Running Dog viene pubblicato nella sua prima edizione nel 1978. La data è importante, perché segna una transizione significativa nella poetica dell’autore, che da una dimensione individuale o di coppia (come i precedenti Americana e I giocatori) approda alla trattazione di temi più complessi, sociali, comunitari. Per essere più precisi il romanzo approfondisce una tematica che attraverserà gran parte dell’opera delilliana successiva: il rapporto tra l’individuo e gli aspetti più fasulli della società.
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La burocrazia, l’immagine, i sistemi di controllo esercitano in Running Dog tutto il fascino e l’oppressione che esploderanno poi in Cosmopolis e soprattutto, in Rumore Bianco.
Lo storia ruota attorno ad una pellicola girata del bunker di Hitler prima del suicidio e contenente, almeno così credono i protagonisti, scene di orge e di sesso spinto tra i fedelissimi del Fuhrer. Questo oggetto (metafora azzeccatissima dell’epoca postmoderna), quasi fosse un Graal contemporaneo, sarà il motore di ogni azione e di ogni intreccio tra i particolarissimi personaggi del romanzo: un anziano “spacciatore” di materiale pornografico, un agente segreto, una giornalista di una rivista di estrema sinistra (almeno così diremmo in Europa) ed un veterano della guerra del Vietman improvvisatosi imprenditore.
Nonostante i pareri presenti nella rete, ho trovato questo romanzo piacevolissimo, e niente affatto di difficile lettura. Le pagine scorrono senza difficoltà e l’alternarsi veloce del narratore tra le vicende dei vari personaggi ed il loro intrecciarsi, conferisce un certo ritmo alla storia, che mantiene alcuni Topos del genere noir: l’omicidio, il segreto, le spie e le loro vite parallele. Non vi sono colpi di scena eclatanti, eccezion fatta per la conclusione davvero originale. Piuttosto vengono disseminati nel testo piccoli indizi sfiziosi (vi cito Charlie Chaplin poi mi saprete dire) che delineano in modo sempre più netto la personalità dei protagonisti e l’epilogo del testo.
La trama si sviluppa principalmente a New York, città natale dell’autore, fotografata con un obiettivo endogeno alla City: palazzi, stanze, uffici, loft, cantieri. Delillo mette a nudo le intimità della grande mela, unendo coerentemente la tematica del potere e del complotto, alle stanze sfarzose, oppure abbandonate, del centro nevralgico d’America. Non mancano riferimenti al sud del paese, al Texas, al New Mexico; soprattutto verso la conclusione sembra quasi di leggere alcune pagine di McCarthy.
Running Dog: un romanzo consigliatissimo, tanto ai fan di Don Delillo, quanto a coloro che muovono i primi passi nella letteratura americana contemporanea.
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una recensione di Giorgio Michelangelo Fabbrucci [email protected]
