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Quando nasce Dio non fa rumore

Dai racconti di Thomas Ticci

Quando, nel 1987, Dario Altini offrì al mondo la propria immagine, grande fu la gioia per medici e infermieri, per il capo reparto dell’ufficio di collocamento di M., per il docente di storia, impaziente di farne un anarchico bombarolo e per tutte le fila del sacerdotico confessionale dello stato clericale. Due colpi ben assestati, due come i polmoni ancora ubriachi dall’amniotico liquore, cavarono dal gocciolante e sperduto corpo dell’Altini un sonoro: «Ecchecazzo! Anche nella storia fu il figlio ad accoltellare il padre». Per lui fu predisposto un acquario dalle braccia di plastica, cotone idrofilo attentamente steso, due infermiere dalle grandi tette per abbacinarlo nell’adorazione dei solenoidi mammelluti e quattro metri di cannelli e tubi, flessibili e impermeabili per monitorare lo stato della sua coscienza.

L’Altini non seppe mai che fu dalle spire intestinali attentamente rimosso, disarticolando l’omero sinistro e facendo compiere una comica girandola all’articolazione del morbido, quanto inconsistente, piattello del menisco. Quella carne che per otto mesi e quattordici giorni aveva custodito il calore di tutti i suoi pensieri, di tutti i suoi amori, delle sue passioni e delle sue seduzioni, Dario Altini non poteva sapere che restituiva il torpore vitale agli ingordi riflessi d’acciaio chirurgico dell’onorevolissimo primario. Nel verde asettico del suo completo ricostituì lungo i fianchi le membra molli e abbandonate del cimelio materno, ne ravviò i capelli solo dopo aver abbottonato l’alcova prenatale e si dispose a far visita al nascituro.

Le cure furono sempre ordinate e cordiali. Cadenzanti nel confortante suono che dallo schermo fin dentro di lui rintoccavano battendo il tempo del suo sistema cardiocircolatorio. Dopo quattro giorni, per l’inavvertenza di una delle infermiere o per il gran trambusto che la visita dell’Eminenza il Cardinale, portato d’urgenza per la vasectomia imposta dal decreto n° 11015 del nuovo Codice legislativo – voluto, a rigor di logica, per permettere la benemerita funzione istituzionalizzante nonché spirituale di predisporre le sacre vesti all’atto della transustanziazione – , nella rapidità della procedura, cercando di offendere il meno possibile la di Lui spirituale virilità, l’Altini si trovò, inavvertitamente e senza possibilità di preparare il suo romantico apparato sensoriale, a contatto con l’epidermide di uno di quegli angeli. Tale fu l’emozione e una gioia incontenibile l’attraversò in tutti i gangli che per un’infinità di secondi tutto il suo cuore s’innamorò. Venne strappato a forza da quel sogno con tutto un eco che nei suoi orecchi inneggiava: «libera!». Così facendo, mentre l’eccellenza cardinalesca bestemmiava il volere governativo e quello di moltissimi santi, a quell’ora impossibilitati a dar sostegno al pio uomo di chiesa, Dario offriva tutta la sua grinzosa ed ectoplasmatica fisicità al pensiero che qualcosa doveva pur esserci oltre l’infinito, oltre il conosciuto e oltre l’insopportabile innamoramento dell’anima.

Decise quindi di creare Dio.

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Author: Alieni Metropolitani

Gli Alieni Metropolitani non cercano soluzioni. A volte ne trovano… é irrilevante. Appartengono alla Società e con sguardo consapevole ne colgono l’inconsistenza. Non sono accomunati da ideologia, religione o stile di vita ma da una medesima percezione del mondo. Accettano i riti della vita, riuscendone a provare imbarazzo. Scrivere! Una reazione creativa alla sterile inconsistenza del mondo.

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