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una Recensione di Anifares
“Yeah, well it’s simple for everybody else – give ‘em a Big Mac and a pair of Nikes and they’re happy. I just can’t relate to 99.9% of humanity.”
Ghost World (2001)
Ruggine Americana è un buon libro e non perché lo dice il New Yorker o perché lo scrittore Philipp Meyer ha vinto qualche prestigioso premio, non è per quello. E’ un buon libro perché è scritto bene, ha una buona storia e poi perché emoziona, eh sì emoziona cari miei e di questi tempi è merce assai rara.
E’ un libro perché è figlio dei nostri tempi precari, dove i personaggi con le loro paure cercano di trovare una posizione nel mondo e dove qualche personaggio vuole anche lasciarla la posizione, e tutti si muovono insieme in un libro corale. E’ un bel libro perché fa provare il senso dell’abbandono e della morte che qualche volta nel corso della vita ci prende alla gola e non ci molla più. E’ un bel libro perché parla del senso di precarietà quando si perde il lavoro perché le fabbriche si spostano in posti dove la vita costa di meno e dove i sindacati non esistono ancora. E’ un bel libro perché parte dall’individuo per raccontare il mondo e di come il mondo ci ammalia con i suoi colori e profumi. E’ un bel libro perché i personaggi si dividono, tra chi vuole giocarsi il futuro, chi vive ancora nel passato e chi pensa solo a non farsi uccidere in prigione.
Semplicemente sono esseri umani che cercano di trovare una posizione quindi scelgono, ma come tutte le scelte c’è un prezzo: chi venderebbe un amico? Chi abbandonerebbe un figlio? Chi si sposerebbe per tornaconto? Scelte, sono solo scelte con semplici conseguenze e rischi calcolati o non.
“Essere felici è un lavoro … e se la felicità è un lavoro vuol dire che non è una condizione naturale … dovevi solo decidere ogni mattina: oggi sarà una giornata felice o triste?” potrebbe essere una boiata? Decidere cosa essere. Decidere da che parte stare, essere felici è un lavoro e cazzo è un lavoro faticoso ma la fatica promette il premio, la perseveranza lo porge scrive Meyer ed è proprio così. Bisogna solo decidere cosa essere per essere felici? Ma potresti anche rinunciare alla tua vita e renderti conto che ti sta bene così. Essere e non fare per creare la felicità.
I nostri pensieri sono come la ruggine, ci corrodono l’anima e distruggono il corpo. Ora non vi aspettate che scriva “Think positive, please”; questi sono slogan da pubblicità perché vogliono vendervi qualcosa, io voglio solo regalarvi delle domande e le domande sono sempre un buon punto d’inizio per complicarsi l’esistenza e a me, non so voi, piace tanto farlo.
Diciamoci una cosa tra noi, anche perché siamo pochi: i nostri padri e madri non possono insegnarci niente perché i tempi sono cambiati tanto velocemente che la loro esperienza ci rovina solo l’esistenza e quindi cari miei siamo soli e quindi cosa fare? Leggere scrittori contemporanei potrebbe essere un metodo per capire la velocità su cui viaggia la nostra società, ormai non vale più il motto dei nostri genitori “pesce grande mangia pesce piccolo” (solo i Litfiba possono ancora cantare queste cose) ormai il motto è “pesce veloce mangia pesce lento”, discorso affascinante e questo libro è un bellissimo frammento da tenersi stretto quando si va veloci.
9 dicembre 2011
Grazie per il consiglio, lo leggerò! Leo
18 dicembre 2013
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