La morte ha il suo dannato fascino, e perdonate l’aggettivo scontato, ma proprio di questo si sta parlando: della nera signora, dalla sua falce, della sua iconografia classica, mitologica ed ingiusta che si porta via una moglie trentaseienne precocemente, sottraendola al focolare angelico a cui si era destinata.
Lontana da un’interpretazione razionale o romantica (in senso ottocentesco) della morte, Maria Pia Ammirati infila le mani nei sentimenti di tutti, nel dolore di tutti; ci tuffa nel nero e deprimente abbandono che suscita lacrime, amarezza e domande. Non lo fa sola, come narratrice onnisciente. Preferisce utilizzare Matteo, il nostro vedovo protagonista, che scopre con sorpresa quanto l’addio della propria compagna possa disordinare un’intera esistenza. Ogni ordinaria azione diviene uno scompiglio, a mala pena si riesce a reggere il ritmo della quotidianità, che si tramuta in un affollarsi di doveri non più scontati. E così, mano a mano che le pagine passano, riviviamo le stesse fenomenologie del nostro vissuto: le frasi di cortesia, gli amici che ci si stringono accanto, gli obblighi cerimoniali, l’incredulità ed il disorientamento che prende possesso della psiche.
Prendiamo un momento di respiro e riflettiamo. Il libro vi darà tutto ciò che già potete immaginare dal titolo e dalla copertina. Se tu fossi qui… quante volte ce lo siamo chiesti dopo un addio imposto da Madre Natura, da un incidente o da un fallimento amoroso? A occhi sgranati immaginiamo i nostri atti nuovamente significativi, ci illudiamo di finta vitalità, eloquente bugia figlia dell’idealizzazione di quella presenza fino poco tempo prima ritenuta scontata. A dar man forte a questo immedesimarsi continuo nella banalità della morte, ci aiuta anche la copertina: una donna di profilo, il cui volto si nega al lettore, mentre guarda il grigio fumo dell’averno.
La scrittura approfondisce in maniera coerente il solco fin qui descritto. L’autrice riesce a catturare il lettore nelle consuetudini dell’evento, scrivendo con una prosa popolare e subito comprensibile. Potrete leggere con facilità, senza impegnarvi nell’ interpretazione di raffinate figure retoriche o espedienti narrativi: “doveva essere un estate come le altre, fatta di preparativi e di valigie, di domeniche troppo calde e di mare”; o ancora: “Quando furono usciti tutti mi chiusi nello studio. La casa era già infestata di fantasmi, di cose irrecuperabili, di anime volanti”; o ancora “Da oggi avrei potuto pensare a Luisa solo come a un’anima, una presenza casalinga. Ci avrei parlato e a volte mi sarei vergognato, come se potesse spiarmi”.
Poi ad un tratto la nostra autrice ci stupisce. Matteo trova uno strano appiglio, una scarica di curiosità e dubbio. Non più sulle ragioni della vita, ma sul comportamento della cara scomparsa: il cellulare.
Cosa nasconde il cellulare? Cosa sono tutti quei messaggi di A.R.? E quel loro susseguirsi continuo? Fortunatamente non ha cancellato la cronologia. Forse che sia l’amante? Sferzato dalla bramosia di conoscere un lato mai esplorato di quella vita di coppia che ora mai non é più, Matteo risponde… E se non potete fare a meno di sapere come andrà a finire questa storia di morte e sms, vi consigliamo di correre in libreria ed acquistare il libro.
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una recensione di Giorgio Michelangelo Fabbrucci [email protected]Scopri lo Speciale Premio Campiello