invia il tuo racconto inedito

Lettera aperta all’Accademia Svedese

Esteemed Members of the Swedish Academy…

…inizia così la lettera aperta di The Millions, uno dei più importanti  siti letterari indipendenti del mondo, all’Accademia di Svezia. Cosa o chi giustifica l’accorato appello che segue? Ancora lui, Philip Roth, e l’ennesima occasione mancata per dare allo scrittore di Newark il riconoscimento che gli spetta da anni.

Vi ho già dato conto, in un precedente articolo, dei meccanismi che determinano l’attribuzione del Nobel. Meccanismi che, proprio perché calati dall’altro, non possono essere messi in discussione.

In queste poche righe, tuttavia, voglio proporvi le riflessioni di The Millions sul tema Roth, traducendo per voi le conclusioni cui giunge.

Dopo aver studiato e analizzato, con obiettività, l’intera opera di Roth, biografia compresa, scrive The Million:

Ciò che giustifica la candidatura di Roth al Premio Nobel non è il fatto che sia un bravo ragazzo; è che lui è un genio e, nel caso di Roth, il suo genio sta nella sua audacia. L’audacia non sempre gioca pulito. Non è politicamente corretta. La forza peculiare dell’audacia è la sua volontà di rompere le regole, di calpestare i tabù, di scuoterci, di svegliarci – e, sì, a volte di farci incazzare enormemente. Certo, l’audacia senza intelligenza genera spettacoli vuoti di senso, ma si dà il caso che Philip Roth sia lo scrittore più intelligente che ci sia in America, e che il suo lavoro, nel bene e nel male, brillante o puerile, sia tra i migliori che questo Paese abbia mai prodotto. Se Philip Roth non merita il Premio Nobel, non lo merita nessuno.

___
contributo di

 

Author: Raffaella Foresti

“Il cane odiava quella catena. Ma aveva una sua dignità. Quello che faceva era non tendere mai la catena del tutto. Non si allontanava mai nemmeno quel tanto da sentire che tirava. Nemmeno se arrivava il postino, o un rappresentante. Per dignità, il cane fingeva di aver scelto di stare entro quello spazio che guarda caso rientrava nella lunghezza della catena. Niente al di fuori di quello spazio lo interessava. Interesse zero. Perciò non si accorgeva mai della catena. Non la odiava. La catena. L'aveva privata della sua importanza. Forse non fingeva, forse aveva davvero scelto di restringere il suo mondo a quel piccolo cerchio. Aveva un potere tutto suo. Una vita intera legato a quella catena. Quanto volevo bene a quel maledetto cane “

Share This Post On
  • Google

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *