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Enoch Soames – Ottava Parte

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Berte era accorsa al rumore delle nostre sedie spinte indietro. Le spiegai che Soames era stato chiamato fuori e che avremmo cenato assieme da lei. Solo quando mi trovai all’aria aperta cominciai a sentire la testa che mi girava. Ho un ricordo molto nebuloso di quello che feci, di dove andai vagabondando, nel riflesso accecante di quell’interminabile pomeriggio. Rammento il rumore dei martelli dei carpentieri in tutta Piccadilly e l’aspetto nudo e disordinato delle tribune non ancora terminate. Fu nel Green Park, o nei Kensinton Gardens o dove che mi misi a sedere su una sedia, sotto un albero, cercando di leggere un giornale della sera? Nell’articolo di fondo c’era una frase che continuava a echeggiare nella mia mente spossata : l Poche sono le cose ignote a questa augusta Signora, ricca della saggezza accumulata in sessant’anni di Regno.‘ Ricordo di aver pensato, follemente, a una lettera (che sarebbe dovuta arrivare a Windsor per espresso, e il lettore avrebbe ricevuto l’ordine di aspettare la risposta:

SIGNORA, ben sapendo che Vostra Maestà è ricca della saggezza accumulata in sessant’anni di Regno, oso chiedere il Vostro consiglio sul seguente, delicatissimo argomento. Enoch Soames, di cui forse conoscete le poesie e forse no…

Non c’era modo di aiutarlo… di salvarlo? Un patto era un patto, e io ero certo il tipo meno indicato se si trattava di aiutare o di incoraggiare qualcuno a sottrarsi a un obbligo ragionevole. Non avrei alzato neppure il mignolo per salvare Faust. Ma il povero Soames!… destinato a pagare senza requie un prezzo eterno solo per una infruttuosa ricerca e una amara delusione…

Mi pareva strano e irreale che lui, Soames, con ÌI suo mantello impermeabile, stesse vivendo, in quel momento, nell’ultima decade del secolo venturo, che studiasse libri non ancora scritti, che guardasse uomini non ancora nati e fosse da loro visto. Più irreale e più strano ancora che da quella sera e per sempre egli sarebbe stato all’Inferno. Per assurdo che potesse sembrare, la verità era più strana della fantasia.

Mi parve interminabile, quel pomeriggio. Quasi rimpiansi di non essere andato anch’io con Soames, non per restarmene nella sala di lettura, no, ma per fare un rapido giro e dare una occhiata alla nuova Londra. Uscii, inquieto, dal parco dove mi ero seduto. Cercai invano di immaginare di essere un viaggiatore curioso del diciottesimo secolo. I minuti che trascorrevano lenti e vuoti mi imponevano una tensione intollerabile. Molto prima delle sette ero di ritorno al Vingtième.

Mi misi a sedere allo stesso posto che avevo occupato per il pranzo. L’aria continuava a entrare dalla porta aperta alle mie spalle. Ogni tanto Berthe o Rose apparivano per un momento. Avevo detto foro che avrei ordinato solo quando fosse arrivato Soames. Un organino cominciò a suonare, soffocando bruscamente il frastuono di un litigio fra francesi in fondo alla strada. Quando la musica si interrompeva per qualche istante prima di cambiare, potevo sentire che il litigio continuava a infuriare. Strada facendo, avevo comperato un altro giornale della sera. L’aprii. I miei occhi se ne distoglievano di continuo per guardare l’orologio sopra la porta della cucina.

Mancavano cinque minuti soltanto all’ora stabilita. Ricordai che gli orologi dei ristoranti sono sempre avanti di cinque minuti. Concentrai gli occhi sul giornale. Giurai di non distoglierveli più. Tenevo i fogli dritti, aperti, davanti al viso, per vedere solo quelli. Tremavano un poco, quei fogli! Colpa solo della corrente d’aria, mi dissi.

A poco a poco le braccia mi si irrigidirono, presero a dolermi, ma non potevo abbassarle… ora. Ebbi un sospetto, ebbi una, certezza. Bene, e allora?… Per che altro ero venuto? Eppure continuai a tenere salda quella barriera di carta di giornale. Solo il rumore del passo svelto di Berthe dalla cucina mi mise in grado, mi costrinse a abbandonarla e a dire:

” Che cosa vogliamo mangiare allora, Soames? ” II est souffrant, ce pauvre Monsieur Soames? ” domandò Berthe.

” È solo… stanco. ” Le chiesi di portarci del vino… Borgogna… e, come piatto, quello che era pronto. Soames stava seduto rannicchiato contro il tavolo, esattamente come l’ultima volta che lo avevo visto. Era come se non si fosse mai mosso… lui che si era spinto lontano in una misura addirittura inconcepibile. Un paio di volte, nel corso del pomeriggio, mi era capitato di pensare che forse il suo viaggio non sarebbe stato del tutto inutile… che forse ci eravamo sbagliati tutti nella nostra valutazione delle opere di Enoch Soames. Ma il suo aspetto bastò a rivelarmi che avevamo avuto terribilmente ragione. ” Non scoraggiatevi ” balbettai allora. ” Forse… non avete lasciato passare un periodo sufficiente di tempo, ecco. Forse, fra due o tre secoli…

” Si ” mi giunse la sua voce. ” Ci ho pensato. “

” E adesso… e adesso pensiamo invece al futuro più immediato. Dove andrete a nascondervi? Non potrete prendere l’espresso per Parigi che parte da Charing Cross? Avete quasi un’ora di tempo. Ma non andate a Parigi. Fermatevi a Calais. Stabilitevi li. Non penserà mai di venirvi a cercare a Calais.

” La mia solita fortuna! ” brontolò. ” Trascorrere le mie ultime ore sulla terra in compagnia di un somaro. ” Ma non mi sentii per nulla offeso. ” E di un somaro traditore, come se non bastasse ” aggiunse stranamente, buttandomi attraverso il tavolo un foglio di carta che teneva in mano. Diedi una rapida occhiata a quello che c’era scritto, e mi parve che si trattasse di una specie di vaneggiamento. Con un gesto di impazienza, misi da parte il foglio.

“Avanti, Soames, fatevi animo! Non si tratta soltanto di vita o di morte. C’è in ballo un tormento eterno, tenetelo presente. Non intenderete dirmi che intendete restarvene qui, senza muovere un dito, che il Diavolo passi a prendervi.”

” Non posso fare altro. Non ho scelta. “

” Via! questo è ‘ fiducioso e scoraggiante ‘ fino al limite della pazzia. Questo è diabolismo folle! ” Gli riempii il bicchiere di vino. ” Certo, ora che avete visto quel bruto! “

” È inutile insultarlo. “

” Ammettete che non aveva nulla dei diavoli di Milton, Soames. “

” È piuttosto diverso da come lo immaginavo, certo. “

” È volgare, è un villano rifatto, è Ì1 tipo che si aggira nei corridoi dei treni diretti in riviera e ruba alle signore i cofanetti di gioielli. Immaginate soltanto un tormento presieduto da lui!”

” Non sarete del parere che un’idea del genere mi alletti, vero? “

” E allora perché non cercate di scomparire alla chetichella? “

 

Una novella di Henry Maximilian Beerbohm
Continua Lunedì 16 Gennaio

 

Author: Alieni Metropolitani

Gli Alieni Metropolitani non cercano soluzioni. A volte ne trovano… é irrilevante. Appartengono alla Società e con sguardo consapevole ne colgono l’inconsistenza. Non sono accomunati da ideologia, religione o stile di vita ma da una medesima percezione del mondo. Accettano i riti della vita, riuscendone a provare imbarazzo. Scrivere! Una reazione creativa alla sterile inconsistenza del mondo.

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