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Ethan Coen – I Cancelli dell’Eden

Recensione di Andrea Corona

«Come spesso capita anche nei grandi progetti della storia, il motivo per cui De Louie aveva scelto quel posto era di una inconsistenza sorprendente». Basterebbe questa frase ad esplicare la poetica di Ethan Coen, scrittore, poeta, autore teatrale e cinematografico. La citazione, tratta dal racconto Camorra minneapolitana, fa riferimento alla storia di Luigi Castellano, un camorrista emigrato a New York negli anni della Grande Guerra e trasferitosi poi a Minneapolis perché convinto che questo nome volesse dire “Nuova Napoli”. Con grande nostalgia della sua città natale, infatti, Joe De Louie – come poi prese a farsi chiamare – era mosso dal presupposto che Minneapolis ne fosse in un certo senso l’equivalente americano, «con i laghi a fare la parte del Golfo e altre analogie che senz’altro si sarebbero rivelate non appena vi si fosse trasferito». Partito col proposito di avviare attività criminose, De Louie, giunto nel Minnesota, non troverà altro che la desolazione più totale. La sonnolenta e innevata Minneapolis, insomma, si rivelerà ben lontana dalla sua cara Napoli.

Già da questo racconto, uno dei primi del volume, si evince quella poetica della vacuità che contraddistingue pressoché tutte le storie coeniane. I personaggi di Ethan Coen, infatti, sono soliti caratterizzarsi per le energie che immettono in progetti inevitabilmente fallaci, prodigandosi per escogitare dei piani inattuabili, che non si confanno né alle circostanze, né al contesto e né tantomeno alla propria natura. È questo il caso di Joe Carmody, il giovane protagonista de Il destino, il quale, deluso da una laurea che lo vedrebbe destinato (appunto) a una vita da editore, insegnate o agente pubblicitario, decide di andare «alla ricerca di se stesso» improvvisandosi prima pugile e poi detective, con effetti ovviamente disastrosi.

Personalmente, ritengo assai plausibile che Carmody sia una parodia di Carmady, uno dei personaggi creati da Raymond Chandler nella fase bassa della sua carriera. Sebbene sia meno celebre rispetto a Philip Marlowe, il detective Carmady ha comunque segnato il filone della letteratura hard-boiled dal quale Ethan Coen attinge a piene mani.

Gli scenari alla Raymond Chandler, Dashiell Hammett e James C. Cain tornano a manifestarsi in forma più esplicita anche in altri racconti, da I cancelli dell’Eden, che dà il titolo alla raccolta, ad Hector Berlioz, investigatore privato, scritto a mo’ di radiodramma. È in racconti come questi che emerge la forza di un autore così particolare come Ethan Coen. È stato già notato come i personaggi coeniani non siano attanziali, vale a dire che non sono stereotipati. A questa osservazione aggiungerei, tuttavia, che le sue storie presentano comunque dei modelli attanziali, cioè dei modelli di prevedibilità che facilita la lettura delle azioni. Ma è proprio grazie a schemi narrativi già noti che il tutto può diventare suscettibile di variazioni inventive. Ecco allora che il cinico detective può grugnire come da copione in faccia ai suoi interlocutori, salvo poi, impensabilmente, improvvisamente, chiedere scusa (è il caso di Hector Berlioz) o piagnucolare dalla vergogna (come farà Joe Gendreau ne I cancelli dell’Eden).

Concludo: questa raccolta di racconti è stata pubblicata in volume nel 1998 e tradotta in Italia da Einaudi, un anno dopo, sull’onda del successo del film Il Grande Lebowski (a proposito: il Lebowski del titolo non è Drugo, come tutti dicono, bensì «l’altro Lebowski, il miliardario»). Oltre a scrivere per il cinema insieme al fratello Joel, Ethan Coen ha pubblicato, fra gli anni Ottanta e Novanta, una serie di racconti sul New Yorker e su Playboy. Alcuni di essi sono poi stati raccolti in questo volume. Ma Ethan, come si accennava in apertura, è anche autore di sillogi poetiche (The Drunken Driver Has the Right of Way, The Day The World Ends) e autore teatrale (Almost an Evening). Insomma, è uno di quei tanti, troppi scrittori ancora misconosciuti in Italia.

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Andrea Corona

twitter@alienimetropoli

Author: Andrea Corona

Andrea Corona (Napoli 1982) lavora in campo editoriale. Saggista, è autore di scritti filosofici e letterari pubblicati in volume e su rivista. Per gli Alieni scrive racconti, recensioni e saggi brevi.

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1 Comment

  1. Approfitto di questa recensione per segnalare che proprio stasera ha inizio su Rai4 il ciclo di film “American Tales”, rassegna cinematografica sull’America contemporanea che si apre proprio coi bellissimi film di Joel & Ethan Coen “Fargo” e “Non è un paese per vecchi”

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