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“Perdonatemi… permettete ” disse, con voce insinuante. “Non ho potuto a meno di sentire. Posso prendermi una libertà? Questo piccolo restaurant sans-façon… ” Allargò le braccia. ” Posso, come si suoi dire, ‘intromettermi’? “
Potei solo rispondere con un cenno di assenso. Berthe era comparsa sulla porta della cucina, credendo che lo straniero volesse il conto. Ma egli la congedò con un gesto della mano che stringeva il sigaro, e un attimo dopo era seduto accanto a me e osservava attentamente Soames.
“Anche se non sono inglese” spiegò “conosco bene Londra, signor Soames. Il vostro nome e la vostra fama… come quelli del signor Beerbohm, del resto… mi sono ben noti. Voi vi domanderete certo chi sono. “Si diede una rapida occhiata alle spalle e continuò : in tono più sommesso : “Sono il Diavolo”.
Fu più forte di me : scoppiai a ridere. Cercai di trattenermi, sapevo che non c’era niente da ridere, mi vergognavo della mia poca educazione, ma… risi ancora più forte. La tranquilla dignità del Diavolo, la sorpresa e il disgusto delle sue sopracciglia inarcate, non fecero che darmi esca- Pendolandomi, mi appoggiai alla spalliera della sedia, tutto indolenzito. Mi comportai, insomma, in modo affatto deplorevole.
” Sono un gentiluomo, e ” fece lui, badando a sottolineare le parole ” credevo di essere in compagnia di gentiluomini. “
” No! ” balbettai, a fatica. ” Oh, no! ” ” Strano, nicht wahr? ” lo sentii dire a Soames. Ci sono persone che trovano un semplice accenno al mio nome… si… straordinariamente buffo. Nei vostri teatri il più sciocco dei comédiens non ha che da dire: ‘Diavolo! ‘ e subito gli accordano la gran risata che rivela il vuoto dell’intelletto ‘. Non è forse vero? “
Ora avevo fiato a sufficienza per presentare le mie scuse. Le accettò con molta freddezza, e tomo a rivolgersi a Soames.
“Sono un uomo d’affari ” disse ” e vorrei sempre ‘farla fuori alla svelta ‘, secondo un detto corrente negli Stati Uniti. Voi siete un poeta. Les affaires… li detestate. Cosi sia. Ma con me tratterete, vero? Ciò che avete detto poco fa mi ha riempito di speranza. “
Soames si era mosso solo quel tanto che bastava per accendere un’altra sigaretta. Sedeva piegato m avanti, i gomiti sul tavolo, la testa appoggiata alle mani, e guardava il Diavolo con due occhi sbarrati. ” Continuate ” assentì. Ora non avevo più nemmeno un poco di voglia di ridere.
“II nostro piccolo patto sarà tanto più piacevole “. prosegui il Diavolo. ” perché siete, se non mi sbaglio, un diabolista “.
“Un diabolista cattolico” precisò Soames.
Il Diavolo accettò la precisazione senza battere ciglio.
“Desiderate ” riepilogò ” visitare adesso, in questo pomeriggio. la sala di lettura del British Museum… no?… come se fossero in questo momento già passati cento anni. Pai-faitement. Il tempo… una illusione. Il passato e il futuro… sono sempre onnipotenti come il presente, o almeno, come dite voi ‘ qui, voltato l’angolo ‘. Vi posso portare a qualsiasi data. Vi posso proiettare, cosi… pouf! Volete essere nella sala di lettura come sarà nel pomeriggio del 3 giugno 1997? Volete trovarvi fino all’ora della chiusura? È cosi?
Soames annuì con un cenno.
Il Diavolo diede una occhiata all’orologio. ” Le due e dieci ” disse. ” L’ora della chiusura, d’estate, è la stessa dì oggi : le sette. Avrete a vostra disposizione cinque ore circa. Alle sette… pouf!… vi troverete di nuovo qui, seduto a questo stesso tavolo. Stasera devo cenare dans le monde… dans le higlif. Ciò mette fine alla mia attuale visita nella vostra metropoli. Tornando a casa, signor Soames, passerò a prendervi qui.
“A casa?” ripetei.
“Alla mia umilissima casa” precisò allegramente il Diavolo.
“Va bene” disse Soames.
“Soames!” implorai. Ma il mio amico non battè ciglio. Il Diavolo aveva fatto cenno di allungare la mano attraverso il tavolo e di toccare il braccio di Soames, ma si fermò prima di aver completato il gesto.
“Fra cento anni, come oggi, non sarà permesso di fumare nella sala di lettura” sorrise ” Farete meglio dunque a… “
Soames si tolse la sigaretta di bocca e la lasciò cadere nel suo bicchiere di Sauterne.
” Soames! ” riattaccai, a voce altissima. ” Non potete… “
Ma ora il Diavolo aveva allungato la mano attraverso il tavolo. La posò, adagio… sulla tovaglia. La sedia di Soames era vuota. La sua sigaretta galleggiava, fradicia, nel bicchiere. Di lui non c’era altra traccia.
Per qualche istante il Diavolo lasciò la mano abbandonata dov’era, guardandomi con la coda dell’occhio, ed era una espressione, la sua, piuttosto volgare di trionfo.
Un brivido mi scosse. Controllandomi a fatica, mi alzai. ” Molto abile ” dissi con tono condiscendente. ” Ma… ‘ La macchina del tempo’ è un libro delizioso, non vi pare? Assolutamente originale. “
” Vi piace scherzare ” disse il Diavolo, che si era alzato anche lui. ” Ma un conto è scrivere di una macchina impossibile, un altro conto essere una Potenza Soprannaturale. ” Comunque, avevo segnato un punto a mio favore.
Una novella di Henry Maximilian Beerbohm Continua Lunedì 9 Gennaio