Questo racconto è una reazione creativa al saggio del Signor Edwards Docx, apparso su Repubblica e MicroMega, in merito alla morte del postmoderno.
Aula scolastica. I banchi sono stati spostati ai lati delle pareti, oppure trascinati; sulle finte piastrelle in autentico pvc vi sono evidenti strisce nere di nerissimo gommino. La lavagna è pulita. Forse una spugna bagnata, prodotta da un’azienda veneta in autentico tessuto di eco-spugna. Qualcuno, con del gesso davvero bianco, ha scritto in stampatello “siamo autentici”. La porta è verde, verde oliva spento, con una crepa nel mezzo, come di testata o di cazzotto. Le tapparelle abbassate. Tredici astronauti in una capsula, dal perimetro prefabbricato, isolati dalle bugie del mondo.
– Mi chiamo Tommaso, ho trentacinque anni e dal 24 settembre non leggo più il postmoderno.
Applausi e sorrisi compiacenti. Qualcuno socchiude gli occhi, come per accedere ad un’intimità profonda, finalizzata ad un autentico godimento spirituale.
La ragazza al centro del cerchio, sedie graffiate in plastica blu, si alza e lo abbraccia. Entrambi indossano indumenti equo solidali.
– Tommaso mi ha raggiunto cercando in internet il sito ufficiale dei Postmoderni Anonimi. Come noi, ha passato la fase critica della patologia ed ora è qui per condividere la sua testimonianza.
Applausi e sorrisi affettuosi.
– Tommaso ha attraversato un momento molto buio, anche a livello familiare e lavorativo. Ora però, grazie all’aiuto di esperti psichiatri, è uscito dal tunnel. Allora Tommaso, vuoi condividere la tua testimonianza?
– Beh, Grazia… grazie. Sono un po’ emozionato e non mi aspettavo di essere accolto in modo così autenticamente caloroso. Non conosco le vostre storie ma voglio raccontarvi la mia, sperando che possa essere utile. Ora sto bene e vedo il mondo sotto un’ottica diversa. Scusate…
Tommaso estrae dalla tasca un vasetto bianco. Ne strappa la copertura in carta di alluminio e lo sorseggia piano.
– E’ un vasetto di Danacol. Un’autentica panacea contro il colesterolo. Lo dice anche Raffaella Carrà. Ma andiamo avanti. Vi dicevo… Ah già! Ora sto meglio, ma non più tardi di un anno fa la malattia, dopo una lunghissima incubazione, ha iniziato a manifestare i suoi primi sintomi. E’ brutto da raccontare ma cercherò di essere forte. Improvvisamente, in una mattina come le atre, ho iniziato a farmi delle domande. Così, di botto, senza preavviso. Ho cominciato a dubitare sul senso del le cose del mondo. Non so come spiegarvi… mi sono sentito diverso dagli altri. Amore, mi spieghi perché la chiamano missione di pace? – Tommy ma ti sembrano domande da fare alle sette e mezza del mattino? – Amore, scusami ma mi è venuto in mente che forse l’atto di sganciare bombe non è coerente al significato di missione di pace. Voglio dire se io chiamo il bicchiere “bicchiere”, è perché lì ci verso una bevanda e me la bevo. No? Il brand della Coca è unanimemente rosso, non ti verrebbe mai in mente di pensare alla Coca Cola in termini di verde o magenta… ma la missione di pace con le bombe mi stona – Tommy, ma stai male? E’ una missione di pace, perché lì c’è la guerra e dopo ci sarà la pace! – Ahhh, ecco! …ma dopo quando? E poi se l’aereo caccia, si chiama “caccia”, vuol dire che cerca di uccidere la sua preda. Se fosse una missione di pace l’avrebbero dovuto chiamare aereo pic nic, non trovi? – Tommy senti, perché non ti prendi un giorno di ferie, così accompagni i bambini a scuola e ti fai una passeggiata al parco? Scusate…
Tommaso estrae il suo Nintendo DS. Parte una musichetta. Con una bacchettina muove veloce la mano, come a colpire dei moscerini, oppure ad unire dei punti in un cruciverba virtuale.
– E’ un esercizio per la mente che rende il pensiero elastico ed attento. E’ tutto vero. Funziona. E’ autentico… lo dice anche Giorgio Panariello. Ma andiamo avanti. Vi dicevo… Ah già! Così decido di prendere un giorno di ferie, e di accompagnare i bambini a scuola. Vado nella loro cameretta e apro gli zaini per controllare che abbiamo preso tutto il necessario per la lezione. Non toccare il mio zaino papà! – E perché? – Come perché… papy, la Privacy – La Privacy? – Si. Neanche la maestra può guardare dentro lo zaino, lo sai? – Senti, smettila o ti becchi un ceffone! – Lasciami stare! Non puoi commettere violenza su tuo figlio. Non è educativo! – Non è educativo? Non commettere violenza? E dove hai imparato queste frasi? – Non è educativo papy tirare le sberle. Al massimo può sculacciarmi, ma solo in caso di gravi infrazioni. Così decido di non portare i bambini a scuola, chiamo mia moglie e le dico: senti i nostri figli non andranno più a scuola. Dev’essere diventato un manicomio di burocrati parassiti. Li porto da mia madre, che almeno insegnerà loro qualche cosa di serio – Non dire cazzate Tommy. Adesso porti i bambini a scuola o non rientri a casa per almeno una settimana! Gli hai fatto fare colazione? – No – Come no?! Ma sei rimbecillito? Prepara subito una tazza di cereali fitness della Nestlé (quelli autentici) e vedi di far eseguire loro tutti gli esercizi “pancia piatta” di Rossella Brescia.
– Tommaso ciò che ci racconti è davvero disarmante. Insomma, in poche parole, ti eri completamente auto escluso dalla società. Giudicavi abominevoli cose assolutamente normali ed autentiche.
– Esattamente Grazia. Proprio così…
– Poi cosa è successo?
– Mia moglie ha trovato un annuncio del dottor Edward Docx su Repubblica che recitava più o meno così: problemi con i significati delle cose e delle azioni? Pensate che la società sia una coacervo caotico di valori contingenti e soggettivi? Chiamate il Dott.Docx. Il mondo dell’autenticità a portata di mano! Così mi sono recato da lui. Dovevate vedere che ufficio! Il pavimento in teck, le librerie in teck, una maxi poltrona da sei posti in autentica ecopelle con base in teck. Che meraviglia! Così mi offre una merendina al sesamo e miele e mi invita a sdraiarmi sul Puff. Mi sentivo un po’ fantozzi… vogliate perdonarmi, sono malato, devo proprio sedermi su questo coso? – Signor Tommaso, ecco il primo sintomo raccapricciante! Per lei questa seduta di design in vero polistirolo ed autentica ecopelle è un coso… si rende conto? Lei non riesce ad afferrare il significato autentico delle cose!
Vi confesso che dopo questa sua esternazione così inaspettata mi sono sentito quasi aggredito. D’altro canto, mi faceva piacere tanta passione.
Dottor Docx, mi scusi, non mi ha neppure chiesto dei sintomi! – Sig.Tommaso, non ce ne è bisogno. Se vuole, per convincerla, facciamo una prova. Vediamo… ecco! Che cos’è questa? – E’ una zucchina! – Sbagliato! E’ una zucchina bio, coltivata senza l’aggiunta di diserbanti o concimi chimici, colta in stagione e cotta al vapore secondo le regole della macrobiotica… l’annusi signor Tommaso, l’annusi! Non sente rinascere in lei il desiderio di sapori autentici, di prodotti a kilometro zero, di slow food!? Signor Tommaso, se lei non ha la volontà di guarire l’avverto: perderà il treno per l’epoca dell’autenticità. Un mondo nuovo, pieno di pannelli solari zuccherosi, di pale eoliche dal movimento sinuoso, di pubblicità a impatto zero! – Dottor. Docx ma dove la mette la Cina, le sanguinose guerre di pace, la politica da circo, i reality show?! – Signor Tommaso, vede, si contraddice! La gente ha voglia di cose vere. E’ stufa delle maggiorate e degli effetti speciali. Vuole godere dell’umanità messa a nudo di fronte ad una telecamera, fare incetta di verissima, sudata, volgare e pornografica autenticità! – Dottor Docx allora si sbrighi e mi guarisca!
– Tommaso, siamo tutti conquistati da questa tua esperienza. Ti prego, vai avanti con il racconto!
Così il Dottor Docx si alza e mi dice – Caro Signor Tommaso, io ritengo che lei sia affetto di Lyotardite – Di che cosa? – Lyotardite. Una malattia gravissima, scoperta da Jean-Francois Lyotard nel 1979, in Quebec. Veniamo a noi! In cosa crede lei? – Ho i miei valori Dottor Docx. Ho preso ciò che mi è stato insegnato e l’ho adattato al mondo in cui vivo – Bestemmia Signor Tommaso! Bestemmia! Lo sapevo! Lo sapevo perdiana! – Sono grave? – Non si tuffi in diagnosi affrettate! Passiamo alle letture. Che cosa ha letto ultimamente? – L’uomo che cade e Cosmopolis di Delillo – No, uno è del 2007 e l’altro è del 2003. Altri libri? – Body art e Underworld, dello stesso autore – Ma lei si vuole proprio fare del male! Comunque no! Uno è del 2001 e l’altro è del ’97 – Mi scusi ma cosa c’entrano le letture? – Vuole sostituirsi a me? Sono o non sono DOC DOCX? – Mi scusi… dunque, ho letto The Road in lingua originale, di Cormac Maccarthy – No! Perdiana! No! E’ del 2006! – Infinite Jest di Wallace – Signor Tommaso certo che lei di letteratura non capisce nulla! Comunque No! E’ del ’96 – Forse V. di Pynchon… – Eccoci! Eccoci! Eccolo il virus. Non poteva essere più chiaro. V. come Virus del 1963. Signor Tommaso lei è gravissimo. Non perdiamo tempo. Mi segua. Scendiamo nei miei laboratori.
Così mi portò nel seminterrato. Una specie di sala cinematografica. Un grande telone. Due gigantechi altoparlanti e alcune sedie in velluto. Docx si sedette in alto, vicino al proiettore, ancora a pellicola. Accanto a lui una dottoressa, o forse un’infermiera di mezza età. Mi lasciò alle cure di un uomo in camice, che mi prese per mano, mi fece accomodare in prima fila, mi legò alla seggiola e poi mi inserì dei divaricatori all’interno delle palpebre. Adagiò uno strano cappello di cavi e pinzette sul mio capo, assicurandolo alla fronte con una fascia nera. Poi si abbassarono le luci e l’uomo in camice iniziò a lubrificarmi le pupille con della soluzione acquosa. Sullo schermo scene frazionate al secondo degli eventi più significativi dell’ultimo secolo. In particolare ogni cinque clip, si ripresentava in moviola lo schianto dell’aereo di linea con la torre nord delle twin tower. L’audio era sconnesso. Un mix di letture dalla voce distorta, a volte accelerata, di molti dei miei autori preferiti. Poco dopo, iniziai ad urlare.
-Stop! Basta! Vi prego e vi supplico! E’ un delitto! E’ un delitto! E’ un delitto!
-Delitto? Che cosa sarebbe delitto?
-Quello! Usare la letteratura postmoderna così! Non ha mai fatto del male a nessuno!
-Sta per caso alludendo alle letture di fondo?
-Siii!
-Conosce la letteratura americana contemporanea?
-Siii!
-Lei si vuole dilettare ancora di letteratura postmoderna?
-Siiii!
-Non sa che è morta?
-Non è vero!
-Mi spiace Tommaso, è per il suo bene. Dovrà avere un po’ di pazienza.
-Non è giusto! Non è giusto che io inizi ad avere nausea quando sento il dolce dolce dolcissimo Pynchon!
-Niente da fare. Colpa Sua! La scelta l’ha fatta lei!
-Non c’è bisogno di continuare Docx! Ho capito finalmente che tutta questa metaletteratura è sbagliata! Sbagliata! Terribilmente sbagliata! La lezione è servita Docx! Ora capisco quello che non avevo mai capito! Sono guarito porco cane!
-Non è ancora guarito, giovanotto!
-La prego ora so che é sbagliato. Sbagliato perché la cosa è antisociale!
-No, no. Lei deve lasciare fare a noi. Ma si faccia coraggio. il 24 settembre sarà in libertà.
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un racconto di Giorgio Michelangelo Fabbrucci
28 ottobre 2011
Come sta Tommaso oggi 28 di Ottobre? Ancora salvo, libero e autentico?
Molto simpatico. Docx se lo merita proprio, devo dire (del pezzo citato da Repubblica si salvano forse due o tre considerazioni in un mare di cazzate)
Allo stesso tempo, Docx o non Docx, dal 1963 ad oggi, molte cose sono cambiate (nelle società, in letteratura, nei costumi) e non so se la “malattia” sia davvero la stessa.
saluti
28 ottobre 2011
Tommaso gira per Milano leggendo la Mazzantini. Sorride inebetito a tutti, cantando canzoni di pace e profetizzando l’avvento di un nuovo messia, che apparirà su un pannello solare sponsorizzato da LifeGate.
Dal 1963 è cambiato molto. Si è presa coscienza dell’epoca, ma la volatilità dei valori di riferimento rimane cronica; si aggrava inoltre a mio modo di vedere l’impatto dei media sulla società. Fino a che non ci saranno sogni o valori condivisi a unire più generazioni, penso vivremo ancora in un brodoso e fluido postmoderno esistenziale.
Grazie del commento!
Giorgio Michelangelo.
23 febbraio 2012
Concordo, GMF. Tuttavia l’epoca, quest’epoca, non è solo malattia – e la letteratura migliore dell’epoca, di conseguenza, non è solo sintomo di disfunzioni.
la “letteratura postmoderna”, in questo senso, s’è creata, a mio avviso, altri spazi – il brodo, flusso o crogiuolo di cui parli è anche un’opportunità (per la letteratura, in primis)
Già da tempo (da più di un secolo, per lo meno) la letteratura (ed in senso lato le arti) si sono poste nel buco, nella falla del discorso (e non solo per costrizione, anche per scelta, credo). Tutta una energia ne viene fuori, inaudita, liminale. Bella.
saluti!