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Rothenstein lo fissò attentamente. “Certo che mi ricordo ” rispose, dopo un istante, non tanto con calore quanto con orgoglio, orgoglio per la propria stupefacente memoria.

” Edwin Soames “.

” Enoch Soames ” corresse Enoch.

” Enoch Soames ” ripete Rothenstein, con un tono che lasciava chiaramente intendere come era già stato più che sufficiente indovinare il cognome. ” Ci siamo visti a Parigi due o tre volte quando abitavate là. Ci siamo conosciuti al Café Groche. “

” E sono venuto una volta nel vostro studio.” “Oh, già! Mi spiace che non mi abbiate trovato. “

” Ma c’eravate. Mi avete anche mostrato i vostri quadri, sapete… Ho sentito dire che adesso abitate a Chelsea.”

” Si. “

Quasi mi meravigliai che Soames, dopo questo monosillabo, non se ne andasse. Rimase li, paziente, simile a un animale muto, e sembrava quasi un asino che guardasse oltre il cancello. Una figura triste, la sua. Mi balenò alla mente che ” affamato ” era forse il mot juste per lui; ma affamato… di che cosa? Pareva che avesse scarso appetito per tutto. Mi sentii spiacente per lui; e Rothenstein, anche se non l’aveva invitato a Chelsea, gli disse di sedere e di bere qualcosa.

Una volta seduto, parve più sicuro di sé. Buttò indietro le ali del pipistrello con un gesto che, se quelle ali non fossero state impermeabili, sarebbe potuto sembrare una sfida alle cose del mondo. E ordinò un assenzio. ” ]e me tiens toujour fidèle ” disse a Rothenstein, ” a la sorcière glauque .”

” Un bel guaio per voi ” replicò Rothenstein, asciutto.

” Non ci sono guai ” rispose Soames. ” Dans ce monde, il n’y a ni de bien ni de mal. “

” Niente di bene e niente di male? Che cosa intendete dire? “

” Ho spiegato tutto nella prefazione a ‘Negazioni’.”

” Negazioni”?

” Si. Ve ne ho dato una copia. “

” Oh, si, certo. Ma avete spiegato, per esempio, come non esisteva qualcosa di simile alla buona e alla cattiva grammatica? “

” N-No ” fece Soames. ” In Arte c’è il buono e il cattivo, naturalmente. Ma nella vita, no. ” Stava arrotolando una sigaretta. Aveva mani bianche e flaccide, non molto pulite, e la punta delle dita appariva fortemente macchiata di nicotina. ” Nella vita ci sono illusioni di bene e di male, ma… ” e la sua voce si trasformò in un sussurro nel quale si riuscirono ad afferrare a stento le parole vieux jeu e rococò. Temeva di non mostrarsi sotto la sua luce migliore, credo, e aveva paura che Rothenstein potesse rinfacciargli i suoi en’on. In ogni modo, si schiarì la gola e disse: ” Parlons d’autre chose. “

Pensate che fosse uno sciocco? L’idea non mi passò neppure per la testa. Ero giovane, e non possedevo ancora la chiarezza di giudizio di Rothenstein. Soames era di buoni cinque o sei anni più anziano di noi due.

E poi, aveva già scritto un libro.

Era stupefacente aver scritto un libro. Se non ci fosse stato Rothenstein, avrei trattato Soames con reverenda. E, anche davanti a lui, lo rispettavo. E mi sentii davvero molto vicino alle reverenze quando assicurò che presto sarebbe uscito un suo secondo libro. Domandai se era lecito chiedere che tipo di libro era.

” Le mie poesie ” rispose. Rothenstein domandò se sarebbe stato questo il titolo del libro. Il poeta meditò sul suggerimento, ma poi disse che preferiva pubblicare il suo volume senza titolo alcuno. ” Se un libro è buono di per sé… ” mormorò, facendo ondeggiare la sigaretta.

Rothenstein obiettò che la mancanza di un titolo avrebbe potuto nuocere alla vendita. ” Se ” continuò ” andassi da un libraio e chiedessi semplicemente: ‘Avete? ‘ o ‘ Avete una copia di…? ‘ come farebbero a sapere che cosa desidero? “

” Oh, farò mettere il mio nome sulla copertina, certo ” replicò Soames, più che mai serio. ” E desidererei” aggiunse, guardando fissamente Rothenstein ” avere un mio ritratto a disegno sul frontespizio. ” Rothenstein ammise che l’idea era ottima e disse che stava per ritirarsi in campagna, dove si sarebbe trattenuto per un certo periodo. Poi guardò l’orologio, si accorse che era tardi, pagò il cameriere e ce ne andammo assieme a cena. Soames rimase fedelmente al suo posto davanti alla strega glauca.

” Perché eravate cosi deciso a non fargli il ritratto? ” volli sapere.

” Fargli un ritratto? E come si può fare il ritratto ad un uomo che non esiste? “

” È scialbo ” ammisi. Ma il mio mot juste non fece effetto alcuno. Rothenstein ripete che Soames era addirittura inesistente.

Pure, Soames aveva scritto un libro. Chiesi a Rothenstein se aveva letto “Negazioni “. Ammise di averlo scorso ” ma ” aggiunse vivacemente ” non mi sono mai vantato di capire qualcosa dell’arte dello scrivere. ” Un’obiezione assolutamente tipica dell’epoca. Allora i pittori non permettevano a chi non apparteneva alla loro confraternita di capire qualcosa di pittura. Questa legge (incisa sulle tavole portate da Whistler sulla vetta del Fuji-yama) imponeva determinate limitazioni. Se le arti estranee alla pittura non riuscivano assolutamente incomprensibili a tutti, eccettuati coloro che le esercitavano, la legge vacillava… la dottrina di Monroe, per così dire, non reggeva più. Di conseguenza non c’era pittore che si azzardasse a darvi la sua opinione su un libro senza prima avvertirvi che tale opinione era assolutamente priva di valore. Non esiste in campo letterario miglior giudice di Rothenstein; ma non sarebbe stato opportuno dirglielo a quell’epoca, e seppi cosi che dovevo farmi un’opinione di ” Negazioni ” senza ricorrere al suo aiuto.

Non comperare un libro di cui avevo visto in faccia l’autore sarebbe stato per me, a quei tempi, un atto addirittura impossibile d’abnegazione. Quando tornai a Oxford per la sessione di Natale mi ero debitamente procurato ” Negazioni “. Contrassi l’abitudine di lasciarlo con noncuranza, sul tavolo di camera mia, e quando un amico lo prendeva in mano e chiedeva di che cosa trattava, rispondevo : ” Oh, un libro piuttosto notevole. È di un tale che conosco. ” Di che cosa trattasse, non sarei stato assolutamente in grado di dirlo. Non ero mai riuscito a capire qualcosa di quel sottile libretto verde. Nella prefazione non c’era la chiave per l’esiguo labirinto del contenuto, e nel labirinto non c’era nulla che potesse spiegare la prefazione.

Chinati sulla vita, Chinati vicino… vicinissimo.

La vita è tessuto, senza ordito né trama, ma soltanto tessuto.

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Una novella di Henry Maximilian Beerbohm
Continua Lunedì 28 Novembre

 

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