Recensione di Raffaella Foresti
Violenza pura, angoscia, terrore. Questo romanzo è una lunga scia di sangue. Pagine raccapriccianti di ferocia inaudita. Un orrore senza fine, senza perdono, senza speranza. Bambini appesi per la gola a rami spezzati.
Leggendo una dopo l’altra le pagine di questa storia western (molto atipica) sono molte le nubi nere che si affacciano all’orizzonte. Per sopportarle ci aggrappiamo ad una parola: disumanità. Consolante, certamente. Ma non è. Tutto ciò che per sollevarci chiamiamo “disumano” in realtà è nostro, ci appartiene. É parte di noi.
Meridiano di sangue racconta un mondo di frontiera esistente e sempre esistito, ben oltre i confini tra Messico e Stati Uniti del 1850. Perché questo è fondamentalmente un romanzo sul male assoluto, di cui l’umanità, consapevole o meno, partecipa. Un’umanità senza legge e senza ragione, che sconta il prezzo di essersi ribellata alla Natura per affermare se stessa, mentre il Meridiano di Sangue pare essere l’unico esito possibile di questa affermazione. Il sogno americano trasformato in un incubo, di cui possiamo solo aspettare (ed augurarci) la fine.
Il talento di Cormac McCarthy è unico e indiscusso. Una scrittura creatrice di immagini e suoni, una lirica divina. Ho letto che Saul Bellow di McCarthy disse: ha la capacità di dare la vita e la morte. Vedrete.
Vi sorprenderete incollati alle pagine di questo libro malgrado le immagini crude che vi si rappresenteranno innanzi agli occhi e i paesaggi cupi e desolati che invaderanno la vostra anima.
Perché McCarthy è un immenso scrittore, uno dei più grandi dell’epoca contemporanea, e per questo gli posso perdonare tutto. Anche di avermi preso per i capelli e trascinato nelle terre aride e insanguinate del Meridiano, attraverso un orrore puro e reale che ti entra nelle vene e ti colpisce nel profondo.
Epico. Immenso. Definitivo.
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Raffaella Foresti [email protected] VAI ALLO SPECIALE MCCARTHY
28 ottobre 2011
Traduzione: McCarthy scrive così bene che può dire tutto!
22 novembre 2011
Ogni libro di McCarthy è feroce e violento. Questo forse più di altri. In Meridiano di sangue però vi è, a mio avviso, un “cattivo” fortemente atipico. Il Giudice Holden. Immenso fisicamente. Abbacinante perchè costantemente nudo e glabro e soprattutto divino. Il giudice Holden (figura, sembra, realmente esistita assieme a Glanton) non è soltanto la personificazione del male ma la sua aporia. Il giudice, nel suo tentativo per altro riuscito, di spiegare il mondo e giustificarlo, ha osservato in quale direzione si muovono gli eventi e ne ha dato una brusca accelerazione verso l’inesorabile. Non è il destino a rendere “già scritto” qualcosa in McCarthy ma la semplice consequenzialità di causa ed effetto. Stai col giudice: vivi. Contro il giudice sarai giudicato. Mi fermo qui per evitare spoiler, aggiungo solo che in McCarthy si muore sempre per mano di altri uomini, difficilmente per eventi naturali e in questo io non vedo la contrapposizione uomo/natura, semmai quella di uomo/uomo.
23 novembre 2011
@Thomas: la figura del Giudice Holden è straordinaria e cosituisce l’altro grande punto di forza di questo romanzo. L’ho tralasciata perchè ho ritenuto che meritasse ben più delle poche righe che avevo a disposizione. Credo che gli si potrebbe dedicare un intero saggio… te la sentiresti di proporre qualcosa di tuo? Da tuoi commenti capisco che sei un ottimo lettore e che scrivi anche molto bene. In ogni caso grazie per i tuoi contributi, sempre molto interessanti.
25 novembre 2011
Capisco, la mole del giudice rimane stretta ovunque. Non ho l’abitudine di scrivere recensioni o mettere su carta analisi, non so dirti se lo farò – anche perchè scrivere per me è un piacere che contrasta fortemente con il dovere; nell’eventualità, sarà mia premura inviarlo. Colgo comunque l’occasione per complimentarmi con la recensione. Non è facile, appunto, far rientrare un testo di McCarthy in cosi poche righe.
P.s. parlando con chi ha letto questo romanzo la scena con i bambini appesi è stata folgorante per molti, tutti, in un modo o nell’altro la ricordano.
t.