Recensione di Raffaella Foresti
Tempo fa ho scritto la recensione di questo libro per la rivista IPool. Avevo mille caratteri a disposizione, pochi per spiegare ai lettori l’intensità feroce e la bellezza di questo romanzo.
Ho quindi pensato di associarlo a un concetto che rendesse subito l’idea, che facesse immediatamente capire di che cosa stavo parlando, e percorrendo questa strada ho trovato un suono: avete presente come fa un gessetto nuovo sulla lavagna? Produce una specie di fischio, un rumore stridulo e insopportabile che asciuga le gengive e arriva dritto al cervello. Ecco, la scrittura della Homes fa proprio questo effetto.
In Musica per un incendio (titolo originale Music for torching) ritroviamo Paul ed Elaine, gli Adulti Soli della celebre raccolta di racconti La sicurezza degli oggetti. Hanno dieci anni in più. I loro figli sono un po’ cresciuti e la loro vita fatta di apparenze, ipocrisie e nevrosi, consumata nel loro ordinatissimo quartiere di villette ben allineate e staccionate bianche, sembra proseguire come sempre. “Elaine passa da una stanza all’altra pensando che dovrebbe pulire, dovrebbe spolverare, dovrebbe passare l’aspirapolvere. Pensa che dovrebbe sedersi e fare un certo numero di telefonate, fare aggiustare la lavapiatti, sostituire il tritarifiuti del lavello, riparare il tubo che perde sotto l’acquaio, controllare il forno, far stuccare le piastrelle della doccia, reincollare il parquet, ridipingere. Dovrebbe andare al vivaio e comprare i fiori per l’esterno. Fare repulisti degli armadi e dare via tutto quello che non usano più”.
E Paul? “Nello specchio del bagno Paul si osserva. Si strofina il taglio sul collo, strofina fino a che non riaffiora un po’ di sangue. Si chiede se l’amichetta chiamerà e si chiede cosa farà se chiama. Faranno un piano per incontrarsi? Dove la porterà? Al Carlyle? O all’Ardsley Arms, il motel vicino all’autostrada che offre stanze più confortevoli? No, non può spendere quei soldi. Se spende più del solito Elaine se ne accorge. Con la matematica è più brava lei, è lei che controlla i conti”.
Dunque Paul ed Elaine sono sempre lì, nel loro grottesco gioco di società fatto di regole di buon vicinato, barbecue con gli amici e sorrisi dietro cui si (mal)celano perversioni, insicurezze e invidie. Dieci anni dopo nulla è cambiato. Io e te, è tutto quello che abbiamo – dice lei – e non ci bastiamo.
Un po’ per gioco un po’ per disperazione, una sera come le altre Paul ed Elaine danno fuoco alla loro casa. Non l’hanno programmato. Improvvisano, complici come due bambini che fanno una marachella. Ma l’estasi della novità finisce molto presto e la tragedia, alla fine, è inevitabile. “Perché l’abbiamo fatto?” dice Paul. “L’abbiamo fatto perché non c’era altro da fare” risponde Elaine.
Una grottesca storia di alienazione borghese. La scrittura della Homes è di ghiaccio. Non c’è compassione per l’umanità che descrive. C’è solo un’eccezionale bravura narrativa e un orecchio finissimo che non trascura nessun particolare. Un tratto continuo di gesso nuovo sulla lavagna che stride e infastidisce. La Homes potrebbe rompere, ad un certo punto, quel gessetto. Potrebbe, con un semplice colpo di penna, far cessare quel suono acuto e fastidioso e liberarvi dal disgusto.
Potrebbe, ma non lo fa.
Leggetelo se avete lo stomaco forte. Se non avete paura di guardarvi allo specchio. Se non cercate vie di fuga fantasiose e consolanti.
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9 febbraio 2012
La scrittrice che DFW invitava a leggere per imparare a scrivere…
9 febbraio 2012
E CHE LUI, EVIDENTEMENTE, NON HA LETTO…
9 febbraio 2012
@augusto: in che senso?
9 febbraio 2012
Nel senso che secondo Augusto DFW non sa scrivere, suppungo… Opinioni
9 febbraio 2012
Ah… ok, tutto chiaro
10 febbraio 2012
Quanto meno il defunto (e compianto?) DFW ha avuto la decenza di non invitare a leggere se stesso…