda rovesciarsi sulla sabbia e poi sparire.

C’è una donna che ti aspetta. Ma non l’hai voluta, l’hai ereditata dal caso. È così. E hai il sospetto, mentre il treno lentamente riparte dall’ultima stazione, che troppe volte il caso ti ha guidato nelle tue scelte. E non hai scelto. Ora vorresti aggrapparti per un attimo alla certezza di quel volto infingardo che ti siede di fronte. Ma quello dorme, ha chiuso gli occhi per un momento. La sua forza non vacilla come la tua, gli concede tutta la serenità di un brevissimo

sonno. Provi allora a riaccendere l’immagine del tuo mare. La spiaggia salata e arsa del primo pomeriggio s’anima di figure, il mare è agitato, non più solo e mitico, ma ospite suo malgrado di sfaccendati bagnanti opachi e sguaiati. Non funziona.

Perché ti dico questo? Perché è una certezza che il dolore arriverà, il tuo dolore, inatteso e struggente. Arriverà quando si saranno spente le tue energie, la poca e vaga voglia di tenergli testa. Allora sarai vinto, dolorante e vinto.

A mente conti le fermate che il treno ancora deve fare, prima che tu sia arrivato e possa

Scendere.

Alessandro Dantonio

Author: Alieni Metropolitani

Gli Alieni Metropolitani non cercano soluzioni. A volte ne trovano… é irrilevante. Appartengono alla Società e con sguardo consapevole ne colgono l’inconsistenza. Non sono accomunati da ideologia, religione o stile di vita ma da una medesima percezione del mondo. Accettano i riti della vita, riuscendone a provare imbarazzo. Scrivere! Una reazione creativa alla sterile inconsistenza del mondo.

Share This Post On
  • Google

3 Comments

  1. Un racconto splendido,pieno di emozioni. Il “locus amoenus” del mare e il treno che procede comunque, le scelte che si fanno anche quando non si sceglie davvero. Complimenti

    Post a Reply
  2. @Maddalena Broletti: È vero, non c’è dissonanza, anzi. Le onde del mare ricordano molto i movimenti sussultori del treno, che come i moti dell’acqua possono portarti alla deriva… Davvero bello

    Post a Reply
  3. Il caso non esiste.

    Post a Reply

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *