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Dublinesque – Enrique Vila-Matas

Per lo Speciale Vila Matas, Carlotta Susca

Quando nei libri compaiono personaggi misteriosi e sfuggenti che sembrano spiare il protagonista e che poi si dissolvono come nebbia, il lettore smaliziato aguzza le orecchie interne che sentono il racconto silenzioso, si rizza sulla sedia e comincia a sorridere compiaciuto. Il lettore smaliziato sa che i personaggi ai margini della storia sono spesso travestimenti volutamente imperfetti dell’autore, che decide di scendere in campo e dare un’occhiata da vicino alla storia.
Se poi la storia in questione inizia e prosegue col racconto in terza persona ma al tempo presente, come raccontata da qualcuno che sia sul posto in cui si svolgono gli eventi ma che sa un po’ troppo dei personaggi, ne indovina i pensieri, ne riproduce le bislacche associazioni di idee, i voli pindarici, allora la comparsa del personaggio misterioso è sempre più probabilmente una rappresentazione dell’autore. Ormai il lettore smaliziato sa che questi postmoderni sono tutti un po’ imbroglioni.

Un libro che abbia per protagonista un editore in pensione, poi, «l’ultimo editore letterario», e che veda scrittori per personaggi, e teorie letterarie formulate e distrutte, e viaggi sulle tracce di Bloom, personaggio dell’Ulysses, è senza dubbio un testo postmoderno, metaletterario, massimalista.
Quando Samuel Riba, «ultimo editore letterario», allora, ci dice che il rammarico della sua vita è non aver trovato l’autore grandioso che cercava, e poi lo chiama il «suo autore», il suddetto lettore allarga il sorriso e trova conferme: anche qui un nastro di Moebius, l’autore scrive dell’editore in cerca di un autore che in realtà è chi sta scrivendo la sua storia.

Ma non si tratta di un giochetto letterario, di puro funambolismo narrativo, no, l’ironia autoriale e la struttura lemniscata contengono un testo che, oltre a essere infarcito di riferimenti letterari che fanno la gioia del LS (Lettore Smaliziato) – e sono miniera di ricerche future sugli scrittori ancora sconosciuti al pur vorace LS – tratta anche della fine dell’Èra Gutenberg, ma anche di quella dell’Èra digitale, insomma del disfacimento a cui è destinato tutto, e della fase di transizione, da Riba vissuta al computer in costante ricerca su Google durante le notti insonni da hikikomori (che viene tradotto come «autista informatico» ma sembra più – errore di traduzione al pari di «documento world»? – un atteggiamento da autistico informatico).

L’Io di Samuel Riba diventa Noi, la mente di Samuel Riba diventa una ragnatela per la completa identificazione con il personaggio di Spider, un film di Cronenberg che l’editore non riesce a vedere senza perdere il filo; i suoi passi, nel fare il «salto inglese», segnano il viaggio opposto a quello Sentimentale di Sterne ma uno simile a quello di Ulisse, avendo per meta, però, la Dublino di Bloom. Le citazioni letterarie, poesie, romanzi, frasi di scrittori, non sembrano il patrimonio di ricordi di Riba ma il materiale con cui l’Autore ha costruito il suo personaggio, l’«editore letterario» che, quando insieme ai suoi genitori riflette sulla pioggia insistente e sulla possibilità di essere morto, sembra vicino a capire la verità: non è mai stato reale.

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Author: Alieni Metropolitani

Gli Alieni Metropolitani non cercano soluzioni. A volte ne trovano… é irrilevante. Appartengono alla Società e con sguardo consapevole ne colgono l’inconsistenza. Non sono accomunati da ideologia, religione o stile di vita ma da una medesima percezione del mondo. Accettano i riti della vita, riuscendone a provare imbarazzo. Scrivere! Una reazione creativa alla sterile inconsistenza del mondo.

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