Ci sono gesti che considero intimi. Lo sai.
Non chiedermi quello che non potrei darti.
Smettila di implorarmi, non posso, non voglio mentirti. Sono sempre stato sincero, almeno a fatti.
E’ una partita a ping pong la nostra.
Colpi rapidi, continui, emozioni, sudore e pause nelle quali fuggo sapendo che ti ritroverò.
Mi conosci, sono passati talmente tanti anni dal nostro primo incontro.
Tu non mi sopportavi, lo leggevo nei tuoi occhi. Tenevi le distanze ridendo e scherzando con tutti.
Mi hai sempre considerato uno snob, uno sbruffone da cui stare alla larga.
Ho fatto di tutto per collaborare al tuo progetto ed avvicinarmi a te.
Sono un voyeur e le tue mani piccole, sottili e curate che si muovevano rapide sulla tastiera del pc mi hanno rapito.
Abbiamo letto Siddharta, te lo ricordi?
Ci alternavamo nella narrazione scegliendo casualmente cosa leggere.
Era piacevole guardarti lavorare e allo stesso tempo sentirti commentare un testo
del quale non sapevi nulla ma che io già conoscevo.
Ti ho portato fuori a cena e quasi conquistata ascoltando De André.
Ti rivedo, la gonna lunga di chiffon nero, il leggero brusìo del tessuto che sfiorava le tue gambe tornite ed abbronzate, la maglietta cipria con una scollatura così ampia che tutti gli occhi erano su di te.
Ero geloso ed orgoglioso di mostrarti anche se non eri mia, non ancora.
Sono stato il tuo mentore, il tuo consigliere, ti sei fidata facendo cadere ogni barriera.
Ti ho detto che eri bella, non mi credevi, ma era così, l’ho sempre pensato.
Sono scappato. Sono tornato. Ti ho sorpresa e ti sei abbandonata a me.
Ho visto il tuo sguardo mentre evitavo la tua bocca. Non guardarmi così.
Non indagare, non chiedere, basta. E’ questo ciò che posso offrirti.
Desidero il tuo corpo non le tue emozioni. Non mi hai dato ne l’uno ne l’altro.
Quante volte ti ho ammonita dicendoti di non fidarti degli uomini?
Ogni tuo sfogo era contro di loro.
Te lo ripetevo, in continuo, siamo sinceri in un singolo frangente.
Sono un profugo dei sentimenti.
Pretendo il tuo corpo non i tuoi baci non le tue mani…non cercare le mie, non stringerle a te, non farmi questo.
Non posso o più semplicemente non voglio.
Sono un bastardo millantatore. Te l’ho detto, per una buona volta credimi.
Sei caparbia, non demordi.
Mi sussurri le tue condizioni, questo per quello, il tuo corpo per i miei pensieri.
Non svilirti con questo disgustoso baratto. Non abbassarti al mio livello.
Mi hai visto arrivare da te sfatto, all’alba, con un unico bisogno da soddisfare, continuare a farmi.
Mi hai guardato senza umiliarmi, senza proferir verbo.
Non mi hai mai lasciato solo e m’hai accolto con un abbraccio che non intendevo accettare.
Le tue braccia mi cullano, mi permetto d’abbandonarmi ad esse ed a te.
Non cercarmi.
Non ho il coraggio di dirtelo guardando il tuo viso da Madonna.
I tuoi occhi, così profondi nei quali mi perdevo, che indagano i miei.
Te lo scrivo, sono un fuggiasco.
Non cercarmi. Lo sai, sarò ancora io a tornare da te
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un racconto inviato e scritto da Michela Lupatini