Recensione di Marco La Terra
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Nell’universo oscuro e dannato di Metro 2033, inaugurato dall’omonimo romanzo di Dmitry Glukhovsky, si affaccia “Le radici del Cielo” dell’italiano Tullio Avoledo che, pur fedele alle idee di fondo che hanno consacrato il successo editoriale di questa realtà, presenta numerosi spunti del tutto originali e innovativi.
La vicenda trae origine a Roma, città desolata ed annientata dalla guerra nucleare, quasi del tutto abbandonata dagli uomini: il Nuovo Vaticano risiede ora all’interno delle antiche catacombe di San Callisto, una sparuta comunità smarrita tra la nostalgia di un luminoso passato e l’incertezza di un cupo avvenire.
Padre John Daniels, unico membro della Congregazione per la Dottrina della Fede, viene convocato dal vertice del Nuovo Vaticano, il carmelengo Ferdinando Albani, ultimo cardinale della Chiesa, per compiere una missione molto rischiosa, tuttavia fondamentale per la sopravvivenza dell’ordine ecclesiastico.
Al pari di Artyom, protagonista di Metro 2033, vi è dunque un personaggio dominante (Padre Daniels) che incarna il Bene tout court, senza sfumature o ambiguità di sorta. Diversamente, nulla di ciò che caratterizza le vicissitudini affrontate dal protagonista viene tratteggiato in maniera definita: le sette Guardie Svizzere, scelte dal carmelengo per scortare Padre Daniels nella sua impresa, dietro una parvenza di umanità, spesso venata da uno spirito cameratesco genuino e divertente, nascondono violenza e brutalità disumane. Allo stesso modo, le creature mostruose incontrate durante il viaggio, intrapreso da Roma a Venezia, spesso nascondono un’umanità quasi del tutto sconosciuta alla corrotta generazione dell’anno 2033.
L’intera vicenda è ambientata in paesaggi foschi, dominati dal bianco della neve o dal buio delle tenebre: tinte estreme, senza tonalità, un completo assassinio del colore.
Ed è giusto così.
In un mondo dove la Vita è pressoché scomparsa, in cui l’Etica e l’Amore hanno smarrito qualsiasi significato, non vi è spazio per la Luce, o per le tinte cromatiche di un mondo che non esiste più. L’unica speranza è riposta in Padre Daniels, motivato da una missione della cui moralità è lecito dubitare: in quest’opera tutto è incerto, disperato, radicale. A parte l’animo del protagonista, e qualche personaggio incontrato nel corso del viaggio, quello che appare non è, in verità, e grazie all’abilità narrativa dell’Autore si viene condotti entro percorsi all’apparenza logici e lineari, che celano qualcosa di radicalmente difforme, una realtà inquietante e disperata, senza via d’uscita.
Una tecnica espositiva intensa ed incalzante, con dialoghi vivi e autentici, calati in un mondo nel quale il lettore viene coinvolto, e conquistato, dalla prima all’ultima pagina, fino all’imprevedibile epilogo.
Un degno seguito di Metro 2033, nel quale i connotati basilari che ne hanno decretato il successo mondiale vengono amalgamati con le idee e lo stile narrativo di Avoledo, scrittore esperto, dalla prosa fluida e accattivante.
Un must per gli amanti del genere: attendiamo, impazienti e fiduciosi, l’ulteriore sequel del fantastico Universo 2033.
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