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Racconto scritto e proposto da Antonino Giuffrè

Ant in the Rain – Deviant Art – by Ploogy

L‘aria di campagna non è così salutare come dicono i calabroni, forse perché quaggiù, nell’umida fanghiglia, si vive peggio che in cielo. Ogni giorno si lavora a cottimo fino a tarda sera risalendo astili di alberi e odorose piantine che il Signor. K. coltiva amorevolmente, nonostante i pessimi risultati, nel proprio orticello.
La mia è una vita priva di soddisfazioni ma almeno non mi stanco. Al contrario delle altre formiche, in rigorose frotte militari, che provano chissà quale piacere a raccogliere cibo per l’inverno venturo. E mi chiedo se sia lecito sfiancarsi duramente oggi per ciò che domani sarà pane degli altri.
Avevo anche cercato l’amore quando ancora nel petto c’erano dei battiti per qualcuna in particolare. O almeno immaginavo ci fossero. Poi mi sono reso conto di possedere zampette troppo corte rispetto a quelle degli altri miei simili e pertanto, poco a poco, senza più dolermene, ho rinunciato pure all’idea che potesse esistere l’altra metà della mia incomprensione.
Adesso me ne sto in una cava all’ombra di un fico. Esco solo se la necessità me lo impone, di notte. Non parlo più con nessuno e, qualora lo faccia, è a ragione della mia stessa sopravvivenza. È tanto monotona la loro giornata che la noia di non fare niente mi sembra persino più bella.
D’un tratto sento dei tuoni terribili. Le nuvole grondanti si squarciano alle vivide luminescenze di lampi improvvisi. Gli uccelli volano imbizzarriti in cerca di riparo. Nell’aria si respira l’invisibile pesantezza di questo momento. Il signor K., al sicuro, guarda la sua campagna dalla finestra.
Ora, è finito il temporale e tutto torna lentamente alla normalità. Il sole splende alto e gli animali, con ritrovata allegria, si riavviano ai loro soliti commerci. Dunque, sono salvo nel mio nascondiglio ma il popolo di formiche a cui appartenevo non c’è più. Hanno rischiato sotto la pioggia battente. Sono morti mentre li osservavo a mezza luce.

Antonino Giuffrè