Laura lascia per un istante la mano di Federico per riuscire a infilarsi tra la folla. Impossibile camminare fianco a fianco, in queste condizioni, pensa Laura con praticità.
È attratta in modo particolare da una bancarella che ordinariamente si trova in un punto non lontano del piazzale del mercatino. Si tratta di un semplice banchetto sul quale un uomo di circa trent’anni accumula libri usati, molto usati – sorride Laura – e li offre in vendita a pochi euro. Non che il piccolo appartamento di Laura sia sprovvisto di libri, anzi … ma lei non riesce proprio a trattenersi dallo sfogliarli, accarezzarli; dal confrontarne mentalmente la fattura e l’edizione con le copie che già possiede. E poi, pensa Laura, non è solo una questione di lettura c’è anche la collezione, un aspetto marginale, d’accordo, ma pur sempre … e comunque bisogna verificare metodicamente quali volumi già si posseggano, in quali edizioni, l’anno di pubblicazione, la condizione della carta, della copertina. E quest’ultima è fondamentale, l’immagine, il carattere di stampa del titolo, del nome dell’autore che fatica! Solo a questo punto, avvistato il suo uomo Laura si gira e ricerca con gli occhi Federico, rimasto poco più indietro. Dal viso scuro, lo sguardo cupo ed un certo qual modo di avanzare tra la gente Laura capisce che qualcosa non va. Sa che aver lasciato la mano di Federico per correre verso il banchetto ha infastidito il marito, sempre attentamente sensibile a questi aspetti del rapporto di coppia che a Laura fanno tanto ridere. Nell’ordine i ridicoli e scomodi tentativi di addormentarsi abbracciati, il sorriso ed il bacio appena svegli, l’organizzare la giornata insieme a colazione, accompagnare l’altro al supermercato per condividere la spesa … uno strazio ma a lui queste cose sembrano importanti e non mi costa nulla accontentarlo come questa mania di camminare fianco a fianco, mano nella mano. Peccato, anche oggi ho sbagliato qualcosa.
Lauretta! Lauretta! Non ti allontanare sempre, bambina insopportabile! Lo dirò a tua mamma lo dirò, che non obbedisci mai e non fai quello che ti si dice, ma io … niente ma, ti comporti sempre male, sfuggi al controllo ma insomma lo vuoi capire che sei ancora troppo piccola per poter andare in giro da sola? Quando sarai grande …
Quella mattina, appena sveglia aveva allontanato le coperte e si era riaddormentata sotto le lenzuola per il caldo umido e appiccicoso. Ora le doleva il braccio sinistro che aveva abbandonato di traverso sotto il cuscino, forse per tutta la notte. Vicino a lei, una volta sveglia, sentì il respiro profondo di Federico che ancora dormiva. Si chiese se fosse il caso di insistere nell’andare al mercatino dell’usato. Forse sarebbe piovuto. Anzi ne era sicura, già intravvedendo oltre il vetro della finestra un cielo cupo e scuro.
Forse lui preferirebbe rimanere qui, buona parte della mattina a letto, colazione e televisione, perché no, magari la partita, un sonnellino nel pomeriggio e poi una passeggiata, ma sul tardi, quando la domenica ormai è solo ricordo.
No, devo andare, a costo di. Voglio trovare quell’edizione che l’uomo del banchetto mi ha promesso di trovare. Quanto vorrei averla già qui, tra le mie mani e sfogliarne le pagine ingiallite sentendo i deboli suono della carta secca che tende a staccarsi dalla rilegatura. Con cura, mi raccomando. E poi se lui non volesse venire può sempre rimanere qui o chiamare qualcuno dei suoi amici, anzi meglio così mi libero per un paio di ore e respiro e penso, a cosa non so. Quella parete sta ingiallendo, decisamente. Dovremmo fare imbiancare tutta la stanza, non solo quella. È un peccato però, il resto sembra a posto. Lì si sporca perché c’è il termosifone che. E se a lui non interessa gli farà comunque bene una passeggiata, potrebbe trovare qualcosa di bello tra i banchi del mercato, gli servirebbe giusto una poltrona nuova per lo studio, magari d’antiquariato, anche se i suoi gusti.
Che fai Laura? Niente papà solo che ho visto una cosa. Cosa? Ma sì, questo. Ma che te ne fai alla tua età? Quello è un libro per ragazze grandi non per te, hai solo sette anni. Ti annoia, te lo dico io. Ma scusa io sono stufa di leggere quelle cose e poi mi piace il disegno. Quale disegno? La cosa qui. Ah, la copertina! Va bene dallo al signore, quant’è prego, ecco grazie, e ora Lauretta tieni il tuo primo libro vero, senza figure, Orgoglio e Pregiudizio, che dio ce la mandi buona.
Che hai? Muoviti!
Insomma, perché ti sei fermato? Ho capito ti ho lasciato la mano mentre camminavo ma ti assicuro che non significa nulla solo che non ci passavo.
Potevi anche venirci da sola se non ti interessa nemmeno camminare a fianco a me. E poi con te è sempre così quando ti metti in testa qualcosa cascasse il mondo e. Ma dai, come la fai lunga, per pochi metri, mica sei un bambino. Avevi paura di perderti? Disse Laura sorridendo e avvicinandosi al marito per baciarlo sulla bocca dolcemente. Perché ti allontani ora? Dai, sei sempre il solito, devi piantare un casino ogni volta per delle cavolate. E dai, che fai? Come? Preferivi vederti con gli altri almeno ti saresti fatto qualche che? Ah risata, bene vacci allora con gli altri e divertiti basta che poi stasera non torni a casa come se niente fosse perché stavolta, stavolta. E vai, vai, sembra di essere sposata con un bambino, dico io, un bambino.
Ecco, ho trovato qualcosa. Veda se le può interessare signora. Ma è, ma è … bellissimo, guarda qui, 1927, fantastico e poi c’è questo segnalibro a nastro colorato in rosa che con le pagine dorate poi è un abbinamento e. Lo prendo, non posso farne a meno per me questo libro vale molto, lo cercavo da tempo lo sa, ne faccio collezione. Di libri? No, di copie di Orgoglio e Pregiudizio, sa mio padre me ne regalò una copia usata quando avevo sette anni e da allora non riesco a resistere, devo acquistarne una copia diversa per edizione. Beh, a ciascuno le sue manie no? Certo, sorrise Laura.
Tornata a casa constatò l’assenza di Federico, tutto sommato compiacendosene. Sarà a vedere la partita da Giorgio, bevendo birra e lamentandosi di me. Almeno so dove può essere. Non è molto originale. Potrei anche telefonare ma no, lasciamolo libero per un po’, tanto che servirebbe se tornasse. Meglio rimanermene da sola per il resto del pomeriggio e sfogliare la mia nuova edizione rara e.
Pronto?
Ah, ciao, sei tu? Dove sei? Ti ho scritto ma non mi hai più risposto…
Non volevo che tuo marito trovasse la lettera.
Guarda che mica legge le mie lettere sai?
Beh, ma avrebbe potuto insospettirsi, ingelosirsi che ne so.
Va bene ma ora dove sei, che fai?
Niente, sono qui, a casa, ho voglia di vederti.
Lo sai che non è possibile.
Ma io non riesco a vivere senza di te Laura e tutto questo non ha alcun senso, lo sai anche tu.
Carlo, per favore, ne abbiamo già parlato, non è possibile, rimaniamo amici.
Ma perché? Lo hai detto tu stessa che stare con lui non ti da nulla. Mi hai anche confessato che hai paura di rimanere incinta perché allora non avresti più possibilità di fuggire.
No ma.
Non respiri più in questa situazione. Forse io non sarò la persona perfetta ma, lo sai, ti amo e.
Scusa sento la porta che si apre, Federico sta tornando, ci sentiamo tra qualche giorno.
No Laura, basta, se metti giù il telefono ora…
Scusa.
Chi era al telefono?
Mia sorella perché, ora mi controlli anche le telefonate? No, perché se è così…
No, non preoccuparti non ti controllo le telefonate, non leggo le tue lettere, non sbircio i messaggi che ricevi, anche se li sento…
E quindi?
Niente.
ah, appunto, vorrei vedere…
Sì ma forse dovremmo parlare no?
E di cosa, forse del fatto che non sei nemmeno capace di sacrificarti per un paio d’ore per accompagnarmi in un mercatino senza fare scenate?
Ecco, non è proprio questo il punto, è solo che.
Che cosa?
Che …
Carlo?
Sì, ciao Laura, quanto tempo, come stai?
Mah, che ti devo dire, Federico è
Morto?
No, che morto, se ne è andato oggi…
Per sempre?
Sì, per sempre. Per qualche anno almeno ne ha settantasei, non gliene resteranno molti…
E tu, come stai?
Bene, bene, solo che
Che
No, riflettevo e ho pensato che tutto sommato quel giorno, te lo ricordi?
Quale giorno?
Quello della copia di Orgogliio e Pregiudizio dalla copertina dorata?
Eh?
Sì, tu non puoi ricordare ma io, io ricordo e tu mi dicesti di lasciarlo e di andarmene e
Te l’ho detto spesso e allora.
Nulla, volevo solo sentirmelo dire di nuovo, se puoi…
Che stupida che sei Laura e va bene …
Lauretta, Lauretta! Che fai? Scendi subito da quella rete, quante volte ti ho detto che non devi arrampicarti che rischi di cadere e farti male?
No, no e poi no, scendi subito hai capito?
Guarda che stasera lo dico a papà e poi vedrai!
Cosa? Ah, il tuo libro sì è qui, sul tavolo della cucina, l’hai lasciato qui abbandonato come al solito?
Ma è difficile anche se Elisabeth mi sta simpatica ecco.
Chi?
Elisabeth, quella che ama Darcy ma poi gli sta antipatico.
Ah, mi sa che non hai capito tutto bene fino ad adesso.
Noo, ti giuro è così. Capita anche a me con un bambino della mia classe che.
Va bene, va bene, ora però siediti e fai merenda. Ne avrai di tempo, più avanti per capire.
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un racconto di Marco Arcieri [email protected]
