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La Città dei Sogni – Nona Puntata

Amici! – Esclama uno degli accompagnatori – Mr. Far D. ci ha consigliato di mettere questo sogno al sicuro, in gattabuia.

Ma io ho letto solo un bigliettino! Non ho fatto del male a nessuno! Abbiate compassione per un vecchio nobilsogno! – dice mesto Lord Intricante.

Sarà Mr. Far D a decidere della tua sorte! – gli risponde con grazia un gendarme.

Davide é perplesso. Tra poco gli animi si saranno quietati. A quel punto che cosa chiederà alle volpi ali angelo? Dovrà inventarsi una scusa, oppure una ragione della sua presenza alla prigione. Purtroppo non conosce nulla di questo luogo, e facile sarà sbagliare, o addirittura finire in galera. Fortunatamente i giganti li hanno distratti. Quella notizia ha scompigliato l’ordine, acceso i timori. Quindi batte il ferro ancora caldo.

Gentili soldati, scusatemi! – grida Davide alzando la voce – vi ripeto: quei giganti ci hanno attaccato, con coni di luce dagli occhi. Il loro sguardo è un’arma pericolosa. Oggi hanno attaccato noi, che non contiamo nulla, ma domani? Chi ci assicura che nei prossimi giorni non attacheranno la scogliera, oppure la torre! Ditemi voi, che siete creature dell’ordine, cosa ne sarà dei nostri luoghi quando i titani di plastica ci verranno addosso?! Per favore, ve ne prego: andate a controllare!

Il ragazzo ha ragione. Se non noi, chi può fare qualcosa? Dobbiamo fare un volo di ispezione!

Va bene. Portate il prigioniero in cima alla torre! Voi aspettateci qui.

Lo stormo volpesco prende il volo, ordinandosi a “V” nel cielo dalle mille cromie. Intricante viene portato a forza, trascinato dalle due guardie, verso la torre. Poi, raggiunta la base, prendono il volo e lo appoggiano, così pare, sulla cima.

Sei stato furbo. Ma ora che facciamo – sussurra preoccupata Saggina.

Dobbiamo liberare il tricheco!

Ma cosa ti importa di lui? Cosa c’entra con la tua missione.

Se lo liberiamo sarà in debito con noi e quindi potrà aiutarci, farci da guida.

Ma ci sono già io per questo!

Ah sì, e tu sai dove si trovi Giulia per caso?

Saggina non risponde. Il ragazzo in fondo ha ragione. Nella loro situazione, non si può scartare alcuna ipotesi.

Allora va bene. Non c’é tempo da perdere. Sali in bocca!

In un attimo Saggina è nuovamente cicogna e Davide si nasconde nella grande bocca d’abete. Ora sbatte le ali quercia, per recuperare il malcapitato.

Raggiungono in fretta la cima. Le due sentinelle, sono impegnate nel loro allenamento. Il tricheco è legato al pennone, che campeggia al centro di quella cima di pietra.

… e poi dicono che le Volpi siano le più furbe – ridacchia Intricante pieno di speranza.

Non è il momento per fare battute. Dobbiamo fare in fretta. Se ti liberiamo ci aiuterai?

Certo! Certo! – risponde il tricheco – Sono già a Vostro servizio. Domandatemi pure.

Sono alla ricerca di un desiderio, un sogno di ragazza che potrebbe essere arrivato da poco. E’ una mia amica e la devo assolutamente ritrovare. Ne sai qualcosa?

Allora tu sei il Gondar di cui ho letto nella lettera!

Non dire questo nome stupido!

Si si…. so tutto. Volevano impedirti di attraccare! Non chiedermene il motivo. Mi avevano chiesto di avvisare Giò Mezz’Unghia, ma la curiosità è stata troppo forte e…

… me lo racconterai strada facendo. Ora portami da lei!

Slegatemi!

Il becco di cicogna funge da pugnale, oppure da forbice, per tagliare le corde fibrose che tengono Intricante in ostaggio. E’ libero ora; non ha bisogno di sgranchirsi: tanto breve è stata la sua prigionia.

Schiacciati nella bocca della cicogna di legno, i due ospiti hanno modo di parlare. Seppur le prime parole siano tutte concentrate sul dove mettersi e sul come incastrasi, Intricante racconta al suo liberatore ogni cosa vissuta nel passato recente e in quello remoto. Saputo il luogo di destinazione di Piccola Creatura, Davide lo grida a Saggina – Andiamo a Gola Rosa! Intricante lo incalza, esclamando di continuo indicazioni geografiche, punti di riferimento visivi, descrizioni di volo e mille altre informazioni: alcune fondamentali, altre del tutto inutili, se non inventate.

Saggina sbatte le ali emozionata. Dopo molto volare, riconosce dall’alto il segno inconfondibile del loro imminente obiettivo: un gomitolo di lana rosa, gigante, che rotola su un disco, sul cui perimetro insistono palazzi e case ricoperte di reti. I tetti sono collegati gli uni agl’altri con ponti di legno grezzo, come se un falegname, dopo aver tagliato un albero, ne avesse gettato il tronco a casaccio su quelle tegole. Le entrate sono tonde, altre sembrano buchi di tana. Avvicinandosi il paesaggio si fa più nitido: gatti e topi si rincorrono all’infinito, stando ben attenti entrambi al grande gomitolo, che rotola da una parte all’altra di Gola Rosa, intrecciando il suo filo infinito ai mille edifici sbilenchi.

Per ragioni di istinto, o forse di ortodossia, la cicogna atterra su un comignolo.

Non potevi trovare posto migliore – dice Davide ironico all’amica volante.

Dove mai potrebbe voler atterrare una cicogna?

Lasciamo stare e vediamo di scendere.

Inserendo le dita nei numerosi buchi tra le mattonelle sconnesse, i grotteschi compagni scendono desti sul limitar d’un tetto. Guardano le strade traballanti ed ascoltano attenti la colonna sonora: miagolii, grida e soffi di felinissime battaglie.

Come farò ora a trovarla?

Mio caro amico, penso che dovremo cercarla. L’ultima volta aveva forma di sfera. Piccola e rotonda. Una luce ridente, luminosa. Forse, in tutto questo caotico inseguirsi, la troveremo in disparte, a sorridere a qualcuno, oppure a giocare contenta con qualche morbido filo.

Ti ringrazio per le inutili parole, tricheco caro.

Sei solo un’arrogante!

Stai zitto, che se non fosse per me venivi mangiato dalle volpi volanti!

Ignorante! Non sai che i soldati mangiano solo dolciumi? Ah, questa poi… le volpi divora sogni! Che follia!

Volete smetterla voi due? – li interrompe Saggina – non abbiamo tempo e non sappiam nemmeno dove cercarla. Direi che dovremmo sbrigarci e soprattutto stare uniti.

Presi per le orecchie come scolari la maestra, tacciono ed iniziano a guardarsi intorno, seriamente. Intricante sta seduto sul’argine di una grondaia, a guardar di sotto. Saggina, ritornata scopa, funge da appiglio e da bastone al contempo. Il giovane Gondar, appoggiandosi all’amica, cammina sui tetti, cercando qualche angolo per una visuale più completa. Come spesso accade, cercando qualcosa di caro, la ricerca è vana, ma non nel suo complesso. Infatti, scrutando a destra e strizzando gli occhi a manca, Davide trova un buco, forse una vecchia botola, collegata ad una vecchia scala a chiocciola.

Direi che potremmo provare a scendere, se il nostro Lord non ha ancora scoperto nulla di interessante – suggerisce Davide.

Va bene, vi seguo, Da qui sembra tutto un ripetersi di fughe ed inseguimenti, con i soliti attori tra l’altro.

ti ringraziamo per la tua critica cinematografica al paesaggio!  – aggiunge scocciato il ragazzo – ma io vorrei scendere.

Come desiderate Vostra Cortesia!

___

il romanzo d’appendice “La Città dei Sogni” continua domenica prossima…

Scritto da Giorgio Michelangelo Fabbrucci

[email protected]

 

Author: Giorgio Michelangelo

Giorgio Michelangelo Fabbrucci (Treviglio, 1980). Professionista del marketing e della comunicazione dal 2005. Resosi conto dell'epoca misera e balorda in cui vive, non riconoscendosi simile ai suoi simili, ha fondato gli Alieni Metropolitani... e ha iniziato a scrivere.

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