In Finlandia se ti vedono per strada con una cartina aperta in mano ti chiedono dove devi andare e si fanno in quattro per darti indicazioni.
In Finlandia ti fanno incazzare perché la pinta di birra non te la riempiono mai fino all’orlo come Dio comanda, ma sempre un dito di meno.
In Finlandia si mangia veramente male, non sono schizzinoso, ma il piatto tipico di Tampere è un salsicciotto scuro in salsa ai frutti di bosco.
In Finlandia ci sono veramente un botto di laghi, la Finlandia è un groviera di laghi, alcuni paiono il mare ed altri sono poco più che una grossa pozza.
In Finlandia non c’è poi tutta ‘sta gran figa.
In Finlandia c’è l’euro, tutti sanno l’inglese, il wi-fi è ovunque.
La chiamata mi è arrivata mentre mi trovavo ad Helsinki, in Finlandia.
Se non avessi sbagliato strada non ci sarei mai nemmeno passato per quella via. Ora invece me la ricorderò per tutta la vita.
Numero italiano. Non è in rubrica, lavoro escluso perché è domenica, chi cazzo rompe i coglioni? Rispondo? Rispondo.
Ah, sei tu. Stai chiamando con un altro numero perché hai finito il credito? Non c’è problema.
Ma, scusa, il gran giorno non è oggi? Ah, fra due ore. E sei al telefono con me? Volevi ringraziarmi per il messaggio di ieri? Nulla, certo, sono contento per te (cosa avrei dovuto scriverti? fanculo, mi viene da vomitare e vorrei tirare testate contro il muro?).
Come, non hai ancora messo il vestito? E l’acconciatura? Ah, una cosa semplice.
Certo, certo, certo.
(Senti… che dovrei fare, saltare in macchina, collezionare infrazioni, venire lì e portarti via? Ma sono in Finlandia, cazzo!).
Ora metti giù ed entri nello “scafandro”? (No, non mettere giù!).
Sei ancora lì? Io sì, ci sono. Che mangiate, porchetta? Buona, alternativa. Cool.
Ciao ciao ciao. (Non mettere giù!).
Gli invitati quanti sono? Mamma, tanti. Certo, tra parenti e amici…
Ciao ciao ciao.
Certo, poi mi racconti. Sarai buffa con l’anello al dito. Ma no, vedrai che non ti senti male. (Non mettere giù!).
La giornata è bella, è una fortuna. Sarà una bella festa. Sarai bellissima di sicuro.
Ciao ciao ciao…
Ciao ciao…
Ciao.
Lo schermo è buio. Mi guardo intorno. I bambini continuano a giocare nel parco, i cani corrono e abbaiano, la ragazza esegue i suoi esercizi. Nessuno mi guarda. Come fai, mondo, ad andare avanti come sempre dopo questa telefonata?
Riprendo la strada stordito, barcollo.
Due ore dopo sono in attesa del traghetto, seduto da solo al tavolino di un bar. Si sta bene all’aperto anche in Finlandia, oggi. I gabbiani volteggiano, garriscono e se ne fottono. Badano solo ad imbrattare di guano la testa della statua, come da noi i piccioni. Si chiama guano anche la merda di piccione?
Alzo il bicchiere e lo trattengo in aria qualche secondo: brindo, sconsolato, sincero, alla tua felicità. Il cameriere mi guarda e non capisce.
Finisco la birra, con calma. Me ne serviranno altre, stasera.
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Racconto scritto e proposto da Simone Tango
25 giugno 2012
Minimale, non è male. Coraggio, fratello.