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una recensione di Marco Arcieri

 

Meglio conosciuto per il libro Paura e disgusto a Las Vegas, il giornalista – scrittore Hunter Thompson rappresenta un’istituzione dell’america letteraria e per un certo verso, il suo prototipo.

Inventore indiscusso del Gonzo Journalism, porta all’estremo anche il New Journalism di Tom Wolfe, aprendo la strada ad un nuovo ed entusiasmante tipo di narrazione fondata sulla realtà ma raccontata con stile letterario. Tra gli articoli di Hunter Thompson e le sue opere strettamente narrative il lettore non coglie particolari differenze. Entrambe sono brillanti, divertenti e gustose da rileggere.

Per noi lettori appassionati della letteratura americana contemporanea è quindi un autore indispensabile, se non altro perché il suo stile (e quello di questo libro in particolare) ha ispirato libri notevoli di famosi scrittori di fiction; opere più commerciali e note alla massa del grande pubblico e per questo considerate, a torto, originali, (vedasi i libretti: Considera l’Aragosta e Tennis TV Trigonometria e Tornado di D.F.Wallace).
Molti, dopo di lui, hanno adottato questo stile scanzonato e a tratti, sfavillante.

Ma su tutti quanti brilla proprio lui, Hunter Thompson, un uomo divertente e brillante anche nella vita reale e quindi capace di portare il lettore nel suo mondo con forza diretta e passione.

Gli articoli raccolti in questo volume, pubblicato in Italia da Baldini Castoldi Dalai, originariamente editi negli anni settanta sulle riviste Rolling Stone, Playboy e sul New York Times sono interessanti sia per la loro estrema leggibilità sia per il loro contenuto, che consente al lettore di avere un quadro non patinato dell’America di quegli anni; dallo scandalo Watergate, agli incontri di Boxe, alla vita dei ricchi wasp impegnati nella pesca d’altura.

A tratti Thompson ricorda Hemigway, almeno al sottoscritto. Forse il tono o l’argomento, richiamano Avere o non avere, un romanzo non particolarmente fortunato dell’autore americano ma che ho amato molto nell’adolescenza.

In ogni caso il lettore curioso non può evitare la prosa delirante e spassosa di Hunter Thompson se vuole conoscere particolari altrimenti irraggiungibili dell’america di quegli anni.

Personalmente preferisco questa raccolta ad altre dello stesso autore ed alla sua fiction. Thompson era un cavallo di razza del giornalismo scanzonato, di quel giornalismo che leggi sorridendo la domenica mattina tra la prima e la seconda tazza di caffè.

Insomma, non fatene un idolo della letteratura (lui stesso probabilmente vi avrebbe preso a calci!).
Immaginatelo solo come un amico tornato da un viaggio o che vive in un’altra città. Un amico che torna e che è indiscutibilmente bravo a raccontarvi i fatti suoi facendovi scompisciare. Ecco, così dovete prendere Hunter Thompson.

M.A.

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