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Emma & Bianca

Racconto di Ilaria Bonfanti

 

-Se tornasse?-

-Non tornerà.-

-Sì ma, se lo facesse? Cosa faresti?-

 

Nel circolo vizioso delle domande che non bisognerebbe mai farsi, Emma aveva una compagna fidata.

Emma e Bianca avevano un passato comune, un dolore comune, un ex fidanzato in comune.

Quello che ti rovina la vita. Per dirlo come è giusto che si dica. Quello che ti rovina la vita l’aveva rovinata ad entrambe.

 

-E se tornasse da te invece Bianca, tu cosa faresti?-

-Non tornerebbe mai da me.-

-Sì, ma se lo facesse dico, se lo facesse cosa gli diresti?-

-Non gli direi nulla. Lo ucciderei.-

 

Bianca era di poche parole. Bianca era rimasta bianca nonostante la vita ce l’avesse messa tutta per sporcarla di fango. Bianca era come la neve in alta montagna, in quei sentieri dove non passa nessuno, dove la neve rimane candida, dove la neve rimane neve.

Chissà se Bianca si era sempre chiamata così, o se nel trascorrere dei giorni la vita le aveva trovato un nome perfetto, un nome che le calzava a pennello.

Bianca aveva schivato i colpi a modo suo. Aveva pianto, tante volte. Aveva detto basta, altrettante volte; eppure la sua fragilità di diamante l’aveva protetta da quegli spari in pieno petto. Bianca non si faceva troppe domande, consapevole che le risposte non sono altro che focolai di nuove domande ancora più insidiose.

-Io non credo che lo ucciderei.-

-Sì, credo anch’io non lo uccideresti. Appunto, tu cosa faresti Emma?-

-Io ci scoperei. Tanto, tantissimo. Gli farei tutto quello che lo faceva impazzire fino a farlo impazzire davvero. Io lo farei rimanere senza fiato. Senza saliva, senza parole, gli concederei giusto qualche lacrima per lavarsi via i suoi sensi di colpa.-

-Mmm…se non sbaglio l’hai già fatto Emma.-

-Lo farei di nuovo.-

-E a cosa servirebbe? La volta scorsa, se non ricordo male, la cosa non ti ha portato tutto questo giovamento. E peraltro non capisco perché tu non voglia farlo sentire in colpa. Mai. Guarda, paradossalmente trovo più sensata la mia idea di ucciderlo.-

-Non so a cosa servirebbe Bianca, non lo so proprio però so che farei così. Io lo ucciderei dentro.-

-Sì ma come puoi uccidere una persona solo facendoci del sesso?-

-Lui lo sa, Lui l’ha sempre saputo. Lui lo sa alla perfezione che non scoperà con nessuna come con me. Ecco io semplicemente glielo ricorderei, che ne so, ogni 2 anni, come il tagliando della macchina. Quelle scopate che te le ricordi, ma te le ricordi sul serio senza dover fare mente locale.-

-Sei strana Emma, parecchio strana.-

-Torniamo a te, sono curiosa: come diamine lo uccideresti? Gli spareresti, o che altro?-

-Niente di troppo elaborato. Prenderei un coltello e glielo infilerei diritto nel petto. Lo guarderei morire.-

-Piangeresti?-

-Non credo; lui non ha pianto quando mi ha ucciso. Quando mi ha detto di te.-

-Cazzo. Scusa Bianca. Che poi, a chiederti scusa mi sento ancora più una merda. Come si fa in questi casi non l’ho mai capito.-

 

Emma era doppia. Emma era qui ma anche altrove. Emma ti guardava negli occhi ma probabilmente era lontana mille miglia. Emma aveva fatto di tutto per sporcare il suo bianco ma niente da fare: rimaneva intonsa, sempre.

Emma ne aveva combinate parecchie, una dopo l’altra; alcune appositamente, altre meno ma, fatto sta che sembrava impossibile che tutto questo l’avesse lasciata comunque pulita. Ecco, Emma era proprio pulita, nonostante i centinaia di tentativi fatti per imbrattare quel viso da bambina.

Emma era uno di quei sostantivi che ci metteresti la mano sul fuoco a definirli palindromi e invece no. Qualcosa sfuggiva sempre a una definizione. Qualcosa lasciava Emma nel dubbio di non averla capita per nulla.

-E tu come l’hai scoperto Emma, te l’ha detto lui che ti tradiva?-

-No, ho trovato una maglietta di Quella nella nostra stanza.-

-E?-

-E gli ho detto che volevo fare l’amore, indossando quella maglietta.-

-Strano modo di morire, scegliere di farlo mentre si fa l’amore; dimmi un po’, cosa si prova?-

-Guarda, io pensavo che a fare così si potesse sconfiggere la morte.-

-E ce l’hai fatta?-

-No, per fortuna. Non avrei saputo gestire così tanto potere. Ho gestito me, lui, la nostra storia che finiva, il mio dolore che non sapevo dove parcheggiare, il suo che incredibilmente nemmeno lui era in grado di direzionare.

Insomma avevo bisogno di stare male, di concedere a me stessa di soffrire, di morire per amore come tutti.-

-E se Quella un giorno ti chiamasse?-

-Quella chi?-

-Quella. Quella con cui sta.-

-E per dirmi cosa?-

-Che ne so la gente fa cose che non ti aspetteresti mai, a volte. E poi, ad esempio, io avrei voluto che tu mi chiamassi

Emma.-

-E per dirti cosa?-

-Una cosa tipo: “Ciao, sono stata una troia, scusa.”-

-Cazzo, ma stai dicendo sul serio? Certo che anche tu sei strana forte Bianca, sai?-

-Sì lo so, comunque, metti caso che ti chiamasse, cosa vorresti che ti dicesse?-

-Io non vorrei mai che mi chiamasse, ma se proprio dovesse farlo…..beh vorrei che nel parlarmi sbagliasse un congiuntivo. Anche due, o tre. Una cosa tipo “Ciao sono Quella, mi piacerebbe che quello che pensi tu me lo dici in faccia”-

-Ma che desiderio stupido è?-

-Madonna pensa alla soddisfazione di correggerla, che poi forse non le direi nulla, anzi di sicuro non le direi nulla.

“Emma W. morì per amore e risorse grazie a un congiuntivo sbagliato”

Risero forte.

Non era riuscito a sporcarle, nonostante tutto.

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[email protected] / Twitter@Alienimetropoli

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Author: Ilaria Bonfanti

"Dammi del caffè (molto) nero bollente, una zucca da mettere nel forno e una bic nera senza gel, senza cappuccio e senza troppi fronzoli e ti assicuro che siamo già sulla buona strada. Aggiungici i miei ventisette anni e una vita divisa tra Bergamo e Rio de Janeiro, vita che mi ha resa una polentona con il sorriso carioca. Vanno a completare il quadro un giradischi che non smette mai di suonare musica, quella stessa musica rubata ai vari mercatini di antiquariato e, una montagna di libri. Libri che stanno nella testa, nei ricordi, nelle intenzioni e in giro per tutta la casa. Colleziono Baroni rampanti nelle diverse lingue, adoro andare al mare in bicicletta, stare in silenzio in autunno e rubare l'uvetta dalle fette di panettone. Non sopporto le colazioni fatte di fretta, le persone arroganti e il mese di novembre. Questa sono io e, con un po' di fortuna, ci capiterà di scontrarci in una libreria in giro per il mondo."

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