La Piccola Creatura cammina per le strade di cera. Sono bianche, tiepide, scivolose. Riverberano con umiltà i cangianti umori del cielo. Vie che paiono lastricate d’avorio, che profumano d’ape, eleganti come collant di ricca signora. Le case inclinano le colonne e i porticati, per guardare con il tetto il cielo. Mille e più dirigibili, piccoli come utilitarie, piroettano tra i cumulonembi, mossi da corvi sudati in frac, che pedalano senza sosta, gareggiando in acrobatiche pazzie. Ogni tanto ne cade uno e si trasforma in ciambella. Ogni visione sazia lo stomaco degli astanti, nonostante sia contingente, immediata, mutevolissima, forse illusoria.
La Piccola Creatura si avvicina al tricheco. Seppur tanto assomigli al pacioso animale dei ghiacci, è molto più alto, ha gambe e braccia, indossa un cilindro, fuma una sigaretta di cioccolato e ha grosse orecchie di elefante.
Signor Tricheco mi scusi tanto… Dove mi trovo?
Piccina cara. Sono lieto che tu mi faccia una domanda a cui non so rispondere. Mi piacciono le cose che non so. A maggior ragione quando le vivo quotidianamente. Comunque non sei in un luogo. Sei là dove ogni cosa è uguale alla sua vera natura, e quindi, di per se stessa, mutevole. Al di là di questo vorrei offrirti, per darti il benvenuto, una sigaretta al cacao magro: sgranocchiarla è un incanto!
Non credo di capirla Signor Tricheco. Io mi sono ritrovata qui e… non so altro!
E che altro vorresti sapere Piccola Creatura? E’ questo il tuo nome, vero?
Penso di no… però mi piace molto. Sembra così gentile!
Ed effettivamente lo sei. Lo percepisco. Comunque io non sono un tricheco. Io sono L’Intricante: intricato, tricheco, elefante. Tutto chiaro?
Certo Signor Intricante!
Non c’è bisogno che tu mi dia del Signore, Piccola. Basterà Lord… Lord Intricante!
Va bene Lord Intricante. Dove posso andare a… non so. Una casa qui ce l’avete?
Se ti fa piacere puoi averne una. Ma in quale quartiere?
Non li conosco Signor… mmm, scusi, Lord Intricante. Me ne può indicare uno adatto a me?
Il quartiere ballerina dovrebbe fare al caso tuo. Lì ci sono palazzi a carillon, i semafori ballano il valzer con i lampioni… per non parlare dei gabbianti: i gabbiani cantanti.
Sembra carino come posto ma non ho mai desiderato fare la ballerina, almeno credo.
Forse conviene che ti porti al Panorazzo: il panoramico terrazzo. Da lì si può vedere quasi tutto. Dico quasi perché chi si è mai inoltrato oltre le alture dei cocci? Tu lo sai dove si trovino? E chi mai si è spinto laggiù? Eh?
No Lord, non lo so proprio.
Vedi? Che ti dicevo io ! Andiamo dunque, e smettiamola di perdere tempo con tutti questi nomi strani che ti piace inventare.
Piccola Creatura è confusa ma divertita. In fondo non pensa alla ragione della sua presenza; ne tanto meno al perché di tante simili follie. In fondo per una formica non è così strano vivere sotto terra. Tutto, come è noto, dipende dalle norme di un contesto e qui, fortunatamente, non ce ne sono. Lord Intricante si dirige, prendendola in spalla, verso un porticato di radici d’albero. Fai piano – le consiglia – qui dormono tutti, altrimenti mi dici come farebbero a sostenere la casa?
Le querce colonna russano forte e di tanto in tanto lanciano uno starnuto, da far tremare ogni mattonella. Raggiunto un angolo buio, l’elegante dentato sgranocchia una sigaretta soddisfatto.
Eccolo! L’ho trovato! E’ da tempo che non lo uso e avevo paura avesse cambiato forma.
Che cos’è ? – chiede Piccola
Questo – risponde indicando un bastoncino che pare un rametto – è un Gommizia: un gommone di liquirizia! Basta soffiarci dentro per slittare veloci sulle vie cerate! Vuoi provare?
Ma come posso… io…
Piccola mia, scusami! Non mi ero accorto che non avessi ancora scelto una forma! Dovrai sbrigarti a farlo, prima che vengano a prenderti.
In effetti Piccola Creatura, altro non era che una bianca sfera sorridente. Un globo simpatico e assai femminile, che brillava di luce propria, cambiando di buon grado sfumatura. Come avrebbe potuto soffiare o afferrare alcunché, non avendo né mani né labbra?
Forse conviene – continuò il Lord – che io ti mostri in fretta le varie possibilità offerte da questo non posto. In teoria sono infinite, almeno così si dice; ma nella pratica, potrai ispirarti a ciò che già c’è, prima che a qualcuno venga in mente di spegnerti.
Piccola non risponde. Si sente, per la prima volta da quando è in questo luogo assente, un poco intimorita dai discorsi foschi del suo nuovo amico. Decide dunque di seguirlo, con quella fiducia che nasce dalla necessità.
Bene! Soffierò io dunque: e uno, e due e… ffffffffff
Soffia forte nel rametto, che ride come un bambino il solletico, gonfiandosi pronto da un’estremità all’altra. Un fantastico gommoncino nero, lucido e dal forte profumo di liquirizia mentolata, ora è pronto ad accoglierli per scivolare verso i panorami dell’assurdo.
…continua Domenica Prossima
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un romanzo d’appendice di Giorgio Michelangelo Fabbrucci