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Tomas Gösta Tranströmer. Premio Nobel per la Letteratura. 2011

Insicurezza nazionale

Il sotto segretario si piega in avanti e disegna una X

e i suoi orecchini tintinnano come spade di Damocle.

Come una farfalla screziata è invisibile al suolo

così il demonio si mescola con il giornale spalancato.

Un casco che nessuno porta ha preso il potere.

La tartaruga-madre fugge volando sotto l’acqua.

(dal sito di Crocetti Editore e da L’unità on line 6.10.2011)

 

 

 

Cari lettori della rivista, mi duole annunciarvi che avevo ragione (vedasi articolo precedente).
I versi illuminati ed immortali sopra riportati (dimenticatevi Leopardi o Montale, qui si è oltre) il cui celeberrimo autore le inarrivabili menti della congrega affibbiaNobelperlaletteraturaacasodicane hanno laureato oggi, valgono molto, moltissimo. Anche perché sono gli unici (o i pochi) tradotti in italiano che riuscirete a trovare in rete (non parliamo delle librerie, lasciate perdere).
E questi versi valgono molto, moltissimo, perché pesano di più delle decine di capolavori scritti da Philip Roth, da Cormarc Mccarthy, da Don Delillo; delle pagine di Thomas Pynchon, Claudio Magris, Amos Oz. Insomma valgono più di tutta la letteratura che conoscete ed amate.
E ora, proprio in queste ore in cui i cronisti di mezzo mondo (l’altra metà ha problemi più urgenti e se ne sbatte) si sta arrabattando per capire chi diavolo sia questo arzillo ottantenne… ogni considerazione sul valore del Premio Nobel diviene fatua.
Dopo Pinter e Fo un altro celebre e fondamentale poeta della letteratura mondiale è salito all’olimpo del Nobel in compagnia di fondamentali e irrinunciabili autori di cui noi tutti, accaniti lettori, siamo ammiratori, tanto da non poterne fare a meno, come Shmuel Yosef Agnon, Vicente Aleixandre, Miguel Ángel Asturias, Bjørnstjerne Martinus Bjørnson, Karl Adolph GjellerupRudolf Christoph Eucken; per non parlare di Knut Pedersen Hamsun.
Indimenticato!
Insomma il gotha delle terrestri lettere. Qui non stiamo parlando di poeti e narratori localisti e tribali ma di eccellenze indiscusse che soppiantano in tutti noi ogni pretesa di veder premiare autori meno valenti.
Rallegriamocene e gaudemus e soprattutto recitiamo codesti versi a memoria, tra noi, per strada, dal panettiere, insomma ovunque favella sia consentita, perché il mondo li senta.
Amen (fino all’anno prossimo almeno).

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Considerazioni di Marco Arcieri

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