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Mare color porpora

Linee liquide e drappi incandescenti gorgogliano nel vasto mare color porpora. Un esplosione di cromie caraibiche che giocano ad abbracciare il cielo. Con le gambe distese e la schiena ricurva, navigo sulla mia poltrona grigia, una chiatta comoda e sdrucita. Le mie narici come una bussola senza lancette. Chiudo gli occhi, serro lo sguardo dentro e riempio questi miei polmoni di salsedine, oppure del pulviscolo canceroso del toner. Soffia il vento caldo dell’est, con le sue storie di Indiani e Zigurat. Da Nord la gelida mano dell’aria condizionata mi afferra il collo, senza alcun garbo.
Che brutto sognare, quando la tensione del volo viene rotta all’improvviso, e scendi in picchiata, avvitandoti nel vuoto, per poi cadere a terra rotto, in piccoli pezzi, fragili, scomposti. Come una scimmia sdentata tremo: l’aspettativa fallita di azzannare un frutto maturo e sbrodolare il mento peloso con la sua polpa dolce e sciropposa.
L’ansia di partire. La necessità di rimanere.
Anche lui viene a farmi visita. L’ho incontrato tanto tempo fa, nei pomeriggi dopo la scuola, tra una tazza di tè e un foglio di compiti a casa. Devilman “anche uomo diavolo” sta seduto a gambe incrociate, sulla mia scrivania. Le ali piegate all’interno della schiena, come uno zaino invicta. Fuggi via da questo inferno, vai via. Vola mio caro, io te lo posso insegnare e planeremo nel brivido del mondo, con ali grandi come aquile,  mi dice. Ho anche conosciuto un gatto, con una tasca in pancia, dove c’è dentro tutto, è Doraimon. Cammina morbido nel corridoio principale, poi si volta verso di me e apre il suo sorriso largo come un abbraccio. Ti ho portato due giochini: un aeroplano di bambù con cui puoi volare su fino lassù. Ci giocherai con le tue figlie e ne sorriderai con tua moglie, una volta tornato a casa dal lavoro, mi dice.
Chiedo loro cortesemente di andarsene. Voglio stare in compagnia dei miei pensieri. Prendere una decisione da solo! Ed ecco che veleggio con il Google Catamarano tra le Isole Vergini Americane. Una rete gremita di pescato, che si dibatte tra le mie mani come una balena bianca. Stasera andrò a Portorico, venderò le mie prede e con quel denaro berrò rhum fino a vomitare e farò l’amore con ragazze dai riccioli Perugina e pelle Lavazza Oro.
Finalmente la scelta, l’idea: dopo la rete del mare ora la rete virtuale, per comprare il biglietto dall’ufficio e scappare lontano da questo posto di merda. Certo che me lo merito. Dio mi ha dato la vita, il destino un luogo grigio, la volontà il mare, il sogno e la libertà. Poi le figlie, poi mia moglie, poi il computer che non va… attendere prego.
Mi volto. Di chi sarà la drammatica colpa di questa compagnia circense che respira e parla e scrive e rende teso come il cavo elettrico ogni mio nervo? I colleghi sono tutti incatenati al hard disk, con lacci di plastica colorata e commestibile, come le mutandine del sexy shop. I fogli stampati sono accatastati in pile, quasi volessero tornare al principio; a tronchi di radice, foglia e vita. Ma loro no. Vogliono rimanere con quelle banconote da duecento euro arrotolate nel naso, con il cordless a supposta nell’orecchio, con i loro sogni Intimissimi: fighe pelose e pance affrescate di pizzi, merletti e pubblicità. Chissà perché non si spogliano tutti, invitando le loro mogli in questa stanza di corridoi e steccati, per poi camminare al piano di sopra, danzare come baccanti e leccare i polpacci sudati del Consiglio di Amministrazione prima che Lui li sodomizzi a turno con il suo alluce incarnito.
C’è un piccolo golfo laggiù, bagnato da carezze di spuma marina, dove i rami e le foglie sanno ballare, perché il vento non finisce mai. Quante piume colorare in quest’alba caraibica. Lascio i miei vestiti e questa gonna di foglie è comoda e divertente. Osservo le nuvole che mimano ogni animale del mondo e con un remo di palma navigo, nel mare purpureo della mia fantasia.

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un racconto di Agostino Dellastiara e Giorgio Michelangelo Fabbrucci

Author: Alieni Metropolitani

Gli Alieni Metropolitani non cercano soluzioni. A volte ne trovano… é irrilevante. Appartengono alla Società e con sguardo consapevole ne colgono l’inconsistenza. Non sono accomunati da ideologia, religione o stile di vita ma da una medesima percezione del mondo. Accettano i riti della vita, riuscendone a provare imbarazzo. Scrivere! Una reazione creativa alla sterile inconsistenza del mondo.

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2 Comments

  1. I am very glad you stopped (and I wish I had the dedication to go to the gym). There could never be such still water on the Mississippi. The effect looks a little Magritte-ish.

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  2. Thanks for spending some time to discuss this kind of, I feel clearly about it and also love studying more on this kind of topic. If possible, as you acquire expertise, can you mind modernizing your blog with increased information? It is quite helpful for me personally.

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