Recensione di Ilaria Bonfanti
Recensire uno dei tuoi autori culto, forse IL tuo autore culto, dovrebbe essere facile. Insomma, hai sfogliato le sue pagine più e più volte , analizzato i contenuti fino ad arrivare in superficie, cercato di decifrarne il senso e il non (senso); conosci chi hai davanti e quello che ha scritto, sai che su di lui non ti puoi sbagliare.
Eppure, recensire Italo Calvino, non è stata un’impresa facile. Di Calvino ho letto tutto e riletto altrettanto, Calvino è uno di quegli autori di cui fatico a trovare una falla, un racconto poco riuscito. Calvino, mannaggia a lui, mi rende poco “critica” ed ecco comparire il primo e già altissimo ostacolo nel recensirlo.
La seconda difficoltà mi si è posta nella scelta del romanzo da analizzare: “cosa recensisco?”. Per portare acqua al mio mulino, nonostante le complicazioni che tutto questo può comportare, ho scelto di focalizzarmi sulla Trilogia Araldica. Il tutto comporta che, ovviamente, tutti e tre i romanzi vengano recensiti. Ma, per quanto mi riguarda, rileggere Calvino è come mangiare le lasagne di mia nonna: impossibile trovarle deludenti.
La scelta dentro la scelta è stata quella di partire dall’ultimo. Esaminare, quindi, nelle sue diverse sfaccettature “Il cavaliere Inesistente”, del 1959: il romanzo più recente della trilogia, scritto dopo “Il visconte dimezzato”(1952) e “Il barone rampante”(1957).
Il romanzo narra le vicende di Agilulfo Emo Bertrandino dei Guildiverni e degli Altri di Corbentraz e Sura, cavaliere di Selimpia Citeriore e Fez, paladino di Carlomagno dall’armatura bianca lucida e pulitissima, nobile d’animo e in grado di compiere solo azioni perfette di grande eccellenza; mosso da razionalità e fermezza, costui ha solo un difetto: è privo di consistenza. Egli altro non è se non la sua forza di volontà.
Calvino ci narra le vicende di questo paladino, delle sue avventure tra Francia, Scozia e Marocco e, dei suoi compagni di viaggio: la bella Bradamante (che si scoprirà poi essere la narratrice del romanzo), innamorata del cavaliere inesistente; l’infuocato Rambaldo desideroso di vendicare il padre morto in battaglia; il giovane Torrismondo, alle prese con la ricerca dei Cavalieri del Sacro Graal e, lo scudiero di Agilulfo, Gurdulù. Nella caratterizzazione di questo personaggio viene palesata la genialità di Calvino: questi è infatti all’opposto del cavaliere inesistente. Gurdulù è un pazzo con il quale è praticamente impossibile avere qualsiasi tipo di comunicazione; lui, al contrario di Agilulfo, esiste, ma non sa di esserci .
Il tutto viene descritto alla maniera di Calvino, in un Medioevo fiabesco, pregno di ironia e di grandi temi affrontati con la leggerezza di chi è capace di raccontare davvero.
L’autore ci parla dell’uomo moderno, della sua solitudine e della totale impossibilità di autenticità. Temi come quello delle maschere, dell’inconsistenza, delle nevrosi corrono per le pagine di questo romanzo insieme a saraceni e paladini, a conventi e a giochi di parole; parole mai difficili ma usate con la maestria di chi sa bene come farci venire voglia di girare pagina fino alla fine. Citando lo scrittore stesso: “la pagina ha il suo bene solo quando la volti e c’è la vita dietro che spinge a scompigliare tutti i fogli del libro. La penna corre spinta dallo stesso piacere che ti fa correre le strade.”
Italo Calvino con questo romanzo ci racconta una storia e, dal mio punto di vista, in pochi le sanno raccontare come sa fare lui.
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16 febbraio 2012
Fa sempre piacere sentir parlare di Calvino, e come dici tu è un autore al quale è pressoché impossibile ascrivere difetti. Calvino, o la leggerezza. Calvino, o la limpidezza. Anche io l’ho letto e riletto tutto, in particolare la trilogia (di cui prediligo il Barone), ma in effetti il più denso di significati è proprio il Cavaliere, personaggio granitico ma inconsistente, razionale ma struggente.
16 febbraio 2012
I grandi autori sono coloro non soggetti al tempo. Coloro che rimangono sempre contemporanei e, Calvino, oltre a non invecchiare mai, sembra andare anche contro le leggi della fisica e della materia. Potere della letteratura.
Attendo la rece, se mai ci sarà, di “Se una notte d’inverno un viaggiatore” testo che è stato folgorante per la mia adolescenza.
Grazie per la recensione.
16 febbraio 2012
@Bonfanti, @Melusina, @Thomas: Grazie Ilaria per aver riportato Calvino sul sito! Anch’io, tempo fa, avevo proposto un piccolo saggio su Palomar.(https://raccontopostmoderno.com/2011/08/palomar-italo-calvino/). Personalmente credo che la lettura e l’approfondimento di Calvino siano imprescindibili per chiunque ami e si interessi di letteratura, anche e soprattutto “postmoderna”. Penso che nessuno scrittore, nel nostro novecento, sia stato più innovatore di Iltalo Calvino.
17 febbraio 2012
grazie ragazzi! spero di avervi fatto venire la voglia di rileggere Calvino!