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Recensione di Carlotta Susca

 

Nella lunga intervista a David Lipsky pubblicata in Come diventare se stessi Wallace ha rinnegato Verso Occidente, definendolo un «parricidio». In effetti lo è.

Un passo indietro: John Barth è definito uno dei maestri del Postmoderno, e ne ha tutti i meriti. Scrittura digressiva e fortemente metanarrativa, frasi incomplete, ripensamenti lessicali, grande ironia e consapevolezza della scrittura e del processo di costruzione del racconto. Barth dà l’impressione di farsi accompagnare dal lettore lungo il processo creativo. Si prenda, in particolare, Perso nella casa stregata, pubblicato da minimum fax nella raccolta La vita è un’altra storia: il protagonista, Ambrose, si perde, e anche il narratore sembra perdersi nel suo racconto.

 

Clicca sulla copertina per raggiungere il portale Minimum Fax

Ora (e fine del passo indietro), in Verso Occidente Wallace ha parodiato il racconto di Barth. Le riprese lessicali, l’utilizzo degli stessi personaggi e la sensazione di perdersi fanno del racconto lungo di Wallace una prosecuzione e una dissacrazione di Perso nella casa stregata. Wallace approfitta del pretesto narrativo (un gruppo di personaggi in viaggio verso il Raduno di tutte le persone che abbiano mai partecipato a uno spot di Mac Donald’s) per criticare duramente la metanarrazione fine a se stessa di Barth. Quello che maggiormente non va giù a DFW è che Barth finga di perdersi, mentre in realtà abbandona il lettore al meccanismo ghignante del racconto. Wallace, invece, in Verso Occidente e nei suoi altri racconti e romanzi, se come creatore dell’universo testuale non si perde mai, come autore è coinvolto completamente nella materia narrata: entra in prima persona (non come narratore o ficta persona) nella Casa Stregata, e ne rimane intrappolato. (Lui direbbe: Non mi sembra di averlo detto troppo bene).

Interi brani di Verso Occidente sono pezzi di critica letteraria in cui Wallace si scaglia contro le partizioni letterarie: non gli importa essere definito postmoderno o realista, o che quella che descrive sia meta-vita. Ciò che vuole è darvi una fitta al petto. Noi sappiamo che in Infinite jest e nel Re pallido c’è riuscito, e in Caro vecchio neon, oh, se c’è riuscito. Ma Verso Occidente è, sì, godibile come storia di bislacchi personaggi che viaggiano verso il Raduno (senza arrivarci, non nelle pagine che leggiamo) ma ancor più, infinitamente più (lo dice anche Martina Testa nella prefazione) se si è consapevoli del dibattito fra Realismo e Postmoderno e, soprattutto, se si conosce Perso nella Casa Stregata. Quindi il libro non è consigliato come prima lettura wallaciana, ma entrando nell’universo postmoderno diventa imprescindibile.

Carlotta Susca

NB: Queste e altre riflessioni su Wallace sono contenute nel libro di prossima pubblicazione per Stilo Editrice David Foster Wallace. Perdersi nella Casa Stregata della scrittura (sottotitolo provvisorio).

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