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Il Ritorno

un racconto di Viola Moreno

E’ da un po’ che non ti sento. Lo so. Le solite scuse che mi giustificano il lavoro, gli impegni. Cazzate, sono tutte cazzate; ho bisogno di parlarti, di illudermi che mi ascolterai. Di vedere il tuo volto. Di sentire il tuo profumo. Di urlarti in faccia che forse ti ho sempre amato. Di assaporare il tuo sguardo a queste mie parole … Pensieri di Aronne sempre più fitti come nebbia intorno alla sua auto, sulla prospettiva della strada.  Ascolta jazz, conosce i tuoi gusti. Un modo per fissare il ricordo. Il Tuo.
Graffianti, le parole scorrono sulla candida pagina; fumo pensando a quale altra parte di me posso celare dietro ad un racconto. Scrivo per diletto, ma questo mi serve a redimere la parte  che ho ucciso, che ti ha ucciso.
Lui è seduto davanti alla sua scrivania ignaro che fra pochi secondi suonerai al  citofono in quel piccolo borgo in cui lui abita. Mentre parcheggi l’auto socchiudi gli occhi; piccola lo sai che è un errore, lo sai che lui è di un’altra e quando la ragione prende il sopravvento sugli istinti, sai che non è lui che ha scelto, sai che la decisione è soltanto tua.
Cosa sto facendo? Perché ho la necessità di conoscere la sua nuova realtà? Fatti i cazzi tuoi Aronne torna indietro. Ma stanotte ti ho sognato. E la mia mano tremante è già sul campanello.
Si alza e si avvicina alla porta, non aspetta visite. Lui, non aspetta mai visite. Ti apre ma non ti saluta neppure. Ti infila una mano nei pantaloni, con l’altra cinge la tua testa e la stringe violentemente sulle sue labbra.
Non è cosi che doveva andare non è questo che ho immaginato, ma tu lo sai, lo scrittore scrive l’inizio poi il resto sgorga dal foglio, automatico e inesorabile verso la fine.
I suoi baci si trasformano in morsi, veloci. Irruenti. Inquieti. Assapora la tua carne, scivola lungo il tuo collo, le sue mani cingono i tuoi fianchi e li spingono contro il suo membro in erezione. Entrate in casa e vi avviate verso il soggiorno o così ti pare, un tonfo e poi il buio.
Forse scrivo di te, sulla pagina ancora linda del mio pc, in realtà non ho ancora deciso, non sei cosi importante per questa  serata, non lo sei mai stata. Forse il  raccontarti, inventarti, tagliarti e ricomporti è solo un modo per distruggerti. Ancora una volta. Per  darti la possibilità di rivivere sempre nuova, sempre diversa, ma mai reale. Questo non lo sei più, forse non lo sei mai stata, di sicuro non con me. Il destino è solo un susseguirsi di decisioni. Niente di più, niente di meno.
Pensava questo anche mentre ti baciava sulla porta. Mentre ti trascinava all’interno del suo appartamento mentre ti spogliava velocemente. Mentre ti  legava polsi e piedi. Mentre ti sbatteva la testa contro il muro. Mentre ti adagiava piano in fianco alla vasca.
Sento sgorgare l’acqua. Socchiudo appena gli occhi. Ho un gran cerchio alla testa, Riconosco il lavabo e mi rendo conto, pochi istanti dopo di essere legata mani e piedi. Non capisco il tuo gioco. Mi sento intontita. Socchiudo ancora gli occhi. Non riesco a tenerli aperti.
La vasca è quasi piena, lui è eccitato, non l’ha mai fatto, sei tu piccola che hai scatenato questa sua fantasia, non era quello che volevi? Non volevi  essere stupita? Che altro puoi desiderare, che altro ti aspettavi piccola?
Mi risveglio perché sento i miei capelli bagnati. Li stai tirando. Mi manca il respiro. Percepisco il tuo membro che spinge all’interno delle mie cosce. L’addome batte sulle fredde piastrelle. Il mio viso sprofonda all’interno dell’acqua.
Ti sta scopando Aronne, come mai ti saresti potuta immaginare, tiene la tua testa sotto l’acqua, il tuo corpo si contorce aumentano il piacere, tu stai soffocando piccola, ti sta soffocando.  Ha fatto una scelta e la sta portando a termine. Determinato e orgoglioso. Prende la sua rivincita.
Sono ancora davanti alla scrivania e ti ho ucciso, sono venuto a prendere il massimo piacere che tu potevi offrirmi. Non avrei potuto chiedere di meglio. Non avresti potuto offrire nient’altro. Brava Aronne. Ora torno alla mia quotidianità davanti a questo foglio. usando ancora una volta la finzione, la fantasia e l’immaginazione. Usandoti ancora una volta. Strano, tutto  appare cosi immobile attorno a me, strano, tutto sembra un macabro racconto.

Author: Alieni Metropolitani

Gli Alieni Metropolitani non cercano soluzioni. A volte ne trovano… é irrilevante. Appartengono alla Società e con sguardo consapevole ne colgono l’inconsistenza. Non sono accomunati da ideologia, religione o stile di vita ma da una medesima percezione del mondo. Accettano i riti della vita, riuscendone a provare imbarazzo. Scrivere! Una reazione creativa alla sterile inconsistenza del mondo.

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