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Una Domenica così bella!

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Racconto proposto da Alfredo Perna

Marcella quando sto con te mi sento veramente bene, però tu non te ne rendi conto. Ci sono cose che non sai. Tutto quello che ho lo dò a te e tutto ciò che faccio e che farò sarà sempre e solo per te. Però tu non te ne accorgi proprio. Ho arredato quest’appartamento per te: ho comprato questo televisore, questo lampadario di cristallo, questo letto, queste lenzuola che stanno sempre in disordine. Se prendo un impegno, lo porto sino in fondo, perché sono quel tipo di persona. E tu lo sai bene. Non mi tiro mai indietro, perché tu sei la mia unica ragione di vita”.

Lei non dice niente.

È seduta sulla sponda del letto, con le ginocchia raccolte nelle lunghe braccia bianche.

Ha l’aria perspicace di chi non è interessato al peso dei problemi del mondo. Sul comodino, sotto un paio di lenti da sole, c’è un vecchio quotidiano piegato in quattro. A pagina quindici, in fondo a sinistra c’è un trafiletto che parla delle mie gesta, ma Marcella non è il tipo di persona da leggere i giornali. Una sigaretta spenta pende dalle sue labbra mentre si lascia accarezzare dai sottili fasci di luce dorata che penetrano dagli interstizi della tapparella.

Prendo anch’io una sigaretta, la accendo e inalo il fumo liberandolo nell’aria.

La nostra stanza ha il sapore viziato della notte, del nostro sudore, di certe cose fatte, dette e non dette tra me e lei.

Marcella gli anni purtroppo passano e non si può tornare indietro. Ho fatto delle scelte difficili e non me ne sono nemmeno reso conto. La vita, sai, non ti regala un libretto di istruzioni per l’uso e devi essere bravo tu ad interpretarla. Devo usare il tempo che mi rimane per raccogliere quanto ho seminato nel corso degli anni, per mettere a posto un po’ di cose e cominciare finalmente a stare bene. Devo provare a stare bene per davvero. Il tempo passa, il mese venturo avrò quarant’anni e ci sono certe nuove esigenze che vorrei che anche tu incominciassi a vedere”.

Lei dice di non riuscire a comprendere questo mio discorso.

Le risulta nuovo, insolito.

Non ho mai parlato così, a suo dire: prima ero sempre stato il classico tipo taciturno.

Si agita, allarga le braccia liberando le ginocchia, si alza dal letto e solleva la tapparella. La luce del giorno ci sommerge come una violenta onda bianca.

È finita tutta la magia di poco fa. La quiete, la serenità di una camera da letto immersa nella penombra è finita.

Non importa.

Alla fine non è colpa mia se non ho la certezza che lei riesca a capirmi: il punto della questione è chi sta invecchiando sono io, non lei, e lei non riesce ancora a comprendere tutta una serie di cose che soltanto ora sono diventate più chiare, dentro di me.

Ha i capelli tutti in disordine e, tranne per il perizoma, è completamente nuda. Dalla sua borsa di pelle tira fuori l’accendino, e finalmente si accende la sigaretta.

È domenica mattina.

Sembra quasi di essere gli ultimi sopravvissuti di una lunga battaglia consumata nel silenzio più completo, senza fare notizia.

È una domenica così bella!”, esclama. “Guarda fuori il mondo com’è bello, Vito!”.

Appoggia una spalla allo stipite della finestra, porta il filtro giallo alle labbra, inspira il fumo e lo espelle contro il vetro. “Io non so proprio come fai a pensare a certe cose, quando fuori c’è una giornata tanto bella!”.

Disteso sul letto, la testa sul cuscino, attraverso i vetri della finestra, riesco a vedere solamente un pezzetto di cielo, azzurro come il mare in estate. Degli uccelli, grossi quanto due puntini neri, si staccano dagli alberi e disegnano una breve traiettoria per poi sparire subito dalla mia vista.

Il mondo esiste a prescindere da noi.

Qualcosa o qualcuno l’ha creato e l’ha messo in moto, poi certo dipende dai punti di vista. Per me il cielo è soltanto cielo, il mare soltanto mare, così come gli uccelli, i rami degli alberi o gli uomini non sono nulla al di là di se stessi.

Anche se fuori della finestra c’è una bella giornata, il mondo non è affatto bello, secondo me.

Eccovi un esempio di questa mia affermazione, per aiutarvi a comprendere.

Giusto l’altra sera sono uscito di casa. Ho messo in moto lo scooter e mi sono messo a girare per la città con una pistola scacciacani ed una calza arrotolata in tasca. Quando ho compreso che era giunto il momento opportuno ho spento il motore, la testa avvolta nella calza, e sono entrato nella tabaccheria, alla fine di Via Garibaldi.

Dammi l’incasso o sparo!”, ho intimato all’uomo. Quello, appena ha visto l’arma, ha subito assunto un’espressione terribile: era un tipo basso, coi capelli bianchi e due fondi di bottiglia per occhiali. Ha immediatamente sollevato le mani e si è messo a tremare.

Fare una rapina non è una cosa facile da raccontare, figuratevi portarla a termine: non sarei in grado di descrivere il terrore di quell’uomo nemmeno a qualcuno che ha già rubato qualcosa.

L’incasso!”, ho ruggito ancora.

L’uomo continuava a tremare, così ho aperto io stesso la cassa e ho afferrato 300 euro circa.

La parte più difficile è stata quella del ritorno.

Mentre scappavo a bordo dello scooter ho sentito la coscienza sporcarsi e nascondersi nella plastica di una pistola scacciacani, la paura assalirmi nello stomaco come un commando in azione e l’aria umida della notte abbattersi sulle mani che non volevano saperne di smettere di tremare.

Qualcuno provi a spiegarmi tutto questo, e la bellezza di quest’insulsa domenica, dunque.

È una domenica così bella, sta dicendo lei.

Lo sta ripetendo ed io per qualche momento voglio crederle. Ma è tutto inutile, già lo so.

Spengo la sigaretta e le volto le spalle. Giro le spalle a lei e al sole del mattino, afflitto e pensieroso, con la sensazione di una bugia che continua a rimanere tale, di una verità non detta che muore sulle mie labbra e mi tormenta la testa.

Chiudo gli occhi e cerco di non pensare, anche se c’è qualcosa dentro di me che non riesco davvero a risolvere, in questa domenica “così bella”.

___

Alfredo Perna

 

Author: Alieni Metropolitani

Gli Alieni Metropolitani non cercano soluzioni. A volte ne trovano… é irrilevante. Appartengono alla Società e con sguardo consapevole ne colgono l’inconsistenza. Non sono accomunati da ideologia, religione o stile di vita ma da una medesima percezione del mondo. Accettano i riti della vita, riuscendone a provare imbarazzo. Scrivere! Una reazione creativa alla sterile inconsistenza del mondo.

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