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Kafka sulla Spiaggia – Murakami Haruki

Recensione di Giorgio Michelangelo Fabbrucci

Kafka sulla Spiaggia disorienta il lettore come un labirinto, lo conquista nell’ansia di un filo d’Arianna, lo abbandona donandogli qualche frammento di cultura ed una lezione magistrale di fantasia.

Kafka sulla Spiaggia non può essere definito facilmente. Potrebbe essere un romanzo di formazione, un fantasy, un testo di miti shintoisti… ma non lo è. Questo romanzo sfugge alle classificazioni cambiando (più della stessa blatta kafkiana) di pelle e di senso nelle sue cinquecento pagine di svolgimento.

La struttura è relativamente semplice. Due linee di narrazione legate a due personaggi principali, che si alternano di capitolo in capitolo.

Da un lato Tamura Kafka, ragazzo di 15 anni in fuga dal padre scultore (folle e sadico) e dal suo tragico (pienamente Edipico) anatema; dall’altra Nakata, un vecchietto rimasto imbecille dopo uno strano fenomeno di trance avvenuto in gioventù, durante la seconda guerra mondiale, attraverso il quale ha appreso la capacità di parlare con i gatti.

Fin qui tutto potrebbe apparire semplice se non fosse che, per entrambe le storie (così come per tutti gli altri personaggi del romanzo) vi è un livello di narrazione parallelo che non riguarda, per così dire, le vicende storiche dei protagonisti, ma piuttosto quelle metafisiche.

Se Tamura Kafka è infatti dotato di un alter ego spirituale (una specie di coscienza incarnata) denominato Ragazzo Corvo (Corvo in ceco si dice appunto Kafka), dall’altra il nostro vecchietto ha una missione concernente l’apertura e la chiusura di una porta verso un’altra dimensione.

Tutto ciò basterebbe a stupire, ma trattando l’autore i diversi livelli (dimensioni?) come identici, senza dare preminenza all’uno sull’altro, il lettore potrà provare due contrastanti sentimenti: totale incomprensione del testo o, all’opposto, senso di stupore e di scoperta.

Quest’ultimo è stato il mio sentimento. Kafka sulla Spiaggia mi ha conquistato fin dalle prime pagine ed ha mantenuto altissimo il mio interesse per tutta la durata del testo. Non mi sono affezionato alle strane figure simboliche di cui è intriso il romanzo (de gustibus non disputandum est), piuttosto mi ha conquistato la grande capacità affabulatoria dell’autore, le sue importanti riflessioni sulla vita e ancor più le molte citazioni colte (con espliciti intenti divulgativi) di cui ha riempito i discorsi dei suoi bizzarri personaggi, spaziando dalla cultura classica, alla musica europea, fino alla religione e alla tradizione letteraria Giapponese.

Questa ricchezza e questi contrasti rendono Kafka sulla Spiaggia, a mio modesto avviso, un esempio felice di letteratura globalizzata.

Author: Giorgio Michelangelo

Giorgio Michelangelo Fabbrucci (Treviglio, 1980). Professionista del marketing e della comunicazione dal 2005. Resosi conto dell'epoca misera e balorda in cui vive, non riconoscendosi simile ai suoi simili, ha fondato gli Alieni Metropolitani... e ha iniziato a scrivere.

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8 Comments

  1. Mi piace quando un libro mi disorienta.

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  2. …mi ha affascinato per i tre quarti, poi il finale mi ha deluso. I fili narrativi attivati non si incontrano, non si capiscono le relazioni mtra fatti e personaggi. Anche il surreale deve avere un senso. Ammirevole la cultura letteraria e umanistica dell’autore e l’empatia che ispirano i suoi personaggi, ma la sensazione che mi resta dopo una lettura intensa, di pochi giorni, è di disappunto e frustrazione :-(

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  3. Ciao Gisella. Grazie per aver condiviso il tuo punto di vista. Anch’io come te, ritengo che il finale lasci perplessi. Nondimeno questa “inconcludenza” non mi ha frustrato. Forse la simpatia provata per i protagonisti me li ha resi immuni da qualsiasi finale, come se fossero personaggi reali che continuino la loro esistenza indipendentemente dal libro e dall’autore.
    Ti consiglio, dello stesso autore, la fine del mondo e il paese delle meraviglie. Simile nella tecnica narrativa, ugualmente surreale, ma meglio riuscito, a mio modesto avviso.

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  4. Leggo normalmente su e-reader e mi appunto elettronicamente pensieri particolari, belle frasi, riflessioni profonde su cui poi ritorno e rifletto a fine lettura e anche mesi e anni dopo. Per Kafka, a parte il Trio del Granduca da ascoltare, non ho appuntato nulla! Libro leggero, leggibile, ma francamente modesto. Sono stato tentato più volte di abbandonarlo ma ho tenuto per vedere dove l’autore voleva arrivare. Non voleva arrivare da nessuna parte. Peggio ancora di 1Q84. Murakami non è per me.

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  5. Secondo me in realtà il surreale è proprio ciò che contraddistingue lo stile dell’autore ed è forse anche ciò che i lettori apprezzano maggiormente in lui. Anche se a volte può disorientare…

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