Recensione di Carlotta Susca
Piccolo saggio, manuale, resoconto: questo libro non si può recensire certamente come racconto o romanzo. È uno scritto metaletterario, questo sì, perché tratteggia l’esperienza della ‘congiura portatile’ e della società segreta degli shandy: un gruppo di scrittori che, usando una espressione trita, ma quanto mai opportuna, potremmo definire ‘sopra le righe’.
Sicché se poco si può dire, di Storia abbreviata, a proposito della bella prosa di Vila-Matas e della sua abilità nell’eclissarsi come narratore a vantaggio della molteplicità delle voci degli scrittori congiurati, il commento all’opera non può che rendere un’idea dell’esperienza raccontata nel libro: una società segreta, s’è detto, ma senza alcun fine (in pieno rispetto dell’infunzionalità Dada, teorizzata dallo shandy Tzara), un gruppo di persone che si riuniscono, che danno appuntamenti codificati con acrostici, che credono di trovare la propria strada in Africa, salvo continuare a vagabondare per le strade di Parigi, e poi di Praga, fare puntatine negli Stati Uniti per amore, e cercare di oziare su sedie a sdraio a Trieste. Un gruppo accomunato da una vena di follia, sicuramente, e dall’inquietante compagnia di una serie di proiezioni e doppi che tendono a farsi ingombranti: all’‘odradek’, proiezione multiforme della creatività (per alcuni ha l’aspetto di un tappo di bottiglia) si aggiungono golem e ‘bucaresti’, tutte entità non meglio specificate che affollano i dintorni degli scrittori, già popolati da donne fatali, professori barbosi e servi africani. (Non a caso del gruppo squinternato fa parte Meyrink, che del golem ha fatto il protagonista del suo primo romanzo).
Costante degli scrittori shandy (il riferimento è al personaggio di Sterne, il cui nome richiamava, appunto, allegria e follia) è la fedeltà al celibato, nella convinzione di non poter perdere tempo con legami affettivi se si vuole realizzare appieno l’ideale di vita somigliante a un’opera d’arte. Ma se la vita è condotta come un progetto artistico le opere scritte, i prodotti delle discussioni fra gli scrittori, tendono a farsi piccoli, a miniaturizzarsi per poter essere trasportati in una valigia, ulteriore corredo dello shandy. Vien da pensare a come sarebbe la teorizzazione portatile nei tempi del tablet e dell’e-book. E vien da invidiare questa compagnia di volubili girovaghi che dedicano la vita alla letteratura, e che fanno di ogni sogno e racconto un testo, e di ogni avventura un romanzo.
Quanto a Vila-Matas, ho il suo Bartleby accanto alla Storia abbreviata, in attesa di lettura, ma uno scrittore che gioca con i personaggi e con gli altri libri, e che si occupa di letteratura in maniera leggera e piacevole, non può che guadagnarsi tutto il mio interesse.
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