ogni canto un insulto, radioattive squadre al vertice, diagonali
william dollace
Trentatre anni. Trentatre. Dica trentatre. Sveglia biologica. Lento risveglio, bava gialla sul cuscino, stanza piccola, una cella di pareti bianche asettiche simulano vergogna e tradimento, zero attenuazione, di nessun silenzio.
Dal cortile arriva l’audio di un passa-il-pallone, le voci dalla porta urlano sigarette. Si sono polverizzate le distinzioni, cavi attaccati incomparabili contengono vasdotti e scoli di morti locali con flash d’autore e immortalità ricomprabile dopo la morte in forma di disobbedienza. Controllo. Controllo del controllare e di ogni forma del controllabile, mai prendere il là, sulla questione dell’essere incerti. Ogni scelta Destinata. Ogni Soccombere da Protocollo. Manca un mese alla mia uscita da qui. Fuori Puttane per Gloria e Raffinerie Rapprese si dilatano al calore del sole e dei dettagli.
Omicidi in prima serata.
Operazione prendi il latitante.
Trovate fosse comuni di rifiuti tossici.
Show inguinali.
Volontarie in Fauna Selvatica.
Cani addomesticabili.
Padroni Sincronizzati.
Sincopi.
Infarti del miocardio.
Funerali allo Stato.
Il buco nel muro mi dice che è quasi buio, alle ore 19.15 mi hanno comunicato il prossimo dosaggio, ascolto in cuffia l’avanzare scolpito, radura del tempo, lo scolarsi di ogni Stalker in avanscoperta al Tempio. Gli Angeli stanno guardando. L’Orrore. Tredici punti esclamativi. Ventisette punti di sutura.
Quando ero piccolo..mmh, quando ero piccolo, che cazzo. Posso fumare una Gauloises?
Dice? Non credo. Non lo so. Non ricordo niente.
Il collage di dialoghi bisbiglia canta e piange, zingari devoti, pistoleri morti, camera a mano che scioglie dei di plastica zippati, è come una festa senza le trombette e senza immagini liofilizzate da social-stanzette, urla a schermi giganti rappresentano funghi atomici digitali, sento un formicolio sotto pelle, fumetti prendono vita, calcano il palco con in mano un fucile da quarta dimensione, tutto tasti e collisione, sono in un mirino, sorrido, l’immagine di me prende forma da lontano, colgo l’occasione di non essermi accanto, la dimensione è da call-center a 2,40 metri da terra, bassa velocità sorvolando, schianti di buongiorno signore, cuori d’oro, offerte regalo egregio gentilissimo, sganci di bombe, strisciate di carte di credito e in mezzo, non so perché, tu, né maschio né femmina, col talento di un terremoto epicentro duemilaeuno, odissea scanner, oscuro tramandare e ricordare, una sequenza è come una sequenza: al veleno segue il Coniglio, la gabbia, l’ascesa, l’epilessia, sifilide, ogni mutilazione.
Ti sei mai tagliato?
Credo al potere di ogni musica. Alla profondità del mio campo audio. E’ una prova di sanità, mentale, dentale, anale, ogni buco viene esaminato, con sottoscrizione tacita di un permesso costretto, seriale, comandamenti e ubbidienti, tavolette su cartine ripiegabili di milligrammi e scalate memorabili, senza immaginazione ovunque è incendio, megalomania, scienziati colonizzati dalle morti All-stars, flash player, stucchevole vita infranta, non c’è intervista, ci mancherà, mondo, scuse pubbliche, auto lanciate contro i semafori a piegare vetrine sollevate, amplificatori, scommesse, orgasmi via cavo.
Immagino di sì, hai 7 cicatrici verticali sui polsi.
Incisioni, memorie danzanti a volume assordante, scempio, modernismo, stupidità baritonale, coalizione internazione, polis, PIL, letteralmente, perdite contrassegnate di sessioni sulla pelle.
Un mese, un mese e me ne vado.
Cervello a palla canta di corpi in capitoli di pelle, cuoio per ballare, sogni di piombo, fuochi nei cieli stereo, Angeli incendiati della Memoria.
Vedremo.
Tutto Brucia, è Lo scempio di ogni potere immaginativo, il ballo in maschera che è l’amore strapazzato da ogni gioco di ruolo si vuota in bottiglie di acqua naturale, bombe a mano, petardi, metanfetamine.
Lei è stato ricoverato per tentato suicidio.
Ricordo ancora la prima volta che ho avuto consapevolezza che fosse successo. Ritorno dal lavoro, tardi, capitolato, raso al suolo, chiuso, camera da letto, isterismo bellicoso, Lacrime.
Tieni, asciugati pure.
Ma io non sto piangendo.
E Ogni giorno: Come se non ci fosse notte.
E Ogni Profezia: come se fosse già stata pronunciata.
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Racconto scritto e proposto da William Dollace
21 giugno 2012
È incredibile che a volte le frasi vengano capite. Distrutta la mia apatia per tutto ciò che somiglia ad un film o un libro, semplici suoni posti uno accanto all’altro che vogliono comunicare qualcosa. E così sono riuscito a prendere me stesso. Sorpreso nudo davanti allo specchio ho scoperto di non aver più nulla da nascondere, ed è stata proprio la tua assenza a costringermi a voltarmi. Incredibile come questi suoni via via che vengono scanditi da ricordi più remoti: schemi cerebrali di passaggio: identificazioni mortuarie possano significare per ognuno qualsiasi cosa. Affezione: qualcosa del tipo un commento:
faccio mie le tue parole
ti sono vicino
mi hai toccato profondamente
straordinario
ti stimo tantissimo
…. Niente. Ti voglio bene. Ciao e soprattutto grazie per una piccola rinascita.
E.J.
21 giugno 2012
La comprensione presa come cavalcare l’aria, lasciare liberi gli oggetti di comunicare, perché il suono si annida e colpisce, non è forse il semplice suono nella testa, è il suono e basta, qualcosa come tipo una risposta, previa ammissione di uccisione di cinematografia: pure io.
w.
10 marzo 2014
Buona sperimentazione